Premio Andò – 3 / Incontro su Rosario Romeo, grande storico del Novecento

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Davanti ad una folta presenza di studenti si è tenuto nell’Aula Magna dell’I.T.C. Geometri “Colajanni” di Riposto il terzo incontro culturale del Premio B. Andò con argomento  “La storia e la Sicilia. Rosario Romeo e il suo tempo”. Una nota stampa ne illustra lo svolgimento.

La nostra scuola – ha affermato la dirigente scolastica Rosalba Mingiardi è stata sempre aperta a questo tipo di eventi che comportano lo studio della storia e della nostra sicilianità. Il sapere promosso dall’istituzione scolastica deve essere sempre trasversale,  legato sia all’ambito scientifico che umanistico. Quindi – ha concluso – siamo ben felici di partecipare a questo premio. I ragazzi sono altrettanto contenti di potersi mettere in gioco facendo tesoro delle conoscenze e delle competenze di questi qualificatissimi relatori”.relatori incontro su Rosario Romeo

L’intervento di Alberto Cardillo

E’ intervenuto, collegato da remoto, Alberto Cardillo, capo di Gabinetto dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana. Egli ha portato i saluti e l’apprezzamento del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e dell’assessore regionale Francesco Scarpinato.

Rosario Romeo – ha esordito Cardillo – è stato uno dei più grandi storici italiani del Novecento che ha capovolto l’approccio storiografico del risorgimento di stampo prevalentemente gramsciano come “rivoluzione mancata” e ha sempre approfondito un’analisi storica lucida e oggettiva. E’ stato un uomo libero che ha pagato un alto prezzo per il suo modo di pensare e di scrivere e non ebbe una vita accademica serena.
Bisogna ricordare – ha concluso Cardillo – che abbandonò l’insegnamento all’Università La Sapienza per le minacce di morte ricevute e interruppe persino la sua collaborazione giornalistica con il ‘Corriere della Sera’ scontrandosi con la linea editoriale del giornale”.

Relatori in videoconferenza
Relatori in videoconferenza

L’intervento di Claudio Signorile

Sempre collegato da remoto, anche il più atteso relatore della giornata, Claudio Signorile, ex ministro e docente universitario.  Egli ha definito Rosario Romeo come “lo storico più importante della seconda metà del secolo scorso e dei primi vent’anni di questo secolo”. “Uno storico a tutto tondo, che fu autore di saggi sull’Italia e sull’Europa dell’800 e del ‘900 – ha soggiunto Signorile.  – Oltre ad essere una grande figura del meridionalismo colto, vitale attivo e della storiografia applicata”.

“Rosario Romeo – ha proseguito Signorile- fece una carriera brillante prima a Napoli sotto l’influenza della scuola di Benedetto Croce e dopo sotto le ali protettive di Federico Chabod mise le radici in quella che è diventata la scuola storica contemporaneista di cui fece parte anche Renzo De Felice”.
L’esperienza che ho compiuto con Rosario Romeo, di cui sono stato per 10 anni assistente universitario, è stato un elemento di accrescimento culturale e morale per la mia persona.
Romeo visse negli anni contradditori della stagione universitaria del ‘27 politico’– ha concluso l’ex Ministro. –  Cioè di questa idea che si dovesse studiare senza avere giudizi, senza essere riconducibili ad una verifica di merito. Tutto ciò rappresentava l’opposto del suo ideale didattico e di quello di altri docenti”.

Rosario Romeo, una coscienza critica e attenta

Roberto Tufano, docente di Storia moderna, ha riaffermato che “Rosario Romeo ci lascia una grande eredità sulla cultura del meridionalismo. Oggi non ci sono personaggi che rappresentano le istanze del mezzogiorno. E la questione meridionale non può essere cancellata nel dibattito politico e culturale come si tende a fare oggi”.

Salvo Andò ha chiuso gli interventi dei relatori ricordando “la grande lezione di coerenza di Rosario Romeo. Spesso lo storico ha assunto posizioni impopolari e difficili in cui però credeva profondamente. E colpiva molto il valore che attribuiva alla cultura come fatto essenziale per potere avere società realmente emancipate.
Nelle polemiche che ingaggiava non è stato mai animato da sentimenti di settarismo. E’ stato veramente un intellettuale liberal democratico – ha concluso. –  Una coscienza critica e attenta che insorgeva ogni qualvolta si metteva in discussione la democrazia liberale e lo stato di diritto”.