Descrizione
Le costruzioni in pietra lavica del territorio jonico etneo – Immagini e scorci di tradizioni e attività, è il volume firmato da Sebastiano Costanzo, in arte “Oliver”, ed edito grazie alle Edizioni VdJ, l’offerta della Voce dell’Jonio in qualità anche di editrice.
Sebastiano Costanzo / Le costruzioni in pietra lavica del territorio jonico etneo
Il volume rappresenta una ricca fonte di foto, raccolte in diversi anni, che narrano la storia del territorio Jonico etneo. A farla da padrone troviamo la pietra lavica, frutto dell’Etna, gioia e dolore di tutti coloro che nei secoli hanno vissuto attorno alle pendici del Vulcano. Territorio nel quale tutti gli abitanti hanno usufruito dei benefici della sabbia vulcanica. E anche della fatica di vivere sulle pendici di un vulcano attivo e sempre pronto ad emettere lava e lapilli. La maestria che gli uomini hanno sempre avuto ha portato, sin da tempi antichi, all’utilizzo della pietra vulcanica. Usata per la costruzione di strade, edifici (umili o sontuosi) o di mascheroni decorativi degli stessi palazzi nobiliari.
Un tributo a storia e tradizioni di Sicilia
Il libro ha una ricca struttura che abbraccia diversi aspetti del territorio, come le case rurali con i servizi a queste utili, le cisterne che raccoglievano l’acqua piovana, le strade di campagna. Notevole la presenza di immagini che rappresentano i palmenti, edifici numerosi nelle nostre zone jonico-etnee. I quali sono testimonianze illuminanti del fermento che c’era in questi luoghi per quanto riguarda la coltura della vite e della sua trasformazione in vino. E poi le botti, costruite con la maestria degli artigiani dove il vino riposava e fermentava fino a San Martino. Tra queste foto, fanno breccia, immagini di animali utilizzati come forza lavoro. Ed anche personaggi dediti alla preziosa fatica degli artigiani: fabbri, soprattutto, ma anche scalpellini, ricamatrici, falegnami, contadini, artisti.
Tutte le foto sono corredate da una didascalia ad opera dello stesso autore che, anche con carenze grammaticali, spiegano come ogni foto rappresenti un momento della vita rurale della nostra terra. Altri soggetti importanti delle foto, risalenti alla fine dell’ottocento, sono gli altarini, prodotto della fede popolare e ancora ad oggi fruibili ai più. E’ chiaro, però, che l’autore ha voluto raccontare la vita dei contadini, uomini comuni. Oltre all’interesse per i grandi palazzi con i vistosi mascheroni e le inferriate in ferro battuto. Ancora oggi, in giro per le nostre strade di campagna, anche se in uno stato, spesso, di abbandono, le case rurali, i palmenti e, soprattutto, le strade ci narrano le nostri origini. Protagonisti erano i poveri contadini che attraverso sofferenze e privazioni sbarcavano il lunario per il giusto sostentamento di tutta la famiglia.