Popolazione / I numeri ISTAT fotografano la grave crisi demografica

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Da circa 15 anni l’Italia sta affrontando una crisi demografica estremamente negativo, come fotografato impietosamente dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Un trend che certifica come, senza cambiamenti imminenti, il nostro paese sia destinato a morire sul piano dei numeri della popolazione. Si presume che la grave crisi demografica sia dovuta in primis alla bassa fecondità. Secondo l’ISTAT il movimento della natalità registra una considerevole controtendenza e i dati sul declino sono spaventosi. I primi cambiamenti sono stati evidenti già all’inizio degli anni ’90. In tutto questo la pandemia del covid19 ha accelerato la tendenza. La popolazione continua a decrescere, passando dai 59.2 milioni di abitanti dell’1 Gennaio 2021 alle prospettive di 57.9 milioni nel 2030. Quindi a 54.2 milioni nel 2050, fino a scendere sotto quota 50 milioni nel 2070.

Crisi demografica / I numeri ISTAT tra futuro e previsioni: che fine hanno fatto le famiglie numerose?

I dati pubblicati dall’ISTAT ci dicono che quello che è venuto a mancare nella struttura sociale del paese sono le famiglie numerose. Per le donne nate prima della guerra mondiale era comune, se non la norma, fare tre o più figli. Ora il problema presuppone la volontà o la possibilità di fare figli, ma in ogni caso pregiudica per lo più quella di farne molti. Per cui le famiglie numerose, con tre, quattro o ancora più figli, ormai sono una rarità. Attualmente siamo scesi alla media di 1,17 figli per donna. Dunque molto più comune un figlio che due, causando sempre di più la distanza tra una generazione e l’altra.

Le parole di Papa Francesco

A proposito, Papa Francesco è intervenuto agli Stati generali della natalità nell’auditorium di Via della Conciliazione a Roma. “Senza natalità non c’è futuro. Se riparte la famiglia riparte tutto” ha affermato. A parere del pontefice, sembriamo diventati un paese molto individualista: ciascuno pensa a stesso meno che a eventuali figli. Gioca un ruolo anche l’educazione, ormai viene trasmessa diversamente: si pensa di educare i figli preoccupandosi unicamente del loro progetto individuale. Ma così si tralascia di renderli abili nelle relazioni, di abituarli ad accettare le differenze e perdonare l’altro. Sarebbero queste, per Francesco, le basi per una rinascita della vita sociale che si devono sviluppare all’interno della famiglia.

ISTAT / Italia in crisi demografica: le previsioni a 20 anni

“Inverno demografico” è un termine coniato da alcuni sociologi per descrivere l’invecchiamento, ovvero l’aumento dell’età media, della popolazione. Nel giro di vent’anni, in Italia si prevede un aumento del numero di famiglie. Si passerà da 25.2 milioni nel 2021 a circa 26.2 nel 2040, ma evidentemente con un numero medio di componenti in calo. Cioè le coppie con figli, che oggi rappresentano un terzo delle famiglie totali, nel 2040 potrebbero arrivare a rappresentare un quarto. Le coppie con figli si ridurrebbero sostanzialmente passando dal 32.5 % al 24.6 % del totale delle famiglie. Di conseguenza le coppie senza figli potrebbero numericamente sorpassare quelle con figli entro il 2045.

ombra famiglia crisi demografica

Le famiglie monoparentali sembrerebbero destinate ad aumentare, a causa dell’instabilità coniugale sempre più diffusa. L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole. Il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale determina un numero crescente di individui e genitori soli.

ISTAT / Crisi demografica: preoccupazioni e conseguenze

Innanzitutto il deficit demografico preoccupa per le generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza all’emergenza di quanti vivono soli. Cambiando la struttura demografica della società, dovranno cambiare anche le sue regole di funzionamento e ci si augura un sistema di incentivi economici. Come sottolinea l’Istat, ci potrebbe essere però anche un aspetto positivo: l’aumento del numero di anni vissuti anche in buona salute potrebbe consentire alle persone di svolgere più a lungo un ruolo attivo nella società. Non solo intervenendo nella cura dei nipoti e fornendo così un cruciale supporto al sistema economico, ma anche partecipando più a lungo, se in condizione, al ciclo produttivo.

Sofia Terranova