Nostra indagine sulle prospettive di lavoro dei neolaureati: Piera Scandura, specializzanda in Radiologia, ci parla dei “numeri chiusi”

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pieraIn un momento di crisi come quello che vive l’Italia,con la disoccupazione giovanile al 37% secondo le stime più rosee, scegliere il corso di studi da intraprendere è davvero arduo. Può aiutare ad orientarsi, nonostante ovviamente la scelta debba essere compatibile con le proprie passioni ed inclinazioni, conoscere quali tra i neolaureati hanno meno difficoltà a trovare lavoro. Per tale motivo abbiamo deciso di dare vita a  una rubrica che ospiterà interviste a  neolaureati, per conoscere quale percorso li attenderà per potersi immettere nel mondo del lavoro. Cominciamo con Piera Scandura,dottore in medicina dal luglio 2012 .
 – Dottoressa Scandura, poichè quella del medico ci appare più una missione, che un mestiere, può dirci cosa l’ha portata a scegliere questa facoltà?
Nella scelta della facoltà non ho mai avuto alcun dubbio. La medicina è sempre stata la mia più grande passione, probabilmente perchè sin da piccola mio papà, anche lui medico, mi ha fatto partecipare al suo lavoro. Le materie mediche sono diventate così degli argomenti sempre più interessanti per me nell’adolescenza, e ho deciso che quello sarebbe stato il mio lavoro”.
– I suoi tempi di laurea?
“Mi sono laureata nel luglio del 2012, nella prima sessione in cui era possibile che mi laureassi, allo scadere dei sei anni del corso di laurea in medicina e chirurgia. Il voto è stato 110 e lode”.
-Una carriera universitaria davvero brillante. Cosa è avvenuto dopo la laurea?
“Ho dovuto attendere l’esame di abilitazione a febbraio, e ho cominciato a studiare per entrare nella scuola di specializzazione, esame che invece si svolge a luglio”.
–  Quale scuola di specializzazione ha scelto, con quale esito?
Ho scelto Radiologia. Il  risultato è stato positivo per me, che davvero temevo di non farcela ad entrare visti i posti a disposizione, solo 7, e il numero di partecipanti all’esame, ben 21. Sono arrivata settima su 7, ho studiato tanto e la mia gioia nel momento in cui ho saputo l’esito è inesprimibile. Entrare è stato molto difficile perchè la concorrenza è spietata e siamo tutti a pari livello, si può benissimo entrare come non entrare con estrema facilità; non entrare spesso non significa meritare meno perchè sono anche 0.25-0.50 punti che cambiano le sorti dell’esame e non credo che a questa minima differenza corrisponda un grosso dislivello tra i vari partecipanti”.
Può spiegarci come funziona l’esame per accedere alla scuola di specializzazione e darci un parere in merito?
” L’esame è così strutturato: due prove scritte, una di queste consiste in quiz scelti da un database. L’altra invece consiste nello sviluppare un argomento specialistico rispondendo ad una domanda a risposta aperta. Il punteggio massimo è di 100 punti, di questi ai quiz (prima prova) il punteggio massimo è di 60, nella seconda prova di 15 e gli altri 25 punti sono di curriculum, di cui 7 per il voto di laurea, 7 per l’attinenza tesi, 5 per somma di voti di alcune materie attinenti, 3 per congressi cui ho partecipato, 3 per eventuali pubblicazioni. Non sono assolutamente d’accordo con la formula dell’esame, sopratutto con la prima prova, in quanto non ha molto senso imparare a memoria un database di circa 6000 quiz di medicina generale facendo uno sforzo immane, che non frutta quasi per niente in termini di arricchimento di cultura medica . In parole povere persino mia nonna se avesse buona memoria, senza sapere niente di medicina, potrebbe ottenere il punteggio massimo solo perchè ha imparato a memoria i quiz!!!”.
– Quando ha scelto di diventare medico, sapeva anche che sarebbe diventata radiologo?
” No, mentirei se dicessi che avevo questa idea chiara in me sin dall’inizio. La scelta l’ho maturata nel tempo. Fino al 5 anno ero indecisa su quale strada intraprendere in quanto le specializzazoni, bene o male, mi piacevano quasi tutte. Confesso di aver scelto anche in base alle possibilità di lavoro future oltre al fatto che questa specializzazione più di altre è in continuo progresso ed è molto varia con 1000 microspecializzazioni”.
– Ci faccia capire qual è la possibilità, una volta medici, di entrare nella scuola di specializzazione: quanti sono i posti in totale tra tutte le specializzazioni, e quanti erano i posti in medicina quando è entrata in medicina? 
“I posti a disposizione l’anno in cui sono entrata in Medicina erano 250 e i posti per gli specializzandi tra le varie scuole di specializzazione quest’anno erano 207. Insomma in teoria sembra che quasi il 90% di quelli entrati in medicina accedano alla scuola di specializzazione. In realtà bisogna tenere conto di chi non è entrato gli anni precedenti, di chi si è laureato fuori corso per cui i partecipanti aumentano”
Accedere alle diverse scuole di specializzazione è ugualmente difficile? 
“Assolutamente no. Secondo me le più difficili sono: pediatria ed endocrinologia. . Al contrario esempio in Otorinolaringoiatria ne è entrato uno esterno, un mio collega con la tesi in Radiologia che non è entrato in radio ed è entrato in ORL perchè il numero di interni era inferiore ai posti. Poi ad esempio anche Nefrologia non è molto complicato ma sempre c’è l’anno in cui si capovolge tutto si capisce se pensiamo che due anni fa in Radiologia ne sono rimasti fuori solo 3 mentre quest’anno ben 14. 
 Insomma dottoressa, per trarre le conclusioni cui si propone di giungerequesta rubrica, sembra che quasi tutti i laureati in Medicina se non al primo, al secondo tentativo, riescano ad entrare nella scuola di specializzazione. Il numero chiuso è allora un enorme vantaggio per chi entra. Nonostante la difficoltà iniziale ad entrare, indice evidentemente di una buona preparazione, il numero chiuso rappresenta la certezza, allo scadere degli anni di studio e di specializzazione, di trovare un posto di lavoro. Lei che ormai non ha più “sbarramenti” da superare, cosa pensa a tal proposito?
Ritengo che il numero chiuso sia un’ingiusta barricata poichè basato su un test di 2 ore, fatto alla giovanissima età di 18 anni, in cui giocano troppe variabili e formulato su argomenti molti dei quali non concernenti la medicina. Avrei preferito una selezione sviluppata nel corso degli studi, con prove dure, sia di teoria che di pratica ,esami di pratica sul paziente di ogni materia, supportati chiaramente da un sostanzioso tirocinio che attualmente invece è molto breve, in modo tale da rallentare il flusso di laureati che si creerebbe.

                                                                                                                                                                                                           Annamaria Distefano