Una riflessione pacata, ma informata e autorevole, di uno scienziato in merito alla questione delle vaccinazioni obbligatorie che sta coinvolgendo la società italiana.
La recente polemica se sia lecito oppure no impedire a bambini non vaccinati l’accesso alla scuola primaria contribuisce ad alimentare il caos in questa nervosa e sfortunatissima estate. Le modalità introdotte dalla ministra Lorenzin (nel passato governo) sono sembrate, ad alcuni, lesive del diritto all’istruzione primaria. La salute e l’istruzione primaria sono garantite, rispettivamente, dagli articoli 32 e 34 della Costituzione. L’art. 32 sancisce il diritto alla salute per ogni cittadino e lo fa, non in astratto, ma nell’interesse della collettività. Inoltre stabilisce che nessuno può essere obbligato a trattamento sanitario (salvo disposizione di legge) e che la legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. L’art. 34 sancisce il diritto all’istruzione: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita…”. Come è nella logica giuridica, l’art. 32 opera con precedenza rispetto al successivo art. 34, per l’ovvio motivo che l’istruzione non ha caratteristiche di assoluta urgenza rispetto alla sicurezza sanitaria e il diritto alla salute. Pertanto, applicando il principio di precauzione in linea con le più elementari norme preventive, leggiamo la normativa Lorenzin come rispettosa della Costituzione e conforme all’esperienza sanitaria acquisita in tutti i paesi negli ultimi 50 anni. Essa, inoltre, tende a proteggere i soggetti a rischio, come gli immuno-depressi. È una norma, comunque minima, essendo l’universo dell’azione infettiva molto più ampio di quello scolastico. Chi si oppone alla vaccinazione obbligatoria evoca fantasmi indicando presunti effetti negativi sulla salute psico-fisico del bambino vaccinato nella fase evolutiva (insorgenza, ad esempio, dell’autismo) e rafforza la propria congettura, additando gli enormi interessi (che pur esistono) delle case farmaceutiche. In merito alla questione degli interessi delle case farmaceutiche, si osserva che Cuba (non certo un paradiso di interessi capitalistici) è tra gli stati che hanno raggiunto risultati straordinari nel campo della prevenzione. Cuba ha investito ingenti risorse pubbliche nella vaccinazione e nello sviluppo di vaccini innovativi, debellando, ad esempio, l’epatite B. Dal 1982 nel mondo sono state somministrate oltre un miliardo di dosi di vaccino: i bambini malati di epatite sono scesi dal 15% all’1%, e di conseguenza è crollata l’incidenza del tumore al fegato. Più intrigante è l’osservazione secondo la quale la vaccinazione provochi malattie di cui ancora non si conosce l’origine certa. Purtroppo in questi casi si pesca veramente nel torbido. In riferimento al solo autismo (tra i più citati) si nota che da una indagine condotta negli Stati Uniti, e su una popolazione infantile di anni 8 circa, la percentuale di incidenza dell’autismo è passata dallo 0,75% nel 2000 all’1,5% (raddoppio) nel 2012 senza che un’apprezzabile variazione si sia avuta nel numero di vaccinati/anno. Nel 2014 vi è stata una ripresa dell’aumento già registrato negli anni precedenti, con incidenza pari ad un bambino ogni 59. Il dato è allarmante, ma non ha nulla a che fare con le vaccinazioni. Ai più avveduti sembra più ragionevole ricercare la causa di questo forte aumento nello stile di vita di una società stressata dalla competizione più sfrenata, informata al consumo di prodotti manipolati, e condizionata da un ambiente esterno altamente inquinato. C’è anche chi (tra i politici) pur essendo favorevole alla vaccinazione obbligatoria (non osando innalzare totem anti-scientifici), aggiunge che l’eventuale mancanza di vaccinazione obbligatoria non deve però essere causa di esclusione dalla scuola primaria. Mi pare che ci si nasconda dietro un dito, per evitare di essere visti; oppure pretendere che il diavolo immerga le corna nell’acqua santa.
Angelo Pagano
(dirigente di ricerca dell’Istituto di Fisica Nucleare di Catania)