Personaggi / Ottavia Penna dedicò la vita alla ricerca della legalità e della giustizia

0
275
Ottavia Penna

Durante l’ultima guerra, nelle notti profonde, una giovane e bionda baronessa si aggirava furtivamente nelle campagne del Calatino, con un coltello tagliava i sacchi di grano destinati al mercato nero anziché all’obbligatorio ammasso. Altre notti, prelevava dalle proprie fattorie carne macellata e la portava nelle case degli indigenti. Con il rischio che se scoperta dai Carabinieri con quel carico di cibo, che sarebbe dovuto essere razionato con la carta annonaria, sarebbe stata arrestata.

Questa “donna della notte” si chiamava Ottavia Penna. Era nata a Caltagirone nel 1907. Figlia di Francesco Penna, barone di Portosalvo, e di Ines Crescimanno, duchessa di Albafiorita. Aveva studiato le nozioni elementari, con istitutrici di casa, successivamente  in collegio a Poggio Imperiale in Toscana, gli studi superiori a Roma a Trinità dei Monti. Tornata al suo paese, aveva sposato il dottore Filippo Buscemi, medico molto colto e stimato.

La vocazione umanitaria di Ottavia non viene mai meno. Donna di grande temperamento e di grande umanità, si dedica ai più bisognosi. Fonda a Caltagirone, insieme a padre Quinci, un’associazione di assistenza chiamata «La Città dei Ragazzi», dove si attivano laboratori di falegnameria, di agricoltura e una tipografia. Si conia persino una moneta attraverso la quale si organizza la vita economica della struttura.

Ottavia Penna eletta all’Assemblea Costituente

Conquistata dalle idee “innovatrici” di Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque. Decise di candidarsi per la Costituente nella lista del movimento. Ottavia Penna per la sua adesione al Partito di Giannini si attira, l’ostilità delle autorità ecclesiastiche e dei democristiani calatini che arrivano persino a minacciare, di impedire con la forza un suo comizio. Alle elezioni i calatini si ricordano delle sue imprese alla ricerca della legalità e della giustizia, le riservarono 11.675 preferenze. Ottavia il 2 giugno 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente, unica donna della destra italiana.

Nella città “culla della Democrazia Cristiana” la sorpresa fu grande e non fece molto piacere a Mario Scelba, che se ne lamentò in una lettera a Luigi Sturzo. Alla votazione simultanea del 2 giugno 1946, per il Referendum istituzionale tra monarchia e repubblica e per le elezioni all’Assemblea costituente, la presenza delle elettrici fu altissima. Molto significativa fu la massiccia partecipazione delle donne che andavano volontariamente e con entusiasmo al voto, senza alcuna pressione, anzi dimostrando una grande maturità.Ottavia Penna

Ottavia Penna, la giovane aristocratica di 39 anni, monarchica entra a Montecitorio nel gruppo delle madri costituenti, 21 donne su 556 deputati maschi. Questo gruppetto di donne agguerrite, all’interno della Costituente, sono riuscite a resistere all’onda d’urto dei colleghi maschi battendosi con molto ardore per il principio fondamentale contenuto nell’Art. 3 della Costituzione che respinge ogni discriminazione anche di sesso e che si riflette su tutti gli altri articoli.

Ottavia Penna candidata a primo presidente della Repubblica

La Penna, già sostenitrice da giovanissima della parità di diritti tra uomo e donna, faceva fra queste molta propaganda. In occasione di un comizio, sostenne, “è una donna italiana, e qualunque, che oggi ha la gioia di poter far giungere la sua parola a tutte le sue sorelle, la sua parola di fede, di fratellanza, di pace e d’amore cristiano. Donne, da voi non poco la Patria si aspetta. Alla  grande responsabilità della famiglia e dei figli, si aggiunge oggi quella del voto per la costituente, responsabilità tanto più grande perché si tratta di rifare le leggi che dovranno governarci per anni o anche per secoli,  leggi giuste con lealtà di principi, onestà d’azione, ecco ciò che ognuno di noi deve desiderare per sé e per gli altri”.

La vera notorietà a Ottavia Penna giunse quando l’Assemblea costituente si apprestava ad eleggere il primo Presidente della Repubblica.  Guglielmo Giannini presentò la sua candidatura nella rosa di nomi, descrivendola come “Una donna colta, intelligente, una sposa, una madre». Fu eletto Enrico De Nicola con 396 voti, seguirono Cipriano Facchinetti con 40, Ottavia Penna 32, Vittorio Emanuele Orlando 12, Carlo Sforza 2, Alcide De Gasperi 1, Alfredo Proia 1.Ottavia Penna

È anche la prima e unica donna ad essere candidata alle elezioni del Capo provvisorio dello Stato. Quello di Ottavia Penna può essere definito un successo, se si pensa che solo venticinque anni dopo un’altra donna, la deputata DC, Ines Boffardi, ebbe un voto nell’elezione del Capo dello Stato, suscitando battute beffarde fra i deputati. Tanto da costringere Sandro Pertini a rimproverarli, “C’è poco da ridere, onorevoli colleghi, anche una donna può diventare presidente della Repubblica Italiana, sapete?”  E anche per la baronessa calatina non mancarono le battute da parte dei deputati.

Le sue contraddizioni ideologiche

La candidatura della Penna si considerò una provocazione in quanto una monarchica per la presidenza della Repubblica?  Lei non fa mistero della sua fede politica e durante le sedute parlamentari porta al petto il nodo sabaudo con corona. Si contraddistingue per le sue contraddizioni ideologiche, tra la sua fede monarchica e la sua tensione verso il bisogno di innovazione sul tema di genere. Uno fra tutti è rappresentato dall’ammirazione per Berlinguer, nonostante sia anticomunista. A causa del suo anticomunismo, non volle partecipare al gruppo dell’Unione delle Donne Italiane.

L’anno successivo alla sua elezione entra in contrasto con il fondatore del Fronte dell’Uomo Qualunque. Ottavia Penna non si riconosce più con le scelte di Giannini e si dimette, aderendo, il 15 novembre 1947, al gruppo parlamentare dell’Unione Nazionale. Delusa dalla vita parlamentare e dai compromessi, dalle regole dei partiti cui ha dovuto assistere.
Nel 1953 partecipa alle elezioni amministrative di Caltagirone. Ed eletta consigliere comunale, nelle fila del Partito Monarchico, si trova in opposizione alla sorella Carolina, democristiana e sindaco della città. Questa fu solo una parentesi nel «libro chiuso della politica», come lei aveva a dire.

Donna di grande vocazione umanitaria Ottavia non viene meno in questo suo impegno neanche dopo aver lasciato l’attività parlamentare. Il 9 gennaio 1948,  invia una lettera al presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi dove assicura tutto il suo appoggio. E suggerendo, allo stesso tempo, proposte molto dettagliate per la distribuzione razionale dei sostegni, contro eventuali speculazioni locali. Suggerisce di avviare un piano di ricostruzione delle abitazioni distrutte dalla guerra, delle strade, delle scuole rurali e cittadine. Propone di dar vita a  case di ricovero per i bambini abbandonati e di provvedere alle necessità degli ospedali e delle carceri.

Un’associazione a suo nome

Ottavia Penna ritiene che non sia opportuno limitarsi a offrire aiuti economici perché «non essendo mai adeguati ai bisogni innumerevoli di chi li riceve finiscono col sembrare un’elemosina. Non volle più parlare di politica attiva fino alla morte avvenuta a Caltagirone il 2 dicembre 1986 all’età di 79 anni.

Ottavia Penna è stata dunque un’antesignana dell’impegno femminile in una realtà come quella isolana.
Nel maggio del 2008 vide la luce a Caltagirone l’associazione “Ottavia Penna” presieduta da Concetta Alario, socia onoraria è Cristina Buscemi figlia della Costituente calatina. L’Associazione, come dichiara lo Statuto, è rivolta a tutelare i diritti delle donne e dei bambini nelle situazioni di disagio, di violenza e di emarginazione attraverso la reale promozione e integrazione sociale e lavorativa, la diffusione della cultura di parità di genere, l’affermazione delle donne nella politica e nelle istituzioni.

                                                                                           Giuseppe Lagona