Politica / Una “Democrazia senza partiti” per una crisi di rappresentanza?

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Può esistere una “Democrazia senza partiti”, un nuovo modo di far politica che pone al centro la persona, le sue competenze, il dialogo, la coerenza e il confronto delle idee? In una realtà democratica che va perdendo progressivamente la fiducia dei cittadini, è questa la proposta del neonato movimento “Democrazia senza partiti”. Formatosi il 30 maggio 2022 presso lo studio del Notaio Alessandro Parato di Torino, espone un progetto che intenderebbe sostituire la centralità delle scelte oggi effettuate nelle segreterie di partito. Propone un sistema che colloca, al centro, i Sindaci eletti dai cittadini, i Presidenti di Regione e il riconoscimento delle qualità personali dei candidati.

Politica / Movimento “Democrazia senza partiti”: perché?

È certo che i partiti svolgano un ruolo centrale nel funzionamento dei sistemi democratico-rappresentativi, mediando e facilitando la partecipazione dei cittadini alla vita politica. Queste importanti organizzazioni sono infatti dei veri e propri canali della rappresentanza. Essi, trasmettendo le molteplici richieste e preferenze espresse dalla società nelle sedi istituzionali, ne consentono la trasformazione in alternative politico-programmatiche generali nelle quali gli elettori si riconoscono.

Perché immaginare allora una democrazia priva di queste importanti “agenzie rappresentative”? La risposta sembra esserci fornita dall’elevata percentuale di astensionismo registrata in occasione delle elezioni del 25 settembre 2022. Non si è trattato tanto di scarso coinvolgimento nella vita politica, quanto più di una totale sfiducia verso le competenze ideologico-rappresentative dei nostri candidati.

Politica / Una democrazia senza partiti, tra astensionismo e rappresentatività?

Un così scarso afflusso alle urne è sintomo di un momento storico-politico che rivela una mancanza di idee nuove. Ma forse anche il ripetersi di ideali ormai troppo distanti da quelli propugnati dalle generazioni odierne. I nostri mediatori – i partiti – sembrano perdere il contatto con il popolo per inseguire formule che non possono restare le stesse. L’interesse a rappresentare appare momentaneamente accantonato di fronte al protagonismo di veri e propri gruppi di potere contrapposti. I quali si spostano verso una generalizzante ricerca del consenso quale mero prodotto politico. Viene quindi meno il principio base della democrazia, cioè quello di coniugazione tra rappresentanza e legittimazione.

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Logo del Movimento “Democrazia senza partiti”.

Il consenso come atto di fiducia degli elettori nei confronti del governo

In questo contesto, la figura del soggetto-elettore perde il suo reale potere di delegazione nei confronti di una classe dirigente la cui credibilità sembra progressivamente indebolirsi. Probabilmente a causa della necessità di elaborare politiche d’emergenza al fine di affrontare gli eventi inaspettati degli ultimi anni, ma senza dubbio siamo tutti reduci da un’esperienza politica in cui la diade consenso-coerenza ha subìto un notevole allentamento.

Il governo ha il dovere di essere coerente e di mantenere la parola data agli elettori che hanno prestato il loro consenso. “Il mandato politico – scrive Adriano Olivetti, – nella sua vera essenza, è solo e soltanto un atto di fiducia degli uomini in un uomo”. Come ha spiegato il filosofo Bernard Williams, il governo è un fondo fiduciario che stabilisce una relazione di truthfullness (fiducia) con il popolo. Nel momento in cui ciò non avviene, si affievolisce l’attendibilità intorno alle promesse che ci vengono avanzate e di conseguenza si registra un calo nella fiducia degli elettori.

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Politica / L’utopia di una democrazia senza partiti

Un sistema politico deve rispondere alle esigenze della società, andando compatto nel predisporre un necessario coordinamento di sforzi per un unico fine. Ma una tale prospettiva sembra essere lontana dalla realtà a noi contemporanea, tanto da fare maturare in alcuni il pensiero di una possibile “Democrazia senza partiti”. Ed è proprio questo, come ho già detto, il progetto esposto dall’omonimo movimento in onore delle riflessioni dello storico imprenditore Adriano Olivetti.

Roberta Lazzaro

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