Società / Pira: i nonni, la nostra forza e la nostra memoria

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Riportiamo le riflessioni del Professor Francesco Pira sui nonni, sulle storie e i ricordi che ritornano alla memoria. Punti di riferimento capaci di un amore in punta di piedi, tra i più fragili spesso dimenticati, ma sempre pronti a regalarci un sorriso.

Una volta la scrittrice Susanna Tamaro, nota per il suo “Va dove ti porta il cuore” fu molto dura a proposito delle persone della grande età. Scrisse: “I nonni sono considerati così accessori da non richiedere un termine che ne specifichi la perdita. Dei nonni non si è né orfani né vedovi. Per moto naturale si lasciano lungo la strada così come per distrazione, lungo la strada, si abbandonano gli ombrelli”.

Recentemente sono intervenuto alla presentazione di un libro con forte valenza sociale scritto da Simona Merlo e dedicato ai nonni. L’evento, organizzato presso il Circolo Cultura Italia  a Monreale, è stato moderato dalla professoressa Daniela Balsano. Questo volume molto bello di Simona Merlo ha come titolo “I nonni senza abbracci”. Si tratta di un libro che desta tantissime emozioni. In particolare, sono due le parole chiave che si possono ricollegare al testo: emozioni e memoria. Ho provato a ragionare sugli elementi che hanno colpito la mia attenzione. Da autore di libri, so quanto sia importante capire quali siano le suggestioni di un testo quando viene pubblicato e consegnato ai lettori.

Pira / I racconti dei nonni: la memoria di un tempo

Ogni persona che legge un libro lo abita e lo interpreta secondo il suo vissuto e le sue esperienze personali. Ho perso mio padre all’età di tredici anni e, essendo rimasto orfano giovanissimo, ho vissuto quasi tutta la mia vita con mia nonna, la mia seconda mamma, e mio nonno, il mio secondo padre. Entrambi i nonni materni mi hanno donato valori fondamentali. I miei nonni mi hanno educato e mi hanno permesso di comprendere le insidie della vita e le opportunità che la stessa ci offre.

Nel libro di Simona Merlo tutti riusciamo, attraverso la sua coinvolgente narrazione, a fare un salto nel tempo e a ripensare alla nostra infanzia. Alcune immagini del nostro passato sono impresse nella nostra memoria e non possono essere cancellate. Oggi, mi rendo conto, anche alla luce delle ricerche che ho condotto, che la memoria è solo esclusivamente la galleria dei nostri smartphone o le cartelle dei nostri Pc. Prima la memoria non era fatta da video o da selfie, ma c’erano le narrazioni dei nostri nonni. In questi giorni, tanti sono i racconti dei nonni che hanno vissuto la guerra e con le loro parole ci aiutano a capire cosa siano state la fame, la paura e l’ansia di quegli anni.

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Pira / Gli anziani: tra i più colpiti dalla pandemia

Qualche giorno fa un anziano, dopo aver sentito e visto quanto sta accadendo in Ucraina, mi ha detto: “Io voglio morire perché non avrei mai pensato che le persone che comandano nel 2022 potessero decidere di fare una terza guerra mondiale”. Ecco, quanto sia importante ritrovare la pace e la serenità in tutto il mondo. Ho condotto, durante i primi mesi del loockdown, una survey, contenuta all’interno del mio libro “Figli delle App”, per comprendere lo stato d’animo dei preadolescenti e degli adolescenti ed è emersa la loro sofferenza e la loro solitudine. Le categorie sociali più fragili, in questi ultimi due anni, sono state proprio i giovani e gli anziani.

Basti pensare a quelle giornate terribili a quelle bare a Bergamo e alla voce del Vescovo di Bergamo che continuava a ripetere: “Sentiamo l’ombra della morte vicinissima che cammina accanto a noi”. Nessuno avrebbe mai immaginato di vivere questi momenti drammatici. La comunicazione è cambiata e la pandemia ha mostrato questa trasformazione in tutta la sua gravità. Ha messo in luce elementi della nostra personalità che erano latenti in ognuno di noi. Ho provato ad analizzare due paure nate in un altalenante ciclo di informazioni spesso contraddittorie. Dalla infodemia siamo passati alla psicodemia, con le persone che hanno cominciato ad avere angoscia e attacchi di panico.

Pira / Nonni: la nostra forza, la nostra memoria

Tanti gli anziani rimasti soli nelle case di riposo, senza abbracci e senza baci. Simona Merlo ha messo su carta questo spaccato della società e ha dato voce a quel segmento che sembrava dimenticato un po’ da tutti. Quando ho letto il libro ho avuto una suggestione che è riconducibile ai film western, di cui sono particolarmente appassionato. Ossia la forza e la saggezza che possiedono i vecchi capi indiani di riuscire  a fermare una battaglia, uno scontro o una guerra. La mia generazione ancora vede negli anziani dei punti di riferimento molto forti. Uomini e donne che con la loro esperienza, e i loro immensi sacrifici, hanno portato grandi cambiamenti sociali. Il Covid 19 ha spezzato molte vite, ha spento tanti sorrisi, ha cambiato ogni nostra abitudine e abbiamo capito quanto può essere incerto il nostro destino.

Credo che l’impatto di questo volume, dal punto di vista sociologico, sia davvero forte perché ci fa riflettere e forse ci scatena dei sensi di colpa. In qualche modo ci chiediamo, attimo dopo attimo, che cosa stiamo facendo per gli anziani che ci hanno dato tanto e ci hanno condotto per mano verso un’esistenza fatta di comfort e di benessere. Oggi, non siamo capaci di accontentarci e difficilmente siamo disposti a sacrificarci. Temiamo di togliere tempo alle nostre necessità irrinunciabili. Come dice una mia collega psicologa, siamo tutti affetti da questa vita tapis roulant. “Corriamo corriamo e non sappiamo dove andiamo. Siamo fermi all’interno di una vita in cui abbiamo bisogno di capitalizzare tutto il nostro tempo”.

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Pira / Nonni: la nostra memoria

Le persone anziane con la loro semplicità e con la loro gioia, e lo si evince anche dalle pagine del libro, sono riuscite a mettersi sempre in discussione. Ancora oggi lo fanno per essere utili alla società. Una società liquida come l’ha chiamata il sociologo Bauman, dove esistono le “comunità guardaroba”. Quando ci stanchiamo di qualcuno o qualcosa guardiamo altrove e cerchiamo altro. A volte non ci rendiamo conto del male che siamo capaci di fare agli altri con i nostri capricci e le nostre frivolezze.

Rispettare gli anziani dovrebbe rientrare a far parte dei nostri valori. Dovremmo ricordarcelo soprattutto in una società cattolica cristiana come la nostra, dove il rispetto dei deboli dovrebbe essere intrinseco e purtroppo non lo è ancora. In questi giorni in una scuola delle superiori i ragazzi mi hanno detto che la cosa più bella che vorrebbero fare e togliere la mascherina e rivedere i sorrisi. Io aggiungo che sarebbe bello vedere il sorriso di una persona anziana o “della grande età” come ci suggeriscono gli esperti.

Pira / Nonni: un amore in punta di piedi

Insomma, un libro che ci spinge a porci delle domande: “Ma io cosa sto facendo per chi mi ha dato tantissimo e non è più nella condizione di ricevere? Quanto amore posso dare a chi ne ha bisogno?” Un mio amico mi ha raccontato che la sua mamma sulla lapide voleva che ci fosse scritto: “Io ve lo avevo detto che non mi sentivo tanto bene”. Questa frase che può sembrare buffa ci dà il senso di quanto queste persone anziane siano state capaci di vivere in punta di piedi i loro amori, le loro passioni, portando avanti quegli ideali che noi stiamo perdendo.

Ringrazio Simona Merlo perché mi ha dato l’opportunità di interrogarmi e di ragionare. Spero che queste mie considerazioni servano per fare una riflessione comune. In fondo come ci ha ricordato Papa Francesco: “Gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano siamo noi”.

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Francesco Pira

Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne. 

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