La pandemia da Covid 19, che ha flagellato il mondo negli ultimi due anni, ha messo in luce atti di eroismo e di miserie con cui bisogna fare i conti per leggere la realtà, comprendere le storture, cercare di porvi rimedio.
Nella prima fase acuta della pandemia, quando ancora il vaccino era una speranza, abbiamo tutti creduto che la pandemia avrebbe potuto migliorarci. Scoprendo il senso di comunità, il valore della famiglia, l’importanza dello Stato sociale e quindi del diritto universale alla salute. Scoprendo la delicatezza del Creato ormai saccheggiato in ogni continente per produrre beni ed alimentare un consumismo indotto.
Questo arricchisce pochi e condanna molti all’illusione di una felicità legata al possesso di beni. Ma, al contempo, ad un impoverimento delle risorse naturali, a un inquinamento massivo che ha prodotto cambiamenti climatici che stanno scolvongendo la vita sul pianeta.
In questo periodo abbiamo potuto ammirare quanti, tra gli operatori sanitari, hanno dato persino la loro vita per curare i pazienti contagiati. Ma anche le forze dell’ordine, volontari, funzionari e dipendenti pubblici che hanno cercato in tutti i modi di organizzare reti di protezione per i cittadini, continuare a fornire i servizi essenziali.
In pandemia sciacallaggi e truffe
In tutto ciò bisogna anche registrare episodi di sciacallaggio, di truffe ai danni dello Stato da parte di chi commercia presidi sanitari indispensabili per affrontare la pandemia, che ha lucrato più del dovuto. Abbiamo anche visto tanti, nel pubblico e nel privato, che hanno approfittato dell’emergenza per farsi da parte. Per non rischiare, eclissarsi sfruttando le norme emergenziali sul lavoro e sulla vita sociale che creano distanze per evitare facilità di contagio. Ma per molti possibilità di evadere dal lavoro ed impegno responsabile.
Abbiano anche saputo (e ci siamo scandalizzati non poco) di infermieri e altri operatori sanitari che si sono prestati a praticare vaccinazioni fasulle. E anche falsificare documenti relativi appunto a immunizzazioni inesistenti.
A parte ciò, preoccupa non poco che, malgrado la pandemia, a distanza di due anni dal suo inizio, il nostro sistema sanitario nazionale è in affanno. I medici e gli infermieri sono esausti da turni massacranti, manca personale ausiliario. La medicina territoriale non si occupa di visite, prevenzione, quindi della salute, ma delle cure, ossia dei sintomi, a danno avvenuto.
Il taglio di oltre 200 mila posti letto avvenuto negli ultimi 20 anni, con la soppressione di molti piccoli ospedali, ha certamento determinato il peggioramento dell’assistenza sanitaria nelle zone periferiche. E nelle aree più povere del Paese, con il progressivo arretramento del diritto universale alla cura sancito dalla Costituzione.
A due anni dalla pandemia siamo ancora in emergenza
Siamo ancora in emergenza, il numero dei posti nella rianimazione non è affatto tranquillizzante (in Germania 30 mila posti letto contro gli 8 mila circa in Italia), negli ospedali i medici rischiano di dovere scegliere di salvare i giovani, destinandoli agli insufficenti posti in rianimazione, trascurando gli anziani.
Incredibilmente, accade che, anzichè potenziare l’organico, negli ospedali si è fatta la scelta politica di non investire nella sanità risorse tali da garantire a tutti livelli essenziali di assistenza e cura. Così si rischia di sacrificare, sull’altare della riduzione del debito pubblico, migliaia di anziani oggi, domani possibilmente i malati non autosufficienti le cui cure sono troppe onerose ed insostenibili in periodi di crisi. Quindi si rischia di sacrificare i poveri e i disoccupati, considerati un “peso” della società, infine i diversi. Succede sempre così quando subentrano gravi crisi economiche e sociali.
Non è una provocazione la mia, quella della eugenetica sanitaria, ossia della soppressione indiretta di chi è ritenuto un peso per la società capitalistica. Dove l’avere conta più dell’essere, dove ancora il parametro della ricchezza è il Pil (Prodotto interno lordo). E non il welfare universale, la felicità e la salute delle persone, la salubrità e la ricchezza ambientale.
La pandemia provoca una selezione nelle cure sanitarie
Con l’emergenza pandemica, già una selezione di chi riceve le cure, è in atto. I poveri, in particolare, sono esclusi dalla prevenzione, dalle cure a pagamento, sono costretti a file interminabili per gli accertamenti di alta diagnostica o per le visite specialistiche. E non potendo pagare di tasca rinunciano a diagnosi e cure. Dei fondi europei che utilizzeremo per sostenere la ripresa dopo un periodo economico difficile, solo una minima parte, 17 miliardi, sosterranno il Welfare, troppo poco. Già i cittadini spendono 40 miliardi per la sanità privata, non trovando risposta in quella pubblica.
Nei prossimi anni ci giochiamo tutto: democrazia, Welfare State, quindi diritti universali. Non perdiamo la speranza ma vigiliamo. Tutte le persone di buona volontà non smettano di lottare, in ogni campo, per affermare la libertà, giustizia, promuovendo valori umani di solidarietà.
Orazio Maltese
Volontario Misericordia
e Cittadinanza Attiva Acireale