Domenica 9 gennaio è stata inaugurata a Piedimonte Etneo la nuova sede della Caritas Parrocchiale e del Centro di Ascolto denominata “Casa Papa Francesco“. Il centro è stato ricavato da una zona dell’antico Convento dei Frati Minori Cappuccini esistente già nel territorio. All’inaugurazione erano presenti il sindaco di Piedimonte, Ignazio Puglisi, il parroco don Mario Gullo, i Volontari della Caritas e don Orazio Tornabene, Direttore della Caritas Diocesana di Acireale, che ha benedetto i locali della sede. Prima si è svolto un momento di preghiera durante la Santa Messa, quindi la benedizione per pochi intimi, nel rispetto delle norme anti-Covid.
“La nascita della nuova sede della nostra Caritas Parrocchiale e del Centro di Ascolto si intreccia e si fonde con il cammino di tutta la parrocchia e del comune – spiega don Mario Gullo, parroco della Parrocchia “S. Maria del Rosario” in Piedimonte Etneo. – In modo particolare, attraverso la “pedagogia dei fatti”, la comunità si impegna a considerare e interpretare tutti i problemi e le mille difficoltà alla luce del Vangelo”.
Piedimonte / Perché un centro d’ascolto caritas dedicato a papa Francesco
Il centro è stato dedicato a papa Francesco perché, con il suo stile, esprime il vero ruolo della chiesa. Annunciare Cristo ai poveri, agli ultimi, agli emarginati. Per molto tempo in molti hanno commesso l’errore di avere della chiesa solo una visione teorica o istituzionale. Mentre la carità non è altro che mettere in pratica il Vangelo in cui i cristiano credono, anche per mezzo della Chiesa. Per chi ha il dono della fede, Dio ama incondizionatamente. Ha salvati indistintamente tutti gli uomini ed è proprio questo che bisogna trasmettere soprattutto alle persone più deboli.
Ascoltare l’altro
Quale esempio più grande di carità vissuta, se non appunto la nascita del nuovo Centro di Ascolto dove è possibile incontrare persone diverse, di qualsiasi estrazione sociale e nazionalità. Chiunque ha bisogno di avere un confronto si può rivolgere al Centro di Ascolto per avere tutto il supporto necessario. La funzione principale della nuova sede è ascoltare la persona. Non dare assistenzialismo perché ciò serve solo a ritardare la soluzione o meglio, utilizzando le parole di don Orazio Tornabene, “voler mettere un cerotto in una ferita da suturare”. Una nuova sede è nata a Piedimonte proprio come segno, perché papa Francesco ci dice appunto che dobbiamo essere segno. Proprio la Carità è il segno “normale e quotidiano” di una comunità che impara a prendersi cura dei più deboli.
Il ruolo della Caritas
Il primo compito di questa nuova sede sarà quello del Banco Alimentare, prerogativa di un centro di carità. Successivamente si avvierà il Centro di Ascolto e molte altre attività, grazie anche a dei corsi di formazione. Va detto che i beneficiari dei servizi della Caritas, ci dice don Gullo, oltre a citare gli aiuti materiali (alimentari, economici), hanno segnalato lo stile di prossimità degli operatori e dei volontari. “Lo stile di ascolto e di relazione – continua don Mario, – ha aiutato le persone a non avvertire il senso di abbandono, a rafforzare la propria autostima e a trovare il coraggio per andare avanti e riprendere le redini di una vita che, talvolta, sembrava essere fuori controllo”.
Il ruolo della Caritas all’interno del Cammino Sinodale
L’apertura di questa nuova Casa della Carità bene si inserisce nel percorso del cammino sinodale intrapreso dalle parrocchie. Il sinodo richiede di camminare insieme e ascoltare, come auspicato da Papa Francesco. Se il sinodo non camminerà anche e soprattutto insieme ai poveri sarà un percorso zoppo; per essere vero sinodo dovrà ascoltare e rendere partecipi tutti. La rivoluzione del cammino sinodale e di quello che dovrebbe fare una Caritas parrocchiale sta nell’essere integranti: porsi cioè come comunità in grado di integrare chi vi si avvicina. Ogni Caritas parrocchiale deve muoversi, in questo senso, in qualità di fermento di comunione prima di tutto con Dio stesso.
Ogni cristiano, in quest’ottica, deve farsi portatore di carità. Come afferma papa Francesco, è necessario allargare i sentieri della carità, guardare la realtà non dalla prospettiva dei vincenti, ma da quella degli ultimi, dei poveri. “La carità – afferma don Tornabene – risiede nell’anima di ogni uomo ed ogni donna perché è un dono di Dio. Allo stesso tempo, l’azione pastorale della carità deve organizzarsi e necessita di una sede. Non intesa come struttura, bensì quale spazio di ascolto, dello Spirito e delle fragilità. Per poter giungere a risposte corrette”.
Maria Catena Sorbello