Pennisi di Floristella / Storia di una nobile famiglia di Acireale

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Pennisi Floristella famiglia Acireale

Molti sono i personaggi che hanno plasmato l’identità di Acireale, tra essi sicuramente la nobile famiglia Pennisi di Floristella, la cui storia sta ormai scomparendo. Purtroppo come si evince dai pochi documenti a noi pervenuti, non rimane quasi nulla della biblioteca e dell’archivio della famiglia Pennisi di Floristella. Le uniche fonti rimaste consistono in qualche cronaca storica e qualche commemorazione riservata ai membri della famiglia.

Storia dei Pennisi di Floristella / Genesi della nobile famiglia di Acireale

La fortuna della famiglia Pennisi ha inizio nel Settecento, quando Angelo Pennisi inizia a vendere tessuti broccati alla Fiera di Acireale. A quel tempo (un po’ come oggi), la stoffa indossata era simbolo di uno status sociale. Il Pennisi faceva affari con ricche famiglie aristocratiche, le uniche che potevano permettersi quei tessuti con fili d’oro e d’argento. Questa attività redditizia gli permette di dare vita ad una sorta di filiera produttiva con cui si guadagna una posizione dominante nell’economia della città. Nonostante ciò molti lo consideravano un “parvenu” (arricchito) dimenticando le proprie origini.

Ottocento: il Barone numismatico e benefattore

La storia della famiglia è molto lunga e intricata, ad ogni modo tra i discendenti è d’obbligo citare il Barone Agostino Pennisi di Floristella. Oltre ad essere un famoso numismatico (collezionatore di monete antiche, ndr), ha contribuito a plasmare Acireale. A lui si deve la nascita dell’omonimo collegio gesuita e il relativo osservatorio meteorologico.

Miniere in Sicilia

Il barone gestiva delle miniere di zolfo nella zona di Enna. Lì venivano impiegati migliaia di scavatori, anche bambini, che lavoravano 8/12 ore al giorno in condizioni terribili e per salari miseri. Per di più, allora non esistevano le assicurazioni sul lavoro. Dunque chi si infortunava (e rimaneva in vita) spesso restava senza stipendio, se non addirittura licenziato. Per questo motivo sono nate delle reti di assicurazioni gestite dai lavoratori: le “società operaie di mutuo soccorso”. In queste associazioni, ogni lavoratore versava un contributo da riscattare in caso di incidente. Quella di Acireale prese il nome del barone Agostino Pennisi per le sue generose donazioni.

Gran Tour della Sicilia

Pennisi Floristella famiglia Acireale
Castello Pennisi (o Scammacca) ad Acireale

Nel 1867 si costruisce ad Acireale la stazione ferroviaria. Agostino Pennisi intuisce l’importanza che avrà in futuro questo mezzo di trasporto. Subito decide di investire in quest’area strategica in modo da attirare il turismo europeo (al tempo riservato solo ai nobili). Da questa intuizione nasce il Grand Hotel di Acireale. L’idea del barone si rivela lungimirante. “All’inaugurazione – scrive il Prof. Cristoforo Cosentini – Acireale diventa un centro di interesse internazionale”, prima ancora di Taormina. La città viene inserita nel prestigioso Gran Tour di Sicilia (itinerario turistico, ndr). Il progetto si conclude con la morte prematura del Pennisi e lo scoppio dei conflitti mondiali.

L’antico splendore del Grand Hotel

Quasi di fronte alla stazione, in piazza Agostino Pennisi, sorge il Grand Hotel (oggi Villa Pennisi). Le cronache dell’epoca dicono che l’imponente albergo era dotato di tutti i comfort e chef di fama internazionale. Appena varcato il cancello, gli ospiti venivano accolti in un ampio giardino inglese con statue e fontane. L’hotel si trovava vicino ad una struttura termale (nata sui resti di un’antica sorgente scoperta grazie agli scavi di Lionardo Vigo). L’architetto Mariano Falcini progettò le terme sul modello dei templi greci e romani e le arredò con vasche di marmo pregiato. Questo triangolo composto da stazione-hotel-terme acquistò popolarità in breve tempo. I re d’Italia e la famiglia del compositore Wagner sono solo alcuni degli ospiti più illustri.

Novecento: il poeta-soldato

Pennisi Floristella famiglia Acireale
Barone Agostino Pennisi di Floristella (nipote)

Agli inizi del Novecento, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il barone e poeta Agostino Pennisi (nipote omonimo) è chiamato alle armi. È costretto a separarsi dalla giovane moglie. L’unica cosa che lo aiuta è la sua passione per la scrittura che gli fa compagnia e gli permette di trasmettere le sue angosce alla famiglia. Scrive un “Diario di guerra” in cui racconta del suo arrivo in trincea come di un “battesimo di fuoco dal cielo”. Dopo la fine del conflitto ritorna ad Acireale, dove continua la sua carriera di letterato. Inoltre, viene nominato Senatore della Repubblica e Presidente dell’Accademia Zelantea. Si spegnerà nella tenuta di famiglia. Si dice che, quando spirò, i parenti udirono dalla stazione il fischio del treno per Roma, quello che lui aveva preso per anni.

Villa Pennisi (l’ex Grand Hotel) è oggi aperta alle visite di gruppo: per informazioni è possibile consultare il sito web.

Cristina Di Mauro