“O Tempo divoratore, e tu, invidiosa Vecchiaia, voi tutto distruggete e a poco a poco consumate ogni cosa facendola morire, rosa dai denti dell’età, di morte lenta”. È forse il Pitagora di Ovidio ad aver ispirato l’Istituto nazionale della previdenza sociale che, con l’avvicinarsi delle dichiarazioni dei redditi, ha ufficializzato la nuova procedura di rilascio dei Cud. Da quest’anno, infatti, il Certificato unico dipendente che viene rilasciato dall’Inps ai pensionati come riepilogo di tutti i redditi corrisposti dall’ente pensionistico nell’arco dell’anno solare non verrà più recapitato nella cassetta postale.
La nuova modalità è telematica: per ottenere il certificato sarà necessario collegarsi al sito dell’Inps e, dopo aver effettuato l’accesso con il codice identificativo e seguito un percorso affatto intuitivo, procedere al recupero e alla stampa del documento. Ai cittadini in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata conosciuto dall’Istituto, invece, il Cud verrà recapitato alla corrispondente casella Pec. Ma quante sono le persone anziane in Italia che utilizzano il computer ed hanno concreto accesso alla Rete? Assai poche, almeno stando agli ultimi dati pubblicati dall’Istat.
Le famiglie costituite esclusivamente da persone dai 65 anni in su sono infatti scarsamente provviste di beni e servizi tecnologici: appena il 13,9% di esse possiede il personal computer e soltanto il 9,9% dispone di una connessione a banda larga per navigare in Internet. Una percentuale che cala drasticamente in proporzione all’incremento dell’età e all’allontanamento dalle aree urbane. Per intenderci: dopo i 75 anni, nemmeno il 5% della popolazione italiana ha gli strumenti (e le capacità) per districarsi nel mondo virtuale della Rete.
Nel tentativo di porre rimedio ad una situazione insostenibile per decine di migliaia di anziani, l’Inps ha previsto canali alternativi per ottenere il rilascio del Cud in formato cartaceo: telefonare al numero verde 803164, recarsi presso una delle agenzie territoriali dell’Istituto, fare visita ai Centri di assistenza fiscale o agli uffici postali appartenenti alla rete “Sportello Amico” per ottenere la stampa a pagamento. Ma la toppa, al riscontro dei fatti, si è rivelata peggiore del buco. Code agli sportelli, sistemi informatici in tilt e servizi telefonici automatizzati che non rispondono alle indicazioni vocali stanno trasformando in un’odissea l’ottenimento di un certificato che fino ad oggi veniva (opportunamente) spedito a casa. Per i pensionati italiani, già sottoposti ad una pressione fiscale a livelli di guardia, non c’è riposo nemmeno sul fronte previdenziale.
Da parte sua l’Inps giustifica l’introduzione della modalità telematica come adeguamento alla Legge di stabilità varata sul finire del 2012, che invita gli enti previdenziali a non inviare più il Cud ai pensionati in formato cartaceo. Il tutto in nome della revisione della spesa pubblica e del riassesto del bilancio statale. Sembra quasi che lo Stato abbia scelto di alleggerirsi dall’aggravio dei certificati cartacei “dematerializzando” le poche certezze dei pensionati, in nome di un’innovativa forma di dialogo on-demand con le istituzioni. Non avvertendo nemmeno del cambio in corsa, se è vero che la comunicazione delle nuove modalità di richiesta è avvenuta sostanzialmente grazie al più antico sistema di diffusione delle informazioni: il “passaparola”. L’anziano più aggiornato che lo ha detto agli amici, la nonna tecnologica che ne ha parlato con le vicine di pianerottolo, i figli più attenti che si sono preoccupati di avvertire i genitori. E così, a meno di una settimana dal termine ultimo – salvo proroghe – per il ritiro dei Cud, una schiera silenziosa di anziani è alle prese con la burocrazia high-tech.
Riccardo Benotti