Il progetto Early Occupation of Sicily (EOS) sta cercando di esplorare le dinamiche di mobilità dei primi Sapiens della Sicilia. La Sicilia è un’isola considerata tra le prime a essere occupata dall’uomo durante il periodo del Paleolitico superiore in Europa. La ricerca sulla preistoria siciliana ha certamente una lunga tradizione ma gran parte delle indagini si è concentrata sulle coste nord dell’isola. Gli studi hanno infatti trascurato altre aree come il sud-est siciliano, che potrebbe rivelarsi cruciale per comprendere meglio le prime fasi dell’occupazione dell’isola. La sua posizione strategica potrebbe infatti aver avuto un ruolo cruciale nei movimenti migratori dei primi Homo sapiens nel Mediterraneo.
Il progetto internazionale Early Occupation of Sicily (EOS), avviato nel 2022, cerca di colmare questa lacuna, concentrandosi in particolare sulla parte sud-orientale dell’isola, nelle province di Siracusa e Ragusa. Il team di ricerca è coordinato dall’archeologa siciliana Ilaria Patania della Washington University a St.Louis con la collaborazione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Siracusa e della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Altri ricercatori che hanno partecipato allo studio provengono dalla University of Connecticut, dall’University of Haifa e dalla Princeton University. Fanno parte del gruppo anche Sara Zaia (indipendente) con le collaborazioni di Minniti, Gianni Insacco e Agatino Reitano (Museo Civico di Storia Naturale di Comiso), Fabrizio Antonioli (Cnr), e i gli scienziati cittadini Sebastiano Di Mauro e Fabio Portella.
Sulle tracce dei primi Sapiens della Sicilia / Gli esiti di Early Occupation of Sicily (EOS)
I primi risultati dello studio multidisciplinare sui primi “Sapiens” siciliani sono stati pubblicati lo scorso 9 ottobre sulla rivista scientifica Plos One. Gli studiosi hanno preso in esame oltre una ventina di grotte della Sicilia sud-orientale. Il programma mira infatti a esplorare e ricostruire le dinamiche di mobilità dei primi abitanti dell’isola, tramite un’analisi sia dei siti terrestri che di quelli sommersi. L’approccio utilizzato è multidisciplinare e associa il lavoro sul campo all’analisi di collezioni museali e dati storici, ma anche interviste a sub e pescatori locali. Le prime evidenze di occupazione umana in Sicilia risalgono al Paleolitico superiore, periodo dai mille interogativi, che segna la fine dell’era glaciale e l’inizio di un periodo di riscaldamento globale che trasformò radicalmente i paesaggi e gli ambienti terrestri.
Sulle tracce dei primi Sapiens della Sicilia / L’innovazione di EOS
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la combinazione di diverse metodologie di ricerca. Fra queste è rilevante il riutilizzo di dati archivistici e lavori di archeologi amatoriali raccolti tra il 1870 e il 1990, considerati raramente negli studi più recenti. Il progetto ha previsto anche una serie di indagini sul campo, sia terrestri che subacquee, per scoprire nuovi siti e analizzare quelli già noti. Il team di ricerca ha identificato tre nuovi siti archeologici: due terrestri e uno parzialmente sommerso. Gli studiosi hanno rilevato questi luoghi grazie all’utilizzo della tomografia sismica, una tecnica che ha consentito di esplorare i sedimenti senza danneggiarli. Utilizzando setacci di precisione, i ricercatori hanno recuperato nuovi materiali, tra cui strumenti litici e resti faunistici.
Sulle tracce dei primi Sapiens della Sicilia / L’approfondimento di siti già conosciuti
Tramite il progetto EOS sono stati riscoperti siti paleolitici già noti ma mai studiati a fondo come quelli di Pedagaggi, Campolato Sud e Grotta Corruggi. Inoltre, il progetto ha realizzato l’esplorazione della zona costiera tra Brucoli e Siracusa per identificare paesaggi sommersi che potrebbero aver ospitato insediamenti preistorici.
Analizzando i materiali litici recuperati dai vari siti, i ricercatori sono in grado di tracciare i movimenti dei gruppi umani. E’ possibile anche ricostruire i modelli di insediamento e di sfruttamento delle risorse.
Le prime analisi del sito di Pedagaggi hanno rivelato che la maggior parte degli utensili litici rinvenuti provengono da fonti lontane. I gruppi umani erano quindi probabilmente cacciatori-raccoglitori in grado di percorrere lunghe distanze per raccogliere risorse come la pietra per la fabbricazione degli utensili.
Questa mobilità potrebbe essere stata facilitata dalla presenza di paesaggi ricchi di risorse naturali ma anche dalla possibilità di attraversare il mare quando le condizioni lo permettevano, utilizzando tecniche di navigazione primitiva.
Il progetto EOS sta contribuendo a migliorare la nostra comprensione della preistoria della Sicilia, ma non solo. Offre anche nuovi spunti per riflettere sul ruolo delle isole nel più ampio contesto degli spostamenti umani in Europa e nel Mediterraneo. La Sicilia potrebbe rivelarsi una chiave fondamentale per comprendere meglio le dinamiche migratorie, gli adattamenti ambientali e la complessa interazione tra esseri umani e natura nelle prime fasi della nostra storia.
Maria Maddalena La Ferla