Recinzioni di filo spinato, telecamere di sorveglianza, scanner a raggi X, cancelli magnetici. Sono i lavori che la Grecia sta realizzando in alcune delle sue isole per bloccare i migranti che arrivano dal mare. Sono interventi finanziati con risorse della Unione europea.
La Polonia vuole realizzare una barriera di 180 chilometri così da blindare il confine con la Bielorussia e impedire l’ingresso dei migranti che il presidente Lukašėnka usa come armi improprie contro l’Ue. Costo dell’opera 353 milioni di euro.
Muri e recinzioni rischiano oggi di affossare l’Unione Europea e sfigurarne il volto, sepellendone i valori fondativi, la storia, l’anima stessa.
Papa Francesco nel suo ultimo viaggio apostolico ha voluto andare in Grecia e a Cipro anche per richiamare l’Europa a non tradire la propria identità. Sulla paura, la chiusura e il rifiuto dell’umano che bussa alla porta si alimentano peraltro i sovranismi e populismi che in questi anni sono cresciuti proprio contro l’Europa.
Oggi, dopo che la pandemia ha fatto vedere il carattere solidale della Ue, in più di qualche momento sembra che la Casa Comune possa crollare sotto il peso delle singole chiusure.
Il Papa esorta a non alzare muri
«La Comunità europea, lacerata da egoismi nazionalistici, anziché essere traino di solidarietà, alcune volte – ha notato con sofferenza il Pontefice qualche giorno fa in Grecia – appare bloccata e scoordinata ». Il Papa ha esortato «a una visione d’insieme, comunitaria, di fronte alla questione migratoria». «Non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti – ha avvisato ancora – ad aiutarne il progresso. E neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità».
Sulla gestione dei flussi migratori dunque l’Europa, più ancora che sulla difesa comune, o sulla ricostruzione economica, si gioca il proprio futuro. E anche la fedeltà ai valori che da sempre la caratterizzano. Oggi nel Pianeta ci sono almeno tre grandi modelli sociali, culturali e politici che si fronteggiano. Cioè quello delle autocrazie (innanzitutto cinese ma anche tusso e turco), quello Usa e quello dell’Europa.
Di fronte al dramma dei migranti non si può girare la testa dall’altra parte
Di fronte al dramma dei migranti all’Europa è chiesta una risposta alta, anzi altissima che rimetta al centro l’umano. E indichi nella fraternità il metodo per rispondere alle enormi sfide di questo secolo XXI. Su questi punti non dovrebbero esserci dubbi tra i credenti e invece la storia anche recente (anche di casa nostra) ci dice come in troppi e troppo di frequente si dimenticano l’evangelico “avevo fame e avevo sete”. E non si fanno problemi a girare la testa dall’altra parte.
Su tale argomento il presidente Mattarella ha recentemente ed efficacemente osservato che «è sconcertante quanto avviene in più luoghi ai confini dell’Unione. E’ sorprendente il divario tra i grandi principi proclamati dai padri fondatori dell’Ue e il non tenere conto della fame e del freddo a cui sono esposti essere umani ai confini dell’Unione europea. C’è un fenomeno di strano disallineamento, di incoerenza, di contraddittorietà – ha aggiunto -, tra i principi dell’Unione. Tra le solenni affermazioni di solidarietà nei confronti degli afgani che perdono la libertà, e il rifiuto di accoglierli».
La partita in corso, dunque, è decisiva e la Storia ne domanderà conto, e il parallelo di papa Francesco con la Shoah non è casuale.
Non è dunque esagerato fare propria la preghiera di papa Francesco. E chiedere che “il Signore risvegli la coscienza di tutti noi davanti a queste tragedie”.
Lauro Paoletto
direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)