Quella della signora Mariuccia è una storia che profuma di passato, di valori, di amore che racconta una vita vissuta nel piccolo borgo di Pozzillo, dove da quarant’anni l’operosa donna intreccia le sue palme con fede vivace e sincera.
La incontriamo in una mattina di primavera nel saloncino della parrocchia Santa Margherita di Pozzillo, ha nelle mani dei lunghi steli di palma e mentre viene inondata di domande curiose e fotografie che catturano la sua essenza, la sua aria resta sempre serenamente concentrata sul lavoro che sta portando avanti.
Ci risponde con piacere, ma non alza mai gli occhi da quelle palme che con tanto amore prepara. Il suo obiettivo è quello di realizzarne il maggior numero possibile per donarle alla sua parrocchia, luogo in cui è tanto amata per la sua generosità.
Il marito ed il figlio, poco distanti da lei, la osservano intrecciare quelle palme ed è lampante come i loro occhi siano ricolmi di orgoglio per quella piccola donna che offre il suo sacrificio pasquale per la sua comunità parrocchiale.
Quella di Mariuccia è una storia che ha il profumo buono della genuinità, in un tempo in cui nessuno fa niente per niente lei ci riporta invece al saper fare dono dei propri talenti.
Mariuccia Licciardello, una storia di fede ed amore che segue lo scorrere degli anni
La signora Mariuccia, al secolo Maria Licciardello, da quarant’anni intreccia foglie di palma alle preghiere.
Puntuale con l’arrivo della primavera il lavoro della signora Mariuccia non si fa attendere: tra le vie del piccolo borgo marinaro, che si prepara alle celebrazioni quaresimali, si vocifera che l’arzilla signora sia pronta a ricominciare la sua quaresima di servizio e dono.
Pazientemente, fin da bambina, la donna intreccia le foglie di palme che saranno messe a disposizione della parrocchia che, tramite offerta volontaria, ha in questo modo la possibilità di raccogliere fondi per le proprie necessità.
La sua, però, non è solo la storia di un lavoro artigianale che va scomparendo: è invece il racconto di una fede autentica che trova la sua massima espressione nel sacrificio di una donna.
Per Mariuccia non è solo un’azione compiuta per servizio, è invece il suo modo di fare penitenza. Un sacrificio quaresimale che si compie con certosina attenzione e che si rinnova ogni anno.
Mariuccia è, in questa sfaccettatura del suo credere, un modello di fede semplice a cui chiunque può ispirarsi nel proprio cammino di conversione verso la Pasqua.
La domenica delle Palme
Il prossimo 13 aprile, domenica delle Palme, saranno in tanti ad incamminarsi al seguito della processione innalzando le palme decorate dalla signora Mariuccia. E non solo nella tranquilla frazione di Pozzillo. La signora, infatti, è solita regalare la sua palme anche a numerosi sacerdoti della diocesi e, addirittura, realizza amorevolmente anche quella che viene donata al vescovo Raspanti.
Ciascuna delle sue palme è unica, realizzata sul momento e con quello che la fantasia le suggerisce. Alcune presentano delle piccole croci realizzate sempre con palme, altre dei cuori intrecciati, altre ancora dei fiorellini: Mariuccia nel suo sorriso delicatamente orgoglioso del proprio lavoro racchiude un mondo fatto di manualità e amore per ciò che fa.
E’ un inno alla pazienza quel suo lavorare silenzioso e operoso, quel suo modo di pregare con le mani prima ancora che con la bocca.
Sono oltre 1300 le palme che la donna intreccia ogni anno manualmente, che nel frattempo che ci racconta di questi dati continua a lavorare, mostrandoci come le bastino un paio di minuti per realizzare una piccola opera d’arte.
La voce dei protagonisti
“Ho iniziato da piccola, con intrecci semplici. Poi una signora di Mistretta mi ha insegnato tecniche più complesse. Da lì non mi sono più fermata” racconta Mariuccia, continuando a lavorare alle sue palme, con un fiume di parole con le quali traccia i contorni del suo passato e della sua vita nel borgo di Pozzillo.
In questa amabile chiacchierata anche la spiegazione del come si sceglie la palma, che deve essere sempre giovane e fresca per avere foglie facilmente lavorabili. E, mentre le sue dita lavorano le lacinie, l’intreccio prende forma lasciandoci ammirare un’arte da preservare e tramandare alle nuove generazioni. In quell’intreccio si racchiude la storia e le tradizioni che formano il DNA della Sicilia rurale, contadina, legata alla terra e ai suoi frutti.
Proprio in Mariuccia è forte il desiderio di tramandare la sua maestria nell’intrecciare le palme, come ci racconta in un momento di confidenza. Le piacerebbe, ci dice, che non vada persa quest’arte effimera ma al contempo così fortemente carica di tradizione. Un testimone, quello dell’intrecciatrice di palme, che la nostra ospite vorrebbe passare alle nuove generazioni.
Don Andrea Grasso, parroco di Pozzillo, la definisce “una benedizione per la comunità” e aggiunge, con sincera gratitudine, che “con le sue mani, Mariuccia trasforma il sacrificio della Quaresima in un dono per tutti poichè le sue palme non sono solo decorazioni: sono preghiere intrecciate”.
Chiara Costanzo