È partito l’invito a partecipare al convegno del decennio. Dopo Roma, Loreto, Palermo e Verona, appuntamento nel capoluogo toscano. La consapevolezza di dover affrontare una crisi antropologica cui rispondere con la fede. Sulla scia di Papa Francesco: “Il credente non è arrogante: lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la strada del dialogo con tutti”. A partire dai temi “della famiglia, della cultura, dell’economia, della politica, della convivenza sociale, della custodia del creato, della pace”
“Solo una Chiesa che si rende vicina alle persone e alla loro vita reale pone le condizioni per l’annuncio e la comunicazione della fede”. È il presupposto da cui parte l’“invito” al prossimo Convegno ecclesiale nazionale, che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 sul tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. “L’atteggiamento che deve ispirare la riflessione è quello a cui richiama quotidianamente Papa Francesco”, scrivono i vescovi: “Leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore che Gesù ci ha insegnato”. “Attingendo alla tradizione vivente della fede cristiana – si legge nell’introduzione, firmata da monsignor Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio – intendiamo avviare una riflessione sull’umanesimo, su quel ‘di più’ che rende l’uomo unico tra i viventi; su ciò che significa libertà in un contesto sfidato da mille possibilità; sul senso del limite e sul legame che ci rende quello che siamo”. “Come superare l’interruzione della relazione con l’Altro, così nociva per la giusta comprensione dell’uomo?”. Di questo interrogativo il Convegno ecclesiale di Firenze intende farsi carico per “ripensare, guardando a Cristo Gesù, il rapporto tra Dio e l’uomo e degli uomini tra di loro”. “Prepararsi al Convegno di Firenze – si legge ancora nell’invito – può rappresentare per le Chiese che sono in Italia l’occasione propizia di ripensare lo stile peculiare con cui interpretare e vivere l’umanesimo nell’epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione”. Sulla base dei contributi inviati alla segreteria del Comitato preparatorio entro fine maggio 2014, verrà elaborato il documento di lavoro per l’anno pastorale successivo.
Un cammino mai interrotto. Quello di Firenze sarà il quinto Convegno ecclesiale nazionale, dopo Roma (1976), Loreto (1985), Palermo (1995) e Verona (2006), da “incrociare” con gli Orientamenti pastorali del decennio entro cui il Convegno stesso si collocava. In questo cammino di “rinnovamento” che ha caratterizzato questi 50 anni di attuazione del Concilio, “al centro dell’attenzione è sempre rimasta l’evangelizzazione, attuata in spirito di dialogo con il contesto sociale italiano”, si legge nell’invito, e “sempre desta è stata anche l’attenzione nei riguardi dell’humanum”.
Affrontare la crisi antropologica. “La modernità – affermano i vescovi – ci consegna un mondo provato da un individualismo che produce solitudine e abbandono, nuove povertà e disuguaglianze, uno sfruttamento cieco del creato che mette a repentaglio i suoi equilibri”. Per questo, “è tempo di affrontare tale crisi antropologica con la proposta di un umanesimo profondamente radicato nell’orizzonte di una visione cristiana dell’uomo ricavata dal messaggio biblico e dalla tradizione ecclesiale, e per questo capace di dialogare col mondo”. “Il tu e il noi – gli altri – nell’epoca in cui viviamo sono spesso avvertiti come una minaccia per l’integrità dell’io”, ammonisce la Cei citando l’emergenza educativa: “La difficoltà di vivere l’alterità emerge dalla frammentazione della persona, dalla perdita di tanti riferimenti comuni e da una crescente incomunicabilità”. Per superare l’interruzione tra l’io e l’altro, la proposta della Cei, occorre “riguadagnare la consapevolezza del nostro provenire da Dio: non siamo Dio, ma siamo da Dio e, conseguentemente, per Dio. Non possiamo più pensare: ‘O io, o Tu’, ma siamo spinti a riconoscere: ‘Io grazie a Te’”.
L’umanesimo cristiano. “Oggi l’umanesimo cristiano sembra essere soltanto una variante minoritaria tra i numerosi e differenti umanesimi che preferiscono non richiamarsi ad alcuna ispirazione evangelica”, denunciano i vescovi. Per questo, “pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società”, uno degli scopi del Convegno è quello di “proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo”, a partire della consapevolezza che “l’annuncio dell’evento di Cristo sia capace di interagire con Chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può offrire in abbondanza”. “I cristiani, in quanto cittadini, desiderano abitare con questo stile la società plurale, protesi al confronto con tutti, in vista di un riconoscimento reciproco”, assicurano i vescovi, secondo i quali il Convegno di Firenze può essere anche l’occasione “perché ogni Chiesa possa ripensare anche alle figure significative che in epoche diverse hanno indicato la via di un autentico umanesimo cristiano”.
In dialogo col mondo. La fede “ci rende capaci di dialogare col mondo, facendoci promotori di incontro fra i popoli, le culture, le religioni”. Come ha scritto Papa Francesco, “il credente non è arrogante: lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la strada del dialogo con tutti”. Ecco perché “vale la pena di accogliere il richiamo all’umano con cui veniamo proiettati verso Firenze”, sulla scia del magistero pontificio contemporaneo, da Leone XIII a Benedetto XVI. “La difesa dell’integrità umana – scrivono i vescovi – va di pari passo con la sostenibilità dell’ambiente e dell’economia, giacché i valori da preservare sul piano personale (vita, famiglia, educazione) sono pure determinanti per tutelare quelli della vita sociale (giustizia, solidarietà, lavoro)”. Tra i problemi particolarmente urgenti su cui dialogare con “tutti gli uomini di buona volontà”, il documento cita “quelli della famiglia, della cultura, dell’economia, della politica, della convivenza sociale, della custodia del creato, della pace”.