E’ fatale che, in conseguenza di grandi eventi calamitosi, chi ha la peggio siano sempre le fasce più deboli della popolazione e le zone già svantaggiate. Così è anche questa volta, se il cosiddetto Decreto Rilancio, finalizzato a fare uscire il Paese dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid19, e quindi a farlo ripartire, dovesse essere convertito in legge così com’è per quanto riguarda l’art. 241. Esso prevede, infatti, che le risorse del Fondo Coesione e Sviluppo (quelle destinate in gran parte al Sud) possono essere destinate, a partire da febbraio e fino al 2021, a interventi di carattere nazionale, regionale e locale legati agli effetti del coronavirus.
Certo, la crisi nella quale è sprofondata l’Italia è gravissima, tanto che non si trovano paragoni nel dopoguerra; ma togliere risorse alle regioni meno sviluppate suona anche come un controsenso: tu, Sud, stai male, hai bisogno, normalmente, di aiuti di Stato più delle altre regioni d’Italia; ora però, per superare la crisi, facciamo come se questo divario economico non esistesse e dividiamo le risorse a voi destinate tra tutte le regioni del Paese, senza considerare i singoli bisogni. Questa sembra essere quella che si può chiamare la filosofia d’intervento del Decreto Rilancio. Che sa di grottesco.
Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), infatti, è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell’articolo 119, comma 5, della Costituzione italiana dell’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Queste finalizzazioni vengono, di fatto, sospese. E siamo alle solite. Perché, in effetti, era già successo nel passato. Quindi, non è una questione di destra o di sinistra, di centro o 5stelle, ma è il frutto di una trasversalità di interessi, che forse nulla ha a che vedere con il bene di un intero Paese stretto tra mille difficoltà.
Tutto questo avviene sotto gli occhi (e non possiamo pensare che non l’abbia saputo per tempo) del ministro per il Sud e nel silenzio di tanti deputati che “volevano cambiare il mondo”.
Noi che abbiamo a cuore e ci battiamo ogni giorno per l’uguaglianza, per la parità dei diritti di ogni genere, non possiamo permetterci di avallare tale posizione; come Consigliera di Parità della Regione Siciliana, a tutela di tutti, ma in modo particolare delle donne siciliane e delle nostre sorelle del Sud, manifesto con forza il mio dissenso. Questa scelta, che porterà nel Meridione meno fondi di quelli previsti esclusivamente per le zone svantaggiate, proprio in nome di una politica di coesione e sviluppo, avrà una pesante ricaduta sui livelli occupazionali del Sud, indiscriminatamente su uomini e donne, già provato da un indice di disoccupazione altissimo, sul rafforzamento e lo sviluppo delle infrastrutture e sulla mobilità della nostra terra.
Il mio dissenso per quella che può essere definita una distrazione di fondi, suona anche come un campanello d’allarme per il futuro della nostra terra, che esige un’attenzione particolare da parte dello Stato, perché singolare è il suo bisogno di buona politica. Che deve essere mirata alla partecipazione plurale di opinioni e alla gestione della Cosa pubblica in chiave di prospettiva circa le scelte che domani saranno dei nostri figli, considerando le enormi difficoltà nelle quali si dibatte normalmente quella terra bellissima che è la Sicilia, soprattutto in quanto all’occupazione.
Tutto ciò è possibile solo difendendo i nostri diritti costituzionali e ricordando come, fra questi, ci siano, per ciascun cittadino, quelli primari relativi all’uguaglianza e alla parità di trattamento in ogni campo.
Eppure, in questo panorama così difficile, io ho un sogno; un progetto di sviluppo con l’elaborazione di nuovi e avanzati obiettivi della nostra Sicilia in termini di competenza, merito e partecipazione di genere; obiettivo che si può conseguire solo insieme, mettendo a frutto il diritto della parità. Non per noi ma per il futuro dei nostri giovani.
Margherita Ferro
Consigliera di parità per la Sicilia