Dopo 70 anni stiamo ancora discutendo sulla possibilità di avere o meno un Presidente della Repubblica donna. Ci sono donne che meritano ampiamente di fare il Presidente della Repubblica e dovrebbero esserci uomini disposti ad eleggerle. Sarebbe un bel segnale anche contro la violenza sulle donne.
In queste ultime settimane si è aperto un dibattito sulla possibilità che il prossimo Presidente della Repubblica sia una donna. Oltre ai nomi che girano da tempo di uomini come Mario Draghi, Silvio Berlusconi, Paolo Gentiloni, Pierfedinando Casini ci sono anche quelli di donne. Parliamo di Emma Bonino, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Marta Cartabia, Anna Maria Tarantola, Anna Finocchiaro e Rosy Bindi. I nomi delle possibili candidate sono sempre gli stessi. In realtà, non vorrei soffermarmi su questo aspetto, perché è davvero imbarazzante e sconcertante.
Un Presidente donna / Un segnale forte contro la violenza
Dopo 70 anni stiamo ancora discutendo sulla possibilità di avere o meno un Presidente della Repubblica donna. Ci sono donne che meritano ampiamente di fare il Presidente della Repubblica e dovrebbero esserci uomini disposti ad eleggerle proprio in un sistema paritario. Invece ciò che emerge è l’esatto contrario. Il 25 novembre, come ogni anno, si è celebrata la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne e il Capo dello Stato, Sergio Mattarella ha ribadito come il dialogo e il rispetto possono sovvertire questa pericolosa tendenza.
Un discorso molto bello quello di Mattarella che invita a non accettare la logica dei numeri e a non accettare l’idea di contare il numero degli omicidi. Stiamo parlando di esseri umani, di donne con un cuore e un anima che hanno perso la loro vita perché qualcuno ha deciso che dovevano morire. Molto spesso, si tratta di mariti o fidanzati che si impossessano della vita della donna che hanno accanto. Non è amore, ma possesso e ossessione che arriva alle estreme conseguenze.
Sensibilizzare contro la violenza
Da uomo ho provato profonda vergogna leggendo le notizie relative ai tanti femminicidi. Una violenza inaccettabile, ingiusta e indescrivibile. Sì, perché le parole non possono esprimere lo sdegno che si prova di fronte a situazioni di questo tipo. Proprio per questo motivo mi sono mobilitato e sono andato nelle scuole. Ho parlato con tanti ragazzi e con tante ragazze; partecipato a diverse iniziative, organizzate da diverse associazioni tra cui il Lions Club Agrigento Valle dei Templi. Ho anche cercato di far passare un messaggio forte rispetto all’uso delle nuove tecnologie.
Un uso scorretto delle nuove piattaforme social può diventare pericoloso. Tanti sono i fenomeni preoccupanti della rete: il cyber bullismo, il sexting, il revenge porn e il body shaming. Come se non bastasse a questi si aggiunge il fenomeno degli haters, degli odiatori seriali, che si accaniscono contro le loro vittime. Questi fenomeni coinvolgono maggiormente le donne e possono sfociare in eventi drammatici. Quasi quotidianamente i media ci riportano casi di donne che prima sono state molestate e poi uccise.
I pericoli della tecnologia
A proposito di nuove tecnologie si è espresso anche il filosofo Galimberti che raggiunto da Adalgisa Marrocco, giornalista di Huffingtonpost, ha dichiarato: “L’eccessiva digitalizzazione della scuola può generare una variazione nella capacità di pensare dei più giovani. Sappiamo che il computer insegna a ragionare con il codice binario 0/1: forse è per questo che i ragazzi, posti davanti a un interrogativo, sanno dire solo ‘sì’, ‘no’ o al massimo ‘non so’. O, se vengono invitati a esprimere il loro parere su questioni importanti, si dichiarano spesso semplicemente ‘favorevoli’ o ‘contrari’, senza mostrare sforzo di articolazione o problematizzazione. Le loro sono risposte dicotomiche, da codice binario”.
Una generazione che sa dire “si” o sa dire “no” senza riflettere. I social ci stanno abituando a questo e noi non dobbiamo far passare questo messaggio. Dobbiamo ragionare, capire e ragionare sugli interrogativi che la vita e la società ci pongono. E ancora ha aggiunto Galimberti: “Le persone sono ormai abituate a parlare attraverso lo schermo dei computer e dei cellulari invece che vis-à-vis. I rischi che i ragazzi corrono sono effetti di ‘de-realizzazione’, per cui non sempre è facile distinguere tra reale e virtuale, e di ‘de-socializzazione’, dovuta alla solitudine tipica di chi vive e comunica esclusivamente attraverso la rete”.
Un uso consapevole / Distinguere tra reale e virtuale
Io mi trovo perfettamente d’accordo con la visione di Galimberti, poiché è diventato davvero difficile distinguere la vita reale da quella virtuale. Non conoscere la differenza tra la sfera on line e off line può rivelarsi fatale per le adolescenti che si fidano delle persone conosciute dietro ad uno schermo. Ecco, che diventa importante educare le nuove generazioni ad un uso consapevole del Web, ma soprattutto è necessario educare alle emozioni, al rispetto, ai sentimenti. Galimberti: “I ragazzi vanno educati in modo che possano capire e percepire la differenza che esiste tra corteggiare una ragazza e stuprarla. Educare, poi, vuol dire anche portare al sentimento”.
Non abbiamo bisogno per ottenere dei like di far parte di gruppi che sono omogenei e che spesso ci inducono a non pensare e ad aggregarci. Gruppi che in alcuni casi nascondono insidie, dove non esiste il rispetto dell’altro e in particolar modo della donna. Bisogna lavorare ancora moltissimo rispetto alla cultura contro la violenza sulle donne. Nonostante tutto quello che è stato fatto, in termini legislativi, nonostante le iniziative di prevenzione, non si riesce a fermare questa ondata di omicidi. Si parla quasi di una donna uccisa ogni giorno nel nostro paese. Non possiamo permettere che si proceda ancora in questa assurda direzione.
Penso che eleggere un Presidente della Repubblica donna sarebbe un bel segnale. Auguriamoci un futuro migliore senza violenza e più rispetto del prossimo.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.