Il report annuale di Legambiente “Stop pesticidi nel piatto”, pubblicato il 3 dicembre in collaborazione con Alce Nero, ci offre un dato allarmante: nel 41,3 % degli alimenti studiati vi sono tracce di pesticidi, soprattutto sulla frutta. Il 26,3 % dei campioni si è dimostrato, inoltre, multiresiduo: contiene cioè resti di prodotti fitosanitari differenti. Solo il 14,9 %, invece, appare monoresiduo, ovvero con resti di un singolo pesticida.
Pesticidi / Il 41,3% degli alimenti li contiene secondo Legambiente: dettagli
L’1,3 % dei 5.233 campioni di alimenti analizzati – derivanti sia da agricoltura tradizionale che biologica – si è rivelato irregolare, in quanto i residui di fitofarmaci superano la soglia permessa. Al primo posto per contaminazione da pesticidi vi è la frutta, categoria all’interno della quale il 74,1 % dei campioni esaminati risulta contenente questi prodotti. A seguire vi è la verdura (34,4 %) e i prodotti trasformati (29,6 %). Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil e Imazalil, sono alcuni fra i funghicidi e pesticidi trovati all’interno degli alimenti studiati. Fra questi l’Imazalil merita un’attenzione particolare: l’Epa (Agenzia statunitense per la protezione ambientale) l’ha definito come possibile sostanza cancerogena.
Vi sono però degli alimenti che mostrano dei risultati più incoraggianti, come riportato dal dossier di Legambiente: «si registra una percentuale particolarmente alta di campioni privi di residui nella categoria “olio extravergine di oliva”, a conferma dell’eccellenza di questo prodotto nel panorama del made in Italy. Un’altra riflessione riguarda il “vino”, un’altra grande eccellenza italiana. Sebbene i miglioramenti nella qualità siano ancora lenti, i dati mostrano un incremento significativo dell’assenza di residui, passando dal 48,87% dell’anno scorso al 53,07% attuale».
Pesticidi / Il 41,3% degli alimenti li contiene secondo Legambiente: la voce del presidente
“Il quadro che emerge dai dati è preoccupante – ha affermato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità per riconsiderare il nostro modello agricolo. La mancata adozione sia del Regolamento europeo sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) che di un nuovo Piano di azione nazionale (Pan), fermo alla versione del 2014, è un freno inaccettabile per il processo di transizione verso un’agricoltura più sicura e sostenibile. È altresì urgente introdurre una norma che regolamenti il multiresiduo per limitare l’accumulo di più pesticidi in un singolo prodotto alimentare, con il rischio di effetti dannosi per la salute umana.
Anche il Piano strategico nazionale (Psn) per l’attuazione della Pac, pur presentando alcuni segnali positivi, non sta ancora offrendo i risultati sperati. A quasi un anno dalla sua implementazione, emergono, infatti, difficoltà che ne rallentano l’efficacia, soprattutto rispetto alla diminuzione degli impatti di agricoltura e zootecnia intensive. Sono comunque apprezzabili i passi verso pratiche agricole sostenibili, a partire dall’introduzione degli ecoschemi per la protezione degli impollinatori e gli investimenti nel biologico, fondamentali per aumentare la Superficie agricola utilizzata (Sau) e incentivare la nascita di biodistretti. Tuttavia, è necessario fare di più, soprattutto per supportare le piccole e medie imprese agricole, garantire un accesso equo alle risorse e promuovere un uso intelligente dei fondi europei, per favorire la transizione verso una produzione alimentare sempre più sana, sostenibile e decarbonizzata.”
Pesticidi / Il 41,3% degli alimenti li contiene secondo Legambiente: proposte risolutive e prospettive future
Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente, sottolinea l’urgenza di incrementare la produzione biologica per un’efficace riduzione dei fitosanitari: “Basti pensare che i residui nei prodotti biologici sono pochissimi (7 per cento dei campioni analizzati) e dovuti presumibilmente alla contaminazione accidentale. L’Italia continua a essere un leader europeo con 2,5 milioni di ettari coltivati a biologico, pari al 19,8 per cento della superficie agricola utilizzata. Tuttavia, per incentivare una crescita maggiore di questo settore e colmare il divario tra domanda e offerta, è fondamentale introdurre strumenti che facilitino i consumatori (bonus per le categorie più fragili, mense bio in ospedali, scuole e università) e riducano i costi per i produttori, a partire dalla certificazione, favorendo l’accesso a pratiche agricole sostenibili”.
Le proposte di Legambiente di fronte a questo quadro critico riguardano non solo l’elaborazione di nuove norme sull’utilizzo dei pesticidi e di metodi per spingere i consumatori verso la produzione biologica, ma anche la convalida della legislazione per il contrasto alle agromafie. Quest’ultime minacciano la sicurezza del settore agricolo, favorendo non solo l’uso di fitofarmaci illegali, ma anche i reati ambientali e il caporalato.
Maria Maddalena La Ferla