Ricordate la storia vera di Hachiko, il cane giapponese di razza Akita, raccontata nel film con protagonista l’attore americano Richard Gere? Hachiko fu trovato in una scatola sulla banchina della stazione ferroviaria di Shibuya, quartiere di Tokyo in Giappone, dal professore universitario Hidesaburo Ueno, che decise di tenerlo con sé e accudirlo.
Tutti i giorni per circa un anno Hachiko accompagnava il suo padrone alla stazione e poi tornava la sera ad aspettare di vederlo scendere dal treno. Un giorno, però, il professor Ueno ebbe un ictus all’università e morì, non facendo più ritorno a quella stazione. Hachiko continuò a recarsi tutte le sere alla stazione per circa 10 anni, nonostante fosse stato riaffidato ad altri padroni. Morì nel 1935, all’età di 11 anni. Oggi nella stazione di Shibuya si trova una statua di bronzo in suo onore, posizionata esattamente dove il cane attendeva il suo padrone.
Una storia simile si verifica a Pedara, in provincia di Catania, nel “Centro Cuore Morgagni”, dove una cagnetta chiamata “Nichitta” (in lingua italiana significa piccolina), attende ancora che esca dalla casa di cura il suo anziano padrone, che invece è deceduto quindici anni fa a causa di una grave patologia cardiaca.
A prendersi cura di Nichitta è il personale del Centro Cuore, in particolare – ci dicono – la signora Francesca Marino, dipendente della clinica sanitaria.
Ci ha commosso Nichitta, quando, con il suo passo lento e stanco, ci è venuta incontro con gli occhi languidi, come se volesse chiederci notizie del suo padrone che non ha visto più e che aspetta invano.
L’esempio che ci trasmette questa malinconica cagnolina, ormai in età avanzata, dovremmo tenerlo presente nella nostra vita quotidiana e sicuramente vivremmo meglio con agli altri.
Salvatore Cifalinò