Pubblicato dalla Caritas il Dossier Statistico Immigrazione 2012

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Il messaggio che il Dossier Statistico Immigrazione ha scelto per il 2012 è: “Non sono numeri”. Si è voluto così ridare centralità alla dignità degli immigrati in quanto persone, ispirandosi a una riflessione di Papa Benedetto XVI, fatta in occasione dell’Angelus nella domenica della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (15 gennaio 2012): “Milioni di persone sono coinvolte nel fenomeno delle migrazioni, ma esse non sono numeri! Sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace”. Seppure la dimensione quantitativa sia indispensabile a una conoscenza reale del fenomeno migratorio, questa attitudine non deve mettere in secondo piano la tutela della dignità umana.

Le migrazioni, un fenomeno inevitabile in un mondo attraversato da crisi politiche ed economiche e segnato dalla diseguale distribuzione della ricchezza, sono senz’altro destinate ad aumentare ancora. L’incidenza media degli immigrati sui residenti europei è del 6,6%; si arriva a 48,9 milioni di persone che fanno dell’UE il principale polo immigratorio al mondo insieme al Nord America.

Alcuni Stati membri si accingono ad attuare, o hanno già attuato, modifiche alle rispettive politiche migratorie Anche in Italia, terra d’asilo e paese d’immigrazione, sono in corso mutamenti che il Dossier ha ampiamente analizzato. Nel 2011 sono state 42,5 milioni le persone costrette alla fuga in altri paesi, di cui 15,2 milioni i rifugiati e 26,4 gli sfollati interni. Sono tanti i focolai di guerra, alcuni conosciuti e altri dimenticati, e 1,2 miliardi di persone vivono in regimi dispotici (34) o in “Stati fragili” (43) alle prese con degrado, povertà ed emergenze.
In Italia le domande d’asilo dal dopoguerra ad oggi è di oltre mezzo milione.

L’Italia da una parte ha auspicato una maggiore vicinanza delle istituzioni comunitarie e, dall’altra, ha dovuto prendere atto, ancora una volta, della necessità di predisporre per l’accoglienza un sistema unificato e stabile, basato sul coordinamento tra tutte le strutture coinvolte, anche per riuscire a garantire una maggiore attenzione alle categorie più vulnerabili, a partire dai minori. Il Dossier ha stimato che il numero complessivo degli immigrati regolari, inclusi i comunitari e quelli non ancora iscritti in anagrafe, abbia di poco superato i 5 milioni di persone alla fine del 2011. Gli immigrati dall’Asia, che alla fine del 2010 hanno inciso per il 12,7% sull’insieme dei residenti stranieri nell’Unione Europea, nell’anno successivo sono arrivati a incidere in Italia per 6 punti percentuali in più, per un totale di 924.443 soggiornanti. In particolare, l’Italia è lo Stato membro che nell’UE accoglie le collettività più numerose di cinesi (277.570 soggiornanti nel 2011), filippini (152.382), bangladesi (106.671) e srilankesi (94.577), mentre è il secondo Stato per quanto riguarda la presenza di indiani (145.164) e pakistani (90.185).

In Italia la grave crisi ancora in corso, attestata anche dalla continua delocalizzazione all’estero di diverse attività produttive, tra il 2007 e il 2011 ha provocato la perdita di un milione di posti di lavoro, in parte compensati da 750mila assunzioni di stranieri in settori e mansioni non ambiti dagli italiani.
Nell’attuale congiuntura la forza lavoro immigrata continua a svolgere un’utile funzione di supporto al sistema economico-produttivo nazionale per la giovane età, la disponibilità e la flessibilità (caratteristiche che, purtroppo, spesso si traducono in forme più o meno gravi di sfruttamento). Gli immigrati sono concentrati nelle fasce più basse del mercato del lavoro e, ad esempio, mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all’83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari.

Il Rapporto 2012 sul mercato del lavoro degli immigrati, curato dal Ministero del Lavoro, attesta che il peso dei lavoratori non comunitari (per i comunitari non sono stati riportati i dati) sulle prestazioni previdenziali e assistenziali dell’Inps non è eccessivamente elevato: 10,2% per la cassa integrazione ordinaria e 6,9% per quella straordinaria. I collaboratori familiari (poco più di 750mila quelli nati all’estero assicurati presso l’Inps) rappresentano la categoria più numerosa tra gli immigrati e costituiscono una risorsa preziosa per un paese in cui ogni anno 90mila persone in più diventano non autosufficienti, dove il bisogno di assistenza aumenterà con il crescente invecchiamento della popolazione autoctona.

Anche il settore agricolo, scarsamente attrattivo nei confronti degli italiani, per molti immigrati costituisce una prospettiva di inserimento stabile. Altri settori per i quali il contributo degli immigrati continua a risultare fondamentale sono l’edilizia, i trasporti e, in generale, i lavori a forte manovalanza. Se le migrazioni sono di per se stesse una risposta alla crisi, le rimesse sono un indicatore del ritorno positivo per i paesi di origine. Le rimesse partite dall’Italia (un quinto rispetto al totale europeo), erano leggermente diminuite nel 2010 (6,6 miliardi di euro) ma sono tornate a crescere nel 2011 (7,4 miliardi di euro), in aumento verso la Cina e in diminuzione verso le Filippine.

Un’indagine Istat (luglio 2012) ha posto in evidenza l’esistenza di un atteggiamento ambivalente degli italiani verso gli immigrati: da una parte ritengono che siano troppi, dall’altra riconoscono che sono trattati peggio degli autoctoni, nonostante la loro presenza sia arricchente.

In ogni caso, è certo che l’immigrazione continuerà a crescere. Secondo le previsioni sul futuro demografico del paese (scenario medio), nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sarà l’esito di una diminuzione degli italiani di 11,5 milioni e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l’estero.

Caritas e Migrantes, nell’introduzione al Dossier, pongono in evidenza che il quadro socio-statistico sollecita l’adozione di misure in grado di raggiungere obiettivi quali il recupero dal sommerso, la qualificazione dei nuovi cittadini, la stabilizzazione del loro soggiorno, la semplificazione della burocrazia e il potenziamento delle misure di inserimento, senza trascurare l’accoglienza delle persone che si spostano per esigenze di carattere umanitario e abbisognano di protezione.

Sono funzionali a queste prospettive iniziative quali la regolarizzazione di chi è già inserito nel mercato occupazionale, la semplificazione delle procedure riguardanti i documenti di soggiorno e la riduzione del loro costo, la stabilizzazione della permanenza, la facilitazione nell’accesso alla cittadinanza almeno per i minori nati in Italia, e il superamento delle discriminazioni in tutti gli ambiti. Caritas e Migrantes prendono atto che il Governo tecnico ha varato diverse misure orientate in senso positivo e si è impegnato ad assumerne altre: l’auspicio è che si pervenga a un’accresciuta sensibilità dei partiti e al supporto del Parlamento per favorire una ulteriore evoluzione positiva.

Il Dossier vuole essere un sussidio per conoscere la realtà dell’immigrazione, ma vuole anche sollecitare l’impegno per la promozione umana. È una questione di valori ma anche un dovere di coerenza con la nostra lunga storia di emigrazione che ci ha fatto sperimentare la difficile condizione dell’essere stranieri in un altro paese.

Il motto scelto per il Dossier 2012 ricorda che, anche se il fenomeno migratorio assume proporzioni sempre più estese, non bisogna mai dimenticare che le persone che vi sono coinvolte “non sono numeri”.

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