La sapienza biblica mette in guardia:
Chi corregge lo spavaldo ne riceve disprezzo
e chi riprende il malvagio ne riceve oltraggio.
Non rimproverare lo spavaldo per non farti odiare;
rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato.
Da’ consigli al saggio e diventerà ancora più saggio;
istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere.
Principio della sapienza è il timore del Signore,
e conoscere il Santo è intelligenza. (Pr 9, 7-10)
Per molti le riflessioni che seguono potranno suonare fuori luogo, forse di più…, un richiamo, un rimprovero per coloro che fino ad oggi sono stati inerti, passivi, indifferenti… o, peggio, impegnati a salvaguardare il proprio tornaconto, il proprio interesse, il proprio vantaggio; e ciò, o perché inseriti in politica oppure perché sostenitori di tale mentalità.
Quanto starò a scrivere, dunque, penso che sia opinione, se non di tutti, almeno della maggior parte dei cittadini. Basta essere attenti al territorio, alle difficoltà che la gente vive, al modo come viene amministrata la cosa pubblica, per giungere al convincimento che oggi è necessaria una svolta epocale sul modo di concepire la politica nel suo significato più autentico: un servizio alla Città nella coerenza dell’etica deontologica, richiesta ad ogni cittadino nell’onestà e nella chiarezza del suo operato.
Non è difficile, in tempi come i nostri, sentir proferire da persone conosciute, e anche da persone che incontriamo per caso, espressioni di indignazione, di rabbia, di sdegno, di disistima e sfiducia nei confronti della classe politica, accusata spesso di corruzione, di incapacità, di inettitudine…; più o meno tutti ci sentiamo delusi, se non traditi, da coloro che sono stati eletti per governare il Paese con serietà e rettitudine. Certo non bisognerebbe fare di “tutta l’erba un fascio” – come suona il proverbio popolare –, ma è anche vero che l’impegno dei “benpensanti”, delle persone oneste e fattive, spesso risulta inefficace, impotente, sopraffatto e sconfitto…
Tuttavia, questa classe politica ci rappresenta, perché siamo stati noi a delegarli con il nostro “voto”. Dovremmo allora interrogarci seriamente su cosa chiediamo alla politica e, pertanto, anche ai politici, e su quali principi vorremmo che fosse improntato il loro servizio alla Città, poiché “politica” è interessarsi della Città e mettersi al suo servizio per il “bene comune” e il progresso umano, sociale, civile, culturale ed economico del territorio.
Abbiamo per caso dimenticato, o forse disimparato, un po’ tutti che la politica è servizio ai bisogni della comunità e non una occupazione professionale, una forma di “sistemazione” per il proprio futuro o, peggio, un centro di potere? Non è anche colpa di noi elettori, poiché abbiamo, forse, trasformato il rapporto elettore-eletto in una sorta di scambio di vantaggi personali? E allora, cosa possiamo attenderci da uno che è stato eletto a seguito di un’intesa, la quale è già per se stessa una forma di corruzione e, pertanto, un gesto immorale, non accettabile per qualsiasi uomo, specialmente per un cristiano?
Mai dovremmo dimenticare, tra l’altro, che un voto di scambio ci rende meno liberi e più ricattabili, perché chi vi si sottopone abdica alla propria coscienza civica e morale, anche se è vero che spesso il bisogno, la necessità, la difficoltà possono stare alla base di una richiesta di aiuto. Però è anche vero che chi gestisce il potere spesso abusa di tale situazione di bisogno; e anziché venire incontro in conformità a una legislazione equa e conforme a giustizia, tutto questo usa per rafforzare il suo potere e consolidare la propria posizione e la propria egemonia.
Ci viene da chiederci: È possibile uscire da questo pantano che sembra attanagliarci come “sabbie mobili”? Abbiamo possibilità di cambiare le cose?
Certo che sì, ma a certe condizioni che tutti noi dobbiamo avere chiare e, specialmente, prendere la decisione di comportarci poi di conseguenza.
Sono necessari dei punti fermi:
– Occorre recuperare il senso vero della politica: essa non è l’arte di chi pensa a se stesso in una visione ristretta e circoscritta del mondo, ridotto al proprio tornaconto e interesse, ma vedere la politica come un servizio alla cosa pubblica che è di tutti (= bene comune), in primo luogo degli elettori, cui gli eletti debbono delle risposte in termini di servizi e di efficienza
– Occorre anche ridare dignità al nostro ruolo di elettori: noi elettori dobbiamo essere più severi ed esigenti nei confronti dei candidati. Ma dobbiamo anche essere più liberi da vincoli e obblighi personali e capire – noi per primi – che quello del politico è un servizio “a tempo” e non una professione; è un “mandato” per il servizio alla cosa pubblica per il “bene comune”. Sta, pertanto, a noi elettori confermare o meno l’eletto, valutando il suo operato di servitore della comunità civile; siamo noi elettori a gestire il mandato ai politici nel “servire” la cosa pubblica; siamo noi a dare loro il mandato e a noi sta anche il potere di ritirarlo quando viene tradito.
Questo comporta, da parte di tutti noi, l’acquisizione di una coscienza civica e del senso del nostro dovere di cittadini elettori.
– Occorre riscoprire la passione per il “bene comune”, cioè la volontà di vivere in prima persona i fatti che interessano la nostra Città, la nostra Regione, il nostro Paese, nella consapevolezza che “tutto” ci appartiene, la vita, il lavoro, l’economia, l’arte, la cultura, l’ordine, la pulizia…
– Occorre ricominciare a partecipare al dibattito sui grandi temi che interessano il Paese. È vero, abbiamo delegato i politici per questo, ma è anche vero che noi ci dobbiamo essere: non abbiamo firmato una delega in bianco! E per questo bisognerebbe sempre farsi sentire: il lasciar correre, il disinteresse, l’indifferenza, la noncuranza, la passività… sono gravi peccati di omissione.
– Occorre, invece, informarsi, documentarsi, leggere, formarsi… e ciò vale per ogni campo della vita, per crearsi un’idea, un’opinione, una convinzione e saperla mettere a confronto. Solo così nasce un’esperienza, si matura una persuasione e si aiuta a creare mentalità, facendo circolare idee e messaggi e così, tra l’altro, arricchiamo anche la nostra intelligenza di altre conoscenze, aiutando il progresso e la crescita umana, civile e religiosa.
– Occorre, in una parola, la conversione di tutti noi ad un modo nuovo di concepire il nostro essere cittadini, che è quello fondato sullo spirito evangelico del servizio e del comandamento dell’amore: “Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).
Auguro a tutti noi un impegno serio e fattivo: elettori, sindaco, consiglieri e amministratori della Città e della Cosa Pubblica per il “bene comune” e non per un nostro “personale tornaconto”.
Don Giuseppe Russo