Pena di morte: abolita in 155 Paesi, ma le esecuzioni aumentano

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Cina, Iran e Corea del Nord sono stati, nel 2010, i tre Paesi con il più alto numero di condanne a morte. Solo la Cina, ne ha effettuate circa 5.000, l’85,6% del totale mondiale; l’Iran almeno 546, la Corea del Nord – dove le esecuzioni sono triplicate – almeno 60. Le esecuzioni capitali nel mondo sono state almeno 5.837, in aumento rispetto alle 5.741 del 2009 e le 5.735 del 2008. Il dato in crescita è dovuto all’escalation delle esecuzioni in Iran (erano 402 nel 2009). I Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati almeno 22, rispetto ai 19 del 2009 e ai 26 del 2008. Di contro, viene confermata una evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in molti Paesi del mondo. In particolare si guarda con fiducia alle prospettive democratiche che si stanno aprendo nel mondo arabo, a partire dalla Tunisia. I Paesi che mantengono la pena di morte sono scesi a 42, contro i 45 del 2009 e i 48 del 2008. I Paesi o territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 155: di questi, i Paesi totalmente abolizionisti sono 97; gli abolizionisti per crimini ordinari sono otto; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono sei; gli Stati abolizionisti di fatto sono 44. È quanto emerge dal Rapporto 2011 dell’associazione ‘Nessuno tocchi Caino’, sulla pratica della pena di morte nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, presentato oggi a Roma.

Un obiettivo “di grande valore etico”. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al segretario dell’associazione, ricorda che l’abolizione della pena capitale è un obiettivo di ”grande valore etico e civiltà giuridica”. ”Il rapporto 2011 – prosegue Napolitano – dedica giustamente attenzione alle opportunità dischiuse dai fermenti di rinascita politica e democratica nel bacino del Mediterraneo. Sono lieto che a questa presentazione sia autorevolmente presente la Tunisia, dalla quale sono venuti segnali incoraggianti nella direzione auspicata. Le libertà civili, lo Stato di diritto e le istituzioni democratiche si difendono più efficacemente dalle aggressioni violente quando la risposta è all’insegna della civiltà giuridica e del rispetto dei diritti della persona umana”.

Passi in avanti e indietro. Secondo il rapporto nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011, non si sono registrate esecuzioni in 3 Paesi (Oman, Singapore e Thailandia) che le avevano effettuate nel 2009. Viceversa, 8 Paesi hanno ripreso le esecuzioni: Autorità nazionale palestinese (5), Bahrein (1), Bielorussia (2), Guinea Equatoriale (4), Somalia (almeno 8 ) e Taiwan (4) nel 2010; Afghanistan (2) ed Emirati Arabi Uniti (1) nel 2011. Negli Stati Uniti, nessuno Stato ‘abolizionista’ ha reintrodotto la pena di morte, ma due Stati che non compivano esecuzioni da molto tempo ne hanno compiuta una. Nel giugno 2010 lo Utah ha compiuto la prima dal 1999 (tramite fucilazione, che non veniva usata negli Usa dal 1996) e nel settembre 2010 lo Stato di Washington ha effettuato la prima esecuzione dal 2001.

Il triste primato dell’Asia. L’Asia si conferma il continente con più esecuzioni nel mondo. Con le 5 mila esecuzioni della Cina (ma i dati sono sempre sottostimati), nel continente asiatico avvengono 5.746 esecuzioni (il 98,4% del totale), in aumento rispetto al 2009 quando erano state almeno 5.670. In Indonesia, però, è stato il secondo anno senza esecuzioni dal 2004, mentre l’India non ha eseguito condanne a morte per il sesto anno consecutivo. Le Americhe sarebbero un continente libero dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l’unico Paese che ha compiuto esecuzioni (46) nel 2010. In Africa, nel 2010 la pena di morte è stata eseguita in 6 Paesi (erano stati 4 nel 2009) e sono state registrate almeno 43 esecuzioni: Libia (almeno 18), Somalia (almeno 8), Sudan (almeno 8), Egitto (4), Guinea Equatoriale (4) e Botswana (1). Nel 2009 le esecuzioni effettuate in tutto il continente erano state almeno 19, come nel 2008 e contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006. In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione negativa: nel 2010 due uomini sono stati giustiziati per omicidio e altri due sono stati giustiziati il 21 luglio 2011.

Un premio alla Mongolia. Il Premio “L’Abolizionista dell’Anno”, promosso da “Nessuno tocchi Caino” quale riconoscimento alla personalità che più di ogni altra si è impegnata sul fronte dell’abolizione, è conferito quest’anno al Presidente della Mongolia Tsakhia Elbegdorj per aver introdotto nel 2010 una moratoria delle esecuzioni. Gli verrà consegnato a Roma in ottobre, in occasione della Giornata Mondiale contro la pena di morte.

SIR

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