La splendida mostra “Passio Domini Nostri Jesu”, nata e realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania, La Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” e il Museo diocesano di Acireale, oltre alle dodici stupende tavole della “Grande passione” di Albrecht Dürer (Norimberga, 1511), che saranno esposte nelle sale di Palazzo D’Amico (via mons. Genuardi 16, Acireale) fino al 9 giugno 2019, si arricchisce, per una precisa scelta degli organizzatori, anche di altre opere d’arte, sullo stesso tema della Passione, provenienti da diverse chiese della nostra Diocesi. Lodevole è stato, in proposito, il lavoro di tanti volontari, che hanno contribuito all’allestimento dell’esposizione.
Tra le altre opere, spiccano certamente due pregevoli manufatti provenienti da Randazzo: una tavola del tardo Quattrocento siciliano, raffigurante la scena della pietà, e una “pace” (oggetto liturgico) di bottega settentrionale in avorio intagliato con la raffigurazione del Cristo all’interno del sepolcro ed, a lato, l’apostolo Giovanni (l’altra figura laterale della madre dolorosa è andata perduta).
Probabilmente, però, l’opera in mostra che più colpisce i visitatori – tanto da destare l’ammirazione dello stesso vescovo di Acireale e di moltissimi presenti alla cerimonia di inaugurazione dello scorso 13 aprile – è la tela raffigurante la Maddalena. Ritenuta il capolavoro del pittore acese Pietro Paolo Vasta, essa fu realizzata per l’altare maggiore dell’omonima chiesa di Acireale, edificata da privati nel sec. XVIII come luogo di culto e affidata poi ai Padri dell’Oratorio di San Filippo Neri, i quali, quarant’anni fa circa, trasferirono il quadro presso il loro istituto per evitare che fosse oggetto delle mire di ladri sacrileghi. Dopo diversi decenni ed un accurato intervento di restauro, la tela può essere nuovamente ammirata.
Già Lionardo Vigo, nella sua Vita di P.P.Vasta (1827) evidenziava “i pregi pittorici di questa tavola”, che annoverava tra le migliori del pittore acese. Anche la critica moderna, peraltro, ha apprezzato il dipinto. “E’ una Maddalena giovane, seducente, bellissima, anche se improntata a un senso grave e solenne. Il pentimento, […] il ripudio della vita dissoluta sono ormai alle spalle” ha scritto Giuseppe Contarino nel suo contributo per il volume Omaggio a Pietro Paolo Vasta (AA.VV., Acireale, 1999). “La Maddalena dalle lunghe chiome – sono ancora parole di Contarino – è come sdraiata su di una sedia. Lo sguardo compreso, incantato, fissa un esile Crocifisso sorretto da una coppia di angeli. Gli occhi sono grandi; le braccia scoperte fino al gomito. La mano destra accarezza un teschio adagiato su un tavolino: la morte non fa paura quando è guardata nella prospettiva di Dio, anzi diventa compagna. Un prezioso panneggio copre pancia e gambe della donna. Il colore giallo richiama i biondi capelli che, sciolti, accarezzano morbidamente le spalle. La veste ha una generosa scollatura, dalla quale prende le mosse il bel tornito collo. La giovinezza si dichiara e trionfa, malgrado il teschio, il richiamo alla sofferenza e l’invito implicito a meditare le sofferenze di Cristo Crocifisso”
L’attrattiva di questa interessantissima mostra in corso ad Acireale è, quindi, duplice: la Passione di Cristo secondo Albrecht Dürer (ovvero il segno di un’artista che ha attraversato più di cinque secoli, continuando a catturare le nostre emozioni) ed i pregevoli ed a volte sconosciuti capolavori d’arte pittorica e scultorea locale, come questa splendida Maddalena del Vasta.
Guido Leonardi