Progetto Zeffirino – 3 / Un cd, un testo teatrale e un film per far conoscere al mondo il giovane beato argentino

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In Italia c’è chi lavora per fare conoscere al mondo la figura di Zeffirino Namuncurà, del quale è in corso il processo di canonizzazione, che dovrebbe portare alla proclamazione della santità del giovane argentino, morto mentre si preparava nella famiglia Salesiana a diventare sacerdote, poi dichiarato Beato, l’11 novembre del 2007 a Chimpay, da Papa Benedetto XVI.

Zeffirino studente nell’Istituto salesiano

E così, dopo, la posa del monumento che lo raffigura nell’istituto di Villa Sora a Frascati, sua residenza negli ultimi anni di vita, inaugurato il 5 novembre 2011 dall’allora segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e  dagli oltre cinquanta vescovi concelebranti, tra i quali il Primate argentino, cardinale Jorge Mario Bergoglio, a breve verrà avviato il “Progetto Zeffirino”. Progetto ideato e realizzato da Roberto Scardella e Tommaso Sbardella, cooperatori salesiani e insegnanti nell’Istituto di Frascati, che, affascinati dall’esempio di questo giovinetto ed ancor più incentivati dalle parole illuminanti che Papa Francesco espresse nell’incontro del 21 giugno 2016, nella Basilica di Santa Maria Ausiliatrice a Valdocco, hanno realizzato, il primo, un bozzetto in bronzo (dopo avere scolpito la grande statua di Zeffirino di Villa Sora) che ritrae, in miniatura, Namuncurà a cavallo, il secondo un cd insieme col maestro Roberto Gori, compositore e direttore di coro e autore dei brani musicali, dal titolo “Il Principe della Patagonia”, nonché una versione teatrale e un film. Tutto per raccontare, a partire dalla prima missione salesiana in Patagonia, la vita e le virtù del giovane mapuche cresciuto nel duro ambiente della pampa, con l’obiettivo di promuovere i valori fondamentali per la crescita culturale, morale, religiosa dei giovani, in un periodo, come quello attuale, di particolare emergenza educativa.

L’idea di Scardella e Sbardella, intanto,  è quella di essere ricevuti dal Santo Padre per donare la statua  e avere la benedizione e consigli utili per coloro che porteranno avanti questo progetto soprattutto in Argentina, perché il fine ultimo di questa complessa iniziativa è sostenere, con il ricavato del disco, dell’opera teatrale e dell’eventuale film, l’opera missionaria delle suore Bonaerensi di San Giuseppe per aiutare i bambini poveri, “Hogar San Josè de Muniz” (San Miguel Argentina) . Inoltre, verrà donata anche una riproduzione in cristallo con all’interno l’immagine tridimensionale di Zeffirino al Cardinale Comastri.

Roberto Scardella e Tommaso Sbardella, i due cooperatori salesiani impegnati a far conoscere Zeffirino nel mondo

Roberto Scardella e Tommaso Sbardella,  seguendo le orme del Santo Padre, vorrebbero lanciare, presentando la figura di  Zeffirino, un chiaro messaggio, ovvero quello di credere nei giovani, di riscoprire la fecondità dell’evangelizzazione che fa fiorire tutto ciò che vi è di umano, che si presenta come valido contributo metodologico nel campo educativo. Su questo si basava la fede del beato, che si pone quale macchina di metamorfosi sociale, vitalità che può essere utile ad arricchire la storia. Una santità che corrisponde con il quotidiano e si trasferisce nell’esistere completamente, fattivamente.
Zeffirino, infatti, comunica attraverso la bontà di cuore e la serietà del suo impegno. Un fanciullo che può candidarsi come un esempio per i giovani, frutto di una spiritualità giovanile di chiaro stampo salesiano, un misticismo fatto di brio, compimento dei propri doveri, di un offrirsi al prossimo. Zeffirino è la dimostrazione di come i missionari mandati da don Bosco sono riusciti a rifare quello che quest’ultimo aveva fatto a Valdocco. Zeffirino, a soli 19 anni ci lascia una grande eredità, ricca di insegnamenti. La storia intensa di Zeffirino, spesso drammatica, è un cocktail di dolore, gaiezza, ansie ma tanti desideri, primo tra tutti quello per il suo popolo, sentimenti che, durante la sua fanciullezza, si incontrano con il Vangelo per poi sfociare in una grande fede e trovare in essa la chiave di lettura e di svolta per fare regnare la pace. Come direbbe Papa Francesco: “La presenza di Gesù si trasmette con la vita e parla il linguaggio dell’amore gratuito e concreto”.

Zeffirino fa parlare di sé, quasi come ad invitarci  a seguirlo e non limitarci solo a guardarlo, anche quando ci si reca nella Basilica Vaticana; e già perché è lì che il mapuche è stato raffigurato; accedendo in Basilica e sollevando gli occhi, a destra della navata centrale nell’ultima nicchia, si trova  l’ imponente statua di San Giovanni Bosco che  indica l’altare e la tomba di San Pietro e, proprio a fianco a lui, si trovano due giovinetti, gli unici presenti, uno dalle sembianze singolari dei popoli sudamericani e l’altro dai lineamenti europei, Zeffirino Namuncurà e Domenico Savio.

Maria Pia Risa

 

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