Per una “unione di valori”

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Se Eurobarometro, il servizio creato per misurare le tendenze dell’opinione pubblica del continente, dovesse verificare quanti europei dei 27 Stati Ue conoscono l’“Iniziativa dei cittadini”, molto probabilmente si svelerebbe un amaro risultato. Il nuovo istituto di democrazia partecipativa creato dal Trattato di Lisbona, il cui regolamento attuativo entra in vigore il 1° aprile, dovrà percorrere un certo tratto di strada prima che gli elettori dei paesi membri si approprino di questa occasione fornita in sede comunitaria. La quale è stata voluta per far risuonare la voce dei cittadini nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo, allo scopo di proporre alla Commissione Ue – raccogliendo almeno un milione di firme in non meno di sette Stati – di presentare un atto giuridico su una materia di sua competenza.

Nei giorni scorsi si è parlato della Iniziativa dei cittadini che sarà promossa dai movimenti pro life di oltre venti paesi, denominata “Uno di noi”, intesa a salvaguardare la vita umana sin dal suo concepimento e a evitare che l’Ue destini fondi alla ricerca sulle cellule embrionali. Gli stessi promotori, riuniti il 29 marzo a Bruxelles, pur nell’entusiasmo di avviare una procedura intesa a rispettare il valore supremo della vita umana, hanno riconosciuto la necessità di sposare una “strategia della gradualità”, affermando che se non sarà possibile raggiungere immediatamente il “traguardo finale” (ossia lo stop a ogni forma di violazione sui diritti che spettano alla vita nascente), bisognerà “non rinunciare a perseguire traguardi parziali”.

Infatti l’Iniziativa chiamata “Uno di noi”, come qualunque altra che potrebbe seguire in relazione agli altri campi d’azione dell’Ue (dall’economia all’ambiente, dallo sviluppo regionale alla tutela del consumatore, dall’energia alla promozione della cultura…), vorrebbe far risuonare la volontà dei cittadini, senza peraltro imporre alla Commissione l’obbligo di formulare una relativa proposta di legge: l’Esecutivo può infatti rispondere con un no motivato al comitato promotore che ha raccolto le firme. E se anche la Commissione agisse con una proposta di atto giuridico, Parlamento e Consiglio Ue, che rappresentano rispettivamente i popoli e i governi dei paesi membri e che costituiscono l’autorità legislativa Ue, pur tenendo conto della volontà espressa dagli europei firmatari, non sarebbero tenuti a legiferare nel senso indicato dall’Iniziativa.    

Resta il fatto che l’Iniziativa dei cittadini è uno strumento di democrazia e come tale dovrebbe essere valorizzato su scala continentale. L’Europa “unione di valori” (come si afferma nel Trattato di Lisbona) si fonda su principi che sono radicati nella visione cristiana dell’uomo: la dignità umana, l’uguaglianza fra le persone, la libertà, la solidarietà,la sussidiarietà. Questisono punti fermi che devono essere affermati,  riconquistati e costruiti ogni giorno. L’Iniziativa dei cittadini peraltro può – ed è una seconda opportunità offerta da tale istituto – creare un dibattito europeo attorno a questioni di primaria importanza: in tal senso sempre i promotori di “Uno di noi” parlano di “strumento culturale ed educativo” per “risvegliare l’anima dei popoli europei”. Del resto la democrazia e la “cittadinanza europea” comprendono diritti e doveri – affermati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, entrata in vigore assieme al Trattato di Lisbona – che possono essere goduti, difesi e promossi solo grazie a un nuovo protagonismo dei popoli dell’Unione.

Il 1° aprile è dunque il giorno del “battesimo” dell’Iniziativa dei cittadini. Come in ogni battesimo si guarda al futuro, agli sviluppi di una esperienza che comincia, di una storia che ricomincia. Anche da qui può ripartire l’Europa “unione di valori”.

 

Gianni Borsa– SirEuropa (Bruxelles)