Politica / Referendum Grecia: le conseguenze della vittoria del “no” con oltre il 60%

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GREECE-EUROZONE-FINANCE-ECONOMYUna domenica storica per la Grecia ed il suo popolo; una domenica vincente per Tsipras e le sue scelte di governo anti austerità imposte dall’Europa: il referendum greco ha incoronato la vittoria del “NO” con il 61,3% dei voti, ma cosa comporta tale risultato, e quali conseguenze è lecite attendersi? Precisiamo sin da subito che il popolo greco attraverso tale referendum ha espresso la volontà di rifiutare la bozza di accordo presentata da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, ma ciò non rappresenta una definitiva uscita dal sistema monetario unico, men che meno dall’Europa; la vittoria, se di vittoria si vuol parlare, è di quelle che danno fiducia al governo, il quale, in caso di sconfitta, avrebbe con ogni probabilità rassegnato le dimissioni. Il risultato emerso, tuttavia, non ha ripercussioni solamente sul governo greco, bensì su tutta l’Europa, come era lecito attendersi: la vittoria del “NO” segna la ferma volontà di un popolo di sottrarsi alla pressione europea, e chissà che qualcun altro non la segua a ruota, ma le conseguenze sono tutt’altro che rosee; sebbene l’uscita dall’eurozona della Grecia appaia ben lontana, il rischio che i creditori internazionali non facciano partire un nuovo programma d’aiuti, lasciando le banche greche senza liquidità, è concreto. Sul piano politico, come confermato dal Primo ministro greco, si tornerà presto a trattare per trovare un accordo con i partner europei: il rifiuto delle condizioni imposte, dunque, non rappresenta la chiusura definitiva delle trattative, bensì costituisce una nuova base di partenza come spiega lo stesso Primo ministro: “Ora chiediamo un accordo per uscire dall’austerity. Vogliamo un’Europa della solidarietà. Il “no” non è una rottura con l’Unione Europea; domani la Grecia andrà al tavolo negoziale con l’obiettivo di riportare alla normalità il sistema delle banche. Vogliamo continuare le trattative con un programma reale di riforme, ma con giustizia sociale”. Lo scenario che vede la Grecia fuori dall’Europa è lontano, ma non del tutto infondato; sicuramente più probabile, seppur lontano, un possibile ritorno alla moneta greca dracma, ma il risultato del referendum getta ombre sui piani dell’Europa che necessariamente dovrà prendere atto della vittoria del “NO” greco. Si tornerà a discutere, ma lo si farà senza il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, che stamattina ha rassegnato le sue dimissioni per favorire gli accordi al tavolo delle trattative. Le feste nelle piazza ateniese non illudano: la conclusione della difficile situazione greca è ancora lontana e quella che può sembrare una vittoria, facilmente, potrebbe trasformarsi in una sconfitta sia greca che europea.

Andrea Viscuso

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