Giorgia Meloni è la prima donna che ricopre il ruolo di presidente del Consiglio. Uno dei ruoli più importanti all’interno della nostra Repubblica. Ma c’è chi considererebbe Giorgia Meloni la prima che è anche l’ultima. Ultima in quanto ultima donna ad aver ricoperto un ruolo tanto rilevante, preceduta da altre donne che hanno lottato per ottenere risposte, diritti e leggi. Ripercorriamo insieme la storia delle donne democrazia della Repubblica Italia, dalla prima e l’ultima.
Politica / Giorgia Meloni, la prima Presidente del Consiglio: chi l’ha preceduta
La prima donna della storia del parlamento repubblicano è Tina Anselmi. L’ultima Giorgia Meloni. A separarle ci sono anni e anni di storia repubblicana, ci sono lotte per diritti e riconoscimenti. Tina Anselmi, un’insegnante elementare che si è battuta per i diritti di lavoratori e lavoratrici, per la tutela del lavoro femminile e per la parità salariale. Le sue battaglie l’hanno portata a diventare la prima donna a far parte di un esecutivo, si batte fino a diventare Ministro del lavoro nel 1976 e Ministro della Sanità 2 anni dopo. Anselmi passa la vita a difendere i più deboli: un impegno per il quale, ancora oggi, tante e tanti di noi devono dirle grazie.
Lina Merlin: profilo controverso e d’impatto
Prima di lei c’è stata un’altra grande donna a cambiare drasticamente le sorti del nostro Paese. Lina Merlin, fautrice della “Legge Merlin”, ufficialmente registrata come “Legge 20 Febbraio 1958 n. 75”. La legge che ha cambiato la realtà della prostituzione in Italia, con cui si chiudevano e rendevano illegali le case chiuse. Tema aspramente dibattuto al tempo, consuetato su più fronti, ma di estremo impatto. Basta guardare il documentario di Pier Paolo Pasolini “Comizi d’amore”. Un’inchiesta i cui protagonisti sono gli italiani degli anni ‘60, alle prese con i cambiamenti radicali e la spaccatura tra Nord e Sud. Merlin, senza essere ministra, entra in Parlamento e cambia la storia. Da convinta antifascista Merlin fa la Resistenza nei “Gruppi di difesa della donna”, dopo la Liberazione, entra a far parte della direzione del partito. Nel 1946 è una delle costituenti: a lei si deve il profondo significato della locuzione “di sesso” nell’articolo 3, sempre importante ricordare e ripassare:
“Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Uno dei 12 articoli fondamentali che sancisce il principio di uguaglianza.
Politica / Giorgia Meloni Prima Presidente del Consiglio: le donne all’esecutivo e le svolte
A entrare nell’Esecutivo è Nilde Iotti. È lei, un’altra partigiana, la prima donna presidente della Camera. Iotti riveste questo incarico dal 1979 al 1992. Nella sua vita ha contribuito alla Resistenza come staffetta partigiana, distribuendo volantini, viveri, medicine e calze di lana a chi combatte il nazifascismo nell’Italia del Nord.
Ruolo importante come membro dell’Assemblea costituente, anni che costituiscono per lei una grande scuola di politica e di vita. Partecipa alla stesura della Costituzione della Repubblica, inizia una relazione molto discussa con il leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, e si impegna per la scrittura degli articoli 29-30-31.
Altri nomi estremamente rilevanti sono Franca Falcucci, donna con più incarichi; Rosa Russo Iervolino, democristiana poi transitata nell’Ulivo prima donna al Ministero dell’Interno. Si presenta alle elezioni amministrative di Napoli come Rosa Iervolino Russo, con il proprio cognome anteposto a quello del marito. Cinque volte ministra è Livia Turco. Protagonista del Movimento femminile, trasferisce in Parlamento l’impegno per la tutela dei diritti delle donne, in particolare sui temi del lavoro, della procreazione responsabile, della maternità, della regolamentazione degli orari e dei tempi di vita, del lavoro casalingo e dell’equilibrio di rappresentanza femminile negli organi elettivi e rappresentativi. Ricordiamo Irene Pivetti che nel ‘94, in seguito alla rivoluzione berlusconiana del panorama politico, come prima donna di destra e più giovane a presiedere la Camera dei Deputati.
Donne all’esecutivo dopo il 2000
Dopo di lei bisogna aspettare il 2013 per vedere un’altra donna assumere lo stesso incarico. Laura Boldrini viene eletta Presidente della Camera dopo una lunga carriera internazionale. Altra donna il cui impegno politico non è passato inosservato è l’ex Ministra della Sanità dal 1996 al 2000 e Ministra per le politiche per la famiglia dal 2006 al 2008, Rosy Bindi. Presidente del Partito Democratico dal 2009 al 2013 e presidente della Commissione parlamentare antimafia dal 2013 al 2018. È il simbolo delle donne libere e indipendenti, la testa d’ariete di chi combatte il modello “olgettine”, ospiti assidue della residenza di Silvio Berlusconi. Indimenticabile l’attacco dell’allora premier in diretta tv: “Lei è più bella che intelligente” dice Berlusconi a Bindi. “Evidentemente io non sono una donna a sua disposizione”, la sua risposta.
Emma Bonino è un volto importante per le donne della politica, donna che si è sempre battuta per l’ottenimento di diritti, leggi, aiuti e riconoscimenti. Da oltre 40 anni sceglie di stare dalla parte delle donne. Membro del Partito radicale dal 1975, più volte deputato, deputato al Parlamento europeo e commissario europeo, è un’importante attivista in varie campagne civili e umanitarie. Due volte ministro, è stata senatrice e vicepresidente del Senato dal 2008 al 2013.
La politica e le donne di oggi
Un’altra donna, con idee e orientamenti parallelamente opposti a quelli della precedente, è anche la prima presidente del Senato, nel 2018, Maria Elisabetta Alberti Casellati ricopre la carica nella XVIII legislatura. Si dice infatti contraria alla fecondazione eterologa, firma una proposta di legge per abolire la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e dichiara che il via libera alla pillola abortiva Ru486 «è un gravissimo errore, che strizza l’occhio alla cultura della morte». Si oppone fermamente alla “Legge 76/2016 Cirinnà” . Questa regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso, affermando che “la famiglia non è un concetto estensibile”.
Ma nella storia entra anche Annamaria Cancellieri, Ministro dell’Interno del governo Monti e Ministro della Giustizia, Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, con delega alle pari opportunità nel governo Monti, Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e poi con deleghe sulle Pari opportunità e le adozioni internazionali. Il governo con più donne della storia del nostro Paese è quello di Mario Draghi: 8 ministre in tutto, alcune delle quali sono conferme del governo uscente Conte II.
Giorgia Meloni: la prima, ma anche l’ultima
Perché la stampa, internazionale e nazionale, ha voluto specificare che Giorgia Meloni sia la prima presiedente del consiglio, ma anche quella più conservatrice che il nostro Paese abbia avuto dall’inizio della Repubblica? Leggendo di quante donne abbiano segnato e siano state fondamentali per il nostro Paese, quante di loro si siano battute per i diritti di tutti, per diritti delle donne, dei più poveri, delle minoranze, risulta sicuramente strano pensare che dopo di loro ci sia una persona che tutte queste cose le contesta.
Giorgia Meloni è la prima donna presidente del Consiglio perché prima di lei femministe, donne ex partigiane, donne che credevano nella libertà sopra ogni cosa, hanno lottato e hanno ottenuto il loro piccolo (nonostante immenso posto) nella Repubblica, così che Giorgia Meloni potesse oggi sedere a Palazzo Chigi, giurare su una Costituzione e godere dei diritti di madre, donna e cristiana che lei tanto ama ricordare.
Vittoria Grasso