Quasi un anno fa, nel marzo 2023, avevamo scritto sulle proteste a Tbilisi dell’otto marzo 2023, all’indomani dell’approvazione della legge russa sugli agenti stranieri. La legge che limitava la libertà di stampa e di espressione a giornalisti e media indipendenti ed ONG, tacciati come dissidenti. Una mossa antidemocratica, che certamente limita le aspirazioni europeiste della Georgia.
La Georgia, infatti, nella sua costituzione ha scritto di voler far parte dell’Unione, impegnandosi ad attuare un sistema istituzionale quanto più simile e vicino a quello dei paesi Europei. Un sistema che possa garantire il rispetto dei diritti civili ed una magistratura indipendente per svincolarsi il più possibile dalla morsa del passato sovietico.
La legge contro i media indipendenti, sanno bene i georgiani, è lo scacco matto per far vincere la partita agli anti europeisti. E’ il passo per retrocedere nel processo democratico.
Dopo l’elezione di “Sogno Georgiano”, infatti, il partito guidato dall’oligarca Ivanishvili che – cito le parole di Cecilia Sala nell’episodio 648 del Podcast Stories – i georgiani definiscono come il “Re della Georgia”, sta diventando sempre più evidente l’avanzata verso un processo antidemocratico ed anti europeista.
Abbiamo chiesto a due ragazzi georgiani, Vladimir e George, di condividere con noi le loro impressioni su quanto sta accadendo nel loro paese. Per poter capire meglio le scene che vediamo quotidianamente sui nostri smartphone, sui social. Qui vediamo ragazzi e ragazze, uomini, donne, scendere in piazza vestiti “come noi”, e non si scorge differenza alcuna con un qualsiasi cittadino o cittadina d’Europa.
Vladimir è un ricercatore universitario ed un esperto in politica, George un creativo freelance. Entrambi sono poco più che coetanei di chi scrive, entrambi sono testimoni di una parte di storia che sta accadendo a pochi chilometri da casa nostra. Entrambi chiedono che l’Europa e l’Occidente non si dimentichino della Georgia.
Vladimir, vedendo le immagini delle proteste in Georgia che stanno coprendo i media occidentali, vengono in mente le proteste di Euromaidan del 2013 / 2014, adesso ci sono molte più bandiere dell’Unione Europea in Georgia che in qualsiasi altro stato dell’unione. Cosa temete di più, da Georgiani?
C’è il concreto timore che, se le proteste dovessero fallire nel loro obiettivo desiderato, cioè il cambiamento democratico del governo, il livello di autoritarismo nella nostra nazione, crescerà sempre più. Ha già raggiunto un livello senza precedenti. In questo contesto, le bandiere europee simboleggiano l’impegno dei manifestanti per una democrazia liberale ed anche le loro aspirazioni per un’integrazione nelle istituzioni occidentali.
Come Georgiani vi sentite un po’ in sintonia con le proteste di Euromaidan?
C’è sicuramente un legame tra le proteste di Euromaidan e quelle che stanno avvenendo ora in Georgia. Perché entrambe sono guidate dal desiderio della gente di liberarsi dall’autoritarismo e di protestare contro la violenza, la coercizione e le misure antidemocratiche dei loro governi.
Ora che la legge contro gli agenti stranieri è stata approvata, quanto è cambiata la vita quotidiana in termini di libertà di parola nel suo Paese?
È stata approvata di recente, ma non ha ancora avuto effetti significativi.
Quanto ti senti europeo? E quanto pensi che i giovani in Georgia si sentano europei?
La maggioranza dei giovani si percepisce chiaramente come parte dell’Europa e della civiltà europea, condividendone l’identità e i valori.
Come sembra l’Europa ai georgiani, che aspetto ha per loro, quali sono, secondo te, i privilegi e i diritti degli europei? (A volte li diamo davvero per scontati e potrebbe essere importante ricordare tali diritti).
In Europa, il potere del governo è più limitato che in Georgia, e questo è un privilegio importante di cui godono i cittadini. Diritti come la libertà di parola, il diritto di votare e di scegliere i leader politici, il diritto di movimento e il diritto di fare delle scelte sono maggiormente tutelati. Inoltre, il sistema giudiziario in Europa è molto più indipendente, cosa di cui la Georgia ha bisogno oggi.
Pensi che i punti di vista antieuropei del governo georgiano fossero chiari ai georgiani?
Credo che molte persone in Georgia siano state manipolate da narrazioni antieuropee che ritraggono l’UE come una minaccia per la Chiesa e la religione. La religione svolge un ruolo importante per i georgiani. Attraverso la disinformazione, il governo georgiano spesso contrappone l’UE al cristianesimo e persino alla georgianità stessa, cercando di demonizzare la prima. Questo crea preoccupazioni tra molti in Georgia, soprattutto tra coloro che hanno una capacità di pensiero critico meno sviluppata.
Quanto potere ha la Presidente Salomè Zourabichvili in Georgia? È molto aperta all’Europa, ma può fare concretamente qualcosa per aiutare i cittadini?
Certamente sì, e ha compiuto sforzi significativi per mobilitare la popolazione, ottenere il rilascio dei prigionieri politici e attirare maggiore attenzione e sostegno internazionale alla lotta dei georgiani per la democrazia.
Le proteste stanno accadendo a Tbilisi o sono diffuse in tutto il Paese?
Sì, ci sono proteste a Batumi, Kutaisi e in altre città di provincia del Paese.
La situazione di libertà sta cambiando anche nella cultura underground indipendente georgiana e nella cultura del clubbing?
Non ancora, ma sicuramente cambierà se non si arresta subito il processo autoritario e quello di arretramento democratico del sistema politico georgiano.
Temi che i media occidentali ed europei smettano di parlare della Georgia e di occuparsi delle notizie?
Sì, sono certo che sia fondamentale per i cittadini georgiani che lottano per il loro futuro democratico ed europeo essere ascoltati e visti in Occidente. È importante, anche perché credo che sia l’unico modo per chiamare a rispondere coloro, in primo luogo i politici, che violano l’impegno degli altri nei confronti della democrazia e dello Stato di diritto.
George, conosci la situazione attuale delle università e delle scuole in Georgia, sono ancora disponibili corsi per gli studenti? Si organizzano dibattiti?
A Tbilisi attualmente molte università sono coinvolte nelle proteste studentesche contro il governo e la maggior parte delle università della città ha sospeso le proprie attività e interrotto le lezioni accademiche per una o due settimane. Gli insegnanti e le amministrazioni scolastiche sostengono questi scioperi, soprattutto nelle scuole private come la Green School e la Newton Free School, sospendendo le lezioni come forma di protesta. Ma nelle scuole pubbliche le lezioni sono ancora attive perché sono sotto il controllo del governo. Abbiamo avuto diversi casi in cui gli insegnanti hanno lasciato la scuola per questo motivo.
Qual è la tua percezione dell’Europa e di ciò che l’Europa rappresenta per te?
Vedo l’Europa come un posto ricco di opportunità, diversità e ricchezza culturale. L’adesione all’Unione europea offrirebbe alla Georgia molteplici vantaggi economici, politici e sociali.
Che cosa temete di più, come georgiani?
Direi che ciò che temiamo è di diventare parte della morsa governativa russa. C’è una diffidenza e una paura che affonda le radici in rancori storici e tensioni geopolitiche in corso. Questa paura è aggravata dalla politica estera aggressiva della Russia e dalle sue azioni nei Paesi vicini come l’Ucraina. Il governo cerca spesso di convincere le generazioni più anziane che l’Europa voglia rubare le tradizioni della Georgia.
Quanto è pericoloso in questo momento partecipare alle proteste?
Prendere parte alle proteste sta diventando sempre più pericoloso: le risposte del governo sono sempre più dure. La polizia è in assetto antisommossa ed ha usato proiettili di gomma, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti, causando numerosi arresti e feriti. Anche le persone che sfilavano semplicemente con la bandiera dell’Unione Europea o quella georgiana sono state picchiate dai poliziotti. Comprese giovani donne, bambini minorenni e anziani. Numerosi media indipendenti critici nei confronti del governo raccontano di violenze contro i giornalisti che documentavano le manifestazioni: molti di questi sono in ospedale.
Conoscete qualcuno che è stato attivo nella scena indipendente georgiana dei club? E se sì, rischiano di veder limitata la loro libertà e indipendenza rispetto al passato?
A Tbilisi, la scena dei club è diventata un simbolo di libertà culturale e resistenza politica. Molti locali di spicco, come il Bassiani e il KHIDI, si sono opposti alle decisioni politiche del governo, tra cui la sospensione dei negoziati di adesione all’UE ed hanno mostrato la loro solidarietà con le proteste in corso. Anche se la comunità dei locali di Tbilisi continua a resistere, esiste la minaccia concreta che il panorama politico possa limitare la loro indipendenza e libertà di espressione più di prima.
Temi che i media occidentali smettano di parlare della Georgia?
Personalmente faccio del mio meglio per scrivere quanti più post possibile sui social media sulla nostra situazione attuale e spero costantemente che i media occidentali ci ascoltino. Penso sia giusto per tutti sapere quanto stia facendo l’attuale governo georgiano in questo momento e speriamo che tutta l’attenzione che stiamo ricevendo da tutto il mondo possa rendere l’attuale governo più debole.
Giulia Bella