La convocazione a Roma del G20 del 2021 si realizza in una precisa congiuntura storica, in cui i principali problemi mondiali sembrano ondeggiare ancora alla ricerca di concrete soluzioni.
Quando il G20 si costituì per la prima volta a Washington, nel 2008, con la partecipazione dei capi di Stato e di Governo delle diverse Nazioni partecipanti ( Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia ed Unione Europea ), il motivo dominante di quell’incontro sembrò la necessità di approntare con urgenza le iniziative internazionali per far fronte all’emergente crisi dei mutui subprime.
Il convincimento più importante fu però quello della convergenza sulla necessità che i paesi emergenti fossero coinvolti nella ricerca di soluzioni ai problemi, già allora dominanti del Pianeta, quali, il commercio e lo scambio internazionali, e tutte quelle questioni che superavano il perimetro, esclusivamente economico e monetario, delle riunioni che dal 1999 avevano impegnato solo i ministri economici ed i governatori delle Banche centrali dei venti Paesi.
Una importante scelta del G20
Fu un’ importante scelta, allora, quella d’investire direttamente i capi di Stato e di Governo, in una sorta di conferenza internazionale sui problemi mondiali, economici e non solo. Analizziamone i motivi. Gli aspetti che oggi risaltano in maggior evidenza sono costituiti dalla rappresentanza dell’insieme delle Nazioni. Esse equivalgono ai 2/3 della popolazione mondiale, all’80 % circa, del PIL mondiale, ed infine al 75 %, circa, degli scambi internazionali. Ciò evidenzia che si è eretta, già dal 2008, una sorta di “Governance“ mondiale, con una rappresentanza democratica di quasi tutte le Nazioni del Mondo, importanti e meno importanti, ricche e meno ricche, popolate e meno popolate, ma tutte unite insieme a negoziare, deliberare e decidere. Tutto questo ha indubbiamente significato una evidente svolta democratica, nella conduzione degli affari mondiali.
Il principio importante che è stato realizzato indubbiamente col G/20, è quello che “ i problemi che investono i rapporti fondamentali tra le Nazioni devono essere dibattuti e risolti per mezzo di incontri tra protagonisti e non tra comparse” (presidente J.F.Kennedy).
Il 14° G20 ospitato a Roma
È, a questo punto necessario uno sforzo costante e decisivo per intervenire sull’ingranaggio della macchina produttiva mondiale e correggere tutte quelle distorsioni del processo di sviluppo che hanno condotto alla situazione attuale. L’ Italia ha quindi di fronte una storica occasione per essere la Nazione all’avanguardia nell’accelerazione “sulle politiche verdi“. Non solo in seno alla UE ma nel consesso mondiale.
E questo può avvenire, nonostante in questi ultimi due anni la pandemia abbia certamente posto ostacoli e provocato intralci alle strategie di tutela dell’Ambiente. Mentre le limitazioni alla mobilità individuale hanno forse migliorato la condizione delle grandi città, sotto il profilo dell’inquinamento da idrocarburi, è pure vero che la febbrile ricerca di organizzare i mezzi di soccorso contro il contagio, ha probabilmente ritardato in qualche modo il monitoraggio dell’inquinamento e del riscaldamento globali. Come pure la messa a punto di tutte quelle iniziative sia a livello individuale, sia su scala nazionale, che erano previste dal protocollo di Parigi.
Al G20 l’Italia capofila nelle strategie di difesa dell’ecosistema
In seno alla UE, il nostro Paese ha da tempo posto lo sguardo su una maggiore coesione ed unità d’intenti, e, quindi su una più ampia e collettiva solidarietà. L’ Europa ha dal canto suo varato l’ambizioso progetto di essere il primo continente mondiale a raggiungere l’impatto climatico zero, entro il 2050, ed a limitare le emissioni dei gas – serra, entro il 2030, nella misura del 55% della quantità già emessa nel 1990. Del resto lo spazio temporale per intervenire resta assai ridotto. Non c’è veramente tempo da perdere.
I mutamenti climatici e tutte le altre modifiche apportate all’Ambiente sono state provocate certamente da uno sviluppo disorganizzato. E che si è rivelato incontrollato e per nulla solidale. Lo stato di conservazione delle foreste, il depauperamento dei bacini idrici, l’innalzamento del livello dei mari, la siccità e le inondazioni, sono da annoverare come gli effetti di un Pianeta malato, posto sotto osservazione e cure. Una delle manifestazioni della Terra, preda della febbre, è proprio la diffusione di malattie rare ed incurabili, e di virus come l’attuale Pandemia.
La doppia strategia : la cura della pandemia e quella ambientale
Il Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha da tempo posto l’accento sulle politiche di cui l’Europa è promotrice, quali l’accelerazione, lo sviluppo, la produzione e l’accesso equo ai test, alle cure ed ai vaccini, contro il COVID 19, e l’approntamento di sistemi di allarme tempestivi e di controllo e mezzi d’intervento efficaci contro i nuovi virus. Ma la prevenzione di future crisi sanitarie scaturirà anche dalla costruzione di un Pianeta rispettoso dell’equilibrio naturale e delle biodiversità.
La Presidente della Commissione UE ha anche dimostrato di credere fortemente nell’obiettivo del Green Deal Europeo come “strategia di crescita verso una economia de – carbonizzata“. L’attuazione concreta del piano energetico europeo dovrà ovviamente avvenire in modo ampio e convergente. Solo così operando potrà attrarre anche i paesi meno sviluppati, i quali, per la loro parte, potranno aderire all’ iniziativa, a tutela della Casa comune, con convinto spirito di collaborazione.
Al G20 anche il sostegno ai Paesi poveri
Il coinvolgimento dei Paesi più poveri è l’altro argomento, pure prioritario e che richiede ancora ingenti sforzi, energie e sacrifici notevoli. Ed è quello consistente appunto nell’organizzare un sostegno, concreto e fruttifero, economico e finanziario, rivolto proprio ai Paesi più indigenti. Il Fondo monetario internazionale ha di recente assegnato diritti speciali di prelievo, di circa 650 miliardi di dollari, con lo spirito di rinvigorire le esauste riserve delle economie meno prospere. Altre deliberazioni, come la sospensione del servizio dei debiti e la cessione degli stessi diritti speciali di prelievo (DSP), dai paesi ricchi a quelli meno fortunati, probabilmente non serviranno a fare la differenza. E non saranno certo decisive al fine di ottenere il sospirato riequilibrio finanziario, a cui esse Nazioni emergenti convintamente mirano. La globalizzazione non ha sempre costituito il mezzo della redistribuzione della ricchezza mondiale, come era nelle premesse all’atto dell’ ingresso nell’era tecnologica.
Al G20 si affronterà il condono del debito
Altre misure, certamente ben più consistenti, si richiedono, anzi si invocano. Il condono del debito dei Paesi poveri continua ad incontrare forti resistenze presso le Nazioni concedenti con obiezioni e condizioni. Peraltro il convincimento politico sarebbe quello di fare accompagnare tali eventuali proposte di condono da atti di politica economica e monetaria, convergenti e coerenti. Atti che dovrebbero essere messi in cantiere nel caso specifico, dai paesi beneficiari.
Tale punto di vista urta o collide però con la sensibilità umana per il fatto che la somma delle lotte per “eliminare la povertà, la fame, l’ ignoranza e le malattie non dovrebbe solo creare dignità nazionale, ma anche difendere e mantenere la dignità dell’ uomo”(presidente J.F.Kennedy).
Anche Papa Francesco, di recente, ha voluto mettere in rilievo sostanzialmente lo stesso concetto, di difesa della dignità dell’ uomo, nella parte dell’allocuzione in cui ha messo in guardia che “ la vita dei popoli non è un gioco “, ma “ una cosa seria e riguarda tutti “ e non si può “ lasciare in balìa degli interessi di pochi od in preda a passioni settarie e nazionaliste”.
La tassazione del 5 % del patrimonio dei 500 uomini più ricchi del mondo
Non vi sono solo debiti, ma vi sono anche – come pure molto acutamente è stato osservato – crediti. La ricchezza non può essere solo dominio e patrimonio riservato a pochi e non deve essere neppure un fine. Ma un mezzo di sostegno, aiuto e solidarietà verso il prossimo. La proposta di introdurre una tassazione globale sul 5% del patrimonio delle 500 persone, più ricche del Pianeta, non deve essere intesa in senso penalizzante, ovvero punitivo o demagogico, in danno di alcuno. Ma come un passo in avanti nella direzione dell’ aiuto al fratello, da sostenere, difendere ed incoraggiare. Forse la tuttora presente Pandemia del Coronavirus, potrebbe servire a fare maggiormente riflettere, con più convinzione di prima, sulla povertà, vera e propria emergenza mondiale. Una emergenza che chiede però precise aperture, filosofiche e morali.
G20: conclusioni
Il G/20 del 30 e 31 ottobre a Roma ha l’ambizioso argomento in agenda. Esso dovrà collegare e congiungere, in maniera costruttiva ed organica, le tre P, come People, Planet e Prosperity. Questo importante progetto, che deve riuscire a riunire insieme, coordinandole con scrupolo, le risposte alle tre emergenze della Terra, ha la garanzia di approdare in porto, grazie all’impegno speso dall’Italia, Paese promotore di un sereno e costruttivo meeting, in cui la parola d’ordine dei lavori deve essere solidarietà. Il Paese ha, d’ altra parte, una tradizione lunga di mediazione diplomatica e paziente dialogo. Non mancheranno, quindi, la sensibilità e la tenacia nel ricercare e comporre le giuste soluzioni, in un quadro internazionale, quanto più possibile, coeso e condiviso.
Sebastiano Catalano