E’ poi intervenuta Lea D’Antone, ordinario di Storia contemporanea all’università “La Sapienza” di Roma. La prof.ssa ha sottolineato che parlare di Mezzogiorno senza meridionalismo significa “studiare bene il Sud nella sua realtà e fuori dalla ‘gabbia ideologica’ in cui è stata costretta a lungo da un certo meridionalismo che ha guardato al Mezzogiorno solo come luogo di ‘problematicità’ e sottosviluppo economico. Come area di arretratezza sociale e culturale, di mafiosità e corruzione, incapace di fornire una classe dirigente”.
Sul fatto se sia possibile rilanciare il Mezzogiorno con un nuovo pensiero meridionalista Andò ha soggiunto che “occorre un meridionalismo. Tenuto conto che delle politiche di coesione adesso si occupa l’Europa, e bisogna fare i conti con l’U.E. Ma le Regioni meridionali possono fare la loro parte cercando di fare massa critica, cosa che non riescono a fare attraverso la Conferenza delle regioni”.
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