La nuova legge sul porto d’armi. Già nel giugno dello scorso anno, era stato promulgato un provvedimento – il Comprehensive firearms and ammunition regulation act – che prevedeva agevolazioni al porto d’armi per categorie a rischio come giornalisti, avvocati e attivisti dei diritti umani. Recentemente, è stata promulgata la versione definitiva del provvedimento, che nelle intenzioni del governo dovrebbe rendere più difficile il traffico illegale di armi: sarebbero 800mila le armi illegali che circolano nel Paese, contro almeno 1milione di armi registrate. Il nuovo provvedimento estende i permessi per le categorie a rischio e, insieme a maggiori restrizioni per l’acquisto, prevede pene più dure per coloro che trasportano pistole e munizioni in modo illegale: si passa dagli attuali 4 mesi di carcere a 4 anni. Dopo aver ottenuto la licenza – che si può acquisire attraverso test anti-droga e una perizia psichiatrica – l’acquirente può recarsi in qualsiasi armeria e richiedere una pistola che viene registrata. Poi si passa a richiedere l’autorizzazione per portare l’arma fuori casa.
La posizione dei vescovi filippini. Il provvedimento consente anche ai sacerdoti di richiedere l’autorizzazione per il porto d’armi. In questi anni, diversi sacerdoti e religiosi sono stati assassinati o rapiti da bande criminali o gruppi terroristici. L’omicidio più recente è stato quello di padre Fausto Tentorio, 59 anni, missionario del Pontificio istituto missioni estere (Pime) nell’Arakan Valley (Mindanao) – il terzo missionario del Pime assassinato dopo padre Tullio Favalli, ucciso nel 1985 nella diocesi di Kidapawan e padre Salvatore Carzedda, morto nel 1992 a Zamboanga – ucciso da una raffica di mitra il 17 ottobre 2011. Dopo la decisione di attuare la nuova legge, la Chiesa filippina – che da sempre rifiuta l’offerta di scorte armate per vescovi e missionari stranieri che ricevono minacce da parte di gruppi estremisti o criminali – non ha fatto dichiarazioni, ma già nel giugno scorso i vescovi si erano espressi. Il vescovo di Sorgoson, Arturo Bastes, aveva detto: “i missionari sono per definizione non violenti e ottengono la loro protezione dagli angeli, non dalle armi”. La medesima opinione era stata espressa da monsignor Honesto Ongtioco, vescovo di Cubao (Quezon City). “Come sacerdoti la nostra vocazione e il nostro ruolo nella trasformazione della società sono diverse da quelle degli attivisti laici. Noi dobbiamo preoccuparci della nostra missione fra i fedeli, non della nostra sicurezza”.
Umberto Sirio