Sempre più spesso sembra che il cinema sia diventato ormai davvero povero di contenuti. Siamo ben lontani dal cinema d’autore delle vecchie pellicole in bianco e nero: da quella comicità così spesso rimpianta poiché genuina, priva di volgarità, dalla costruzione di trame che ci facevano immedesimare e sognare attendendo il lieto fine. Che non nasca ogni giorno un Federico Fellini si può anche capire, ma è difficile capire come il cinema d’autore abbia lasciato il passo a un cinema così diverso. Sembra davvero incredibile che al giorno d’oggi i film dalle trame più improbabili e costruite, così palesemente artificiali nel loro disperato tentativo di stupire, siano premiate…più dalla critica, ahimè, che dal pubblico! Primo fra tutti merita di essere attenzionato il film “Anni felici”. E’ la storia di una donna, Serena, madre di due figli, la quale, durante la crisi del proprio matrimonio con Guido, si scopre lesbica. Si potrebbe ribattere che questo sunto banalizzi la trama, che si possa andare ben oltre: leggendo ad esempio come la crisi del matrimonio fosse ancor prima la crisi d’identità di entrambe i coniugi, come le loro personalità fossero così poco delineate e così poco autentiche da permettere che anche le scelte sessuali venissero messe in dubbio dopo anni spesi in un matrimonio già consolidato. E si potrebbe andare ancora oltre, volendo essere profondi, dicendo che questo sbandamento è forse il frutto della crisi di valori che viviamo, del fatto che troppo spesso in questo mondo è determinante più il tentativo di aderire a stereotipi somministratici dalla società (nel caso di Serena il voler essere una moglie devota che segue la carriera del marito senza curarsi dei propri successi personali) che di aderire a convinzioni sentite e profonde, frutto di scelte mature e consapevoli.
Credo che sia anche questa la miseria dei nostri giorni, di cui parla tanto spesso il Papa. La morte che si insinua nella vita dei giovani. Quando l’amore reciproco diventa possesso, è il caso di Serena, quando le rinunce (che fanno parte della vita di tutti noi) diventano sacrifici enormi e unilaterali, quando si snatura insomma la vera, autentica e sana relazione… la libertà lascia lo spazio alla rovina di sè, all’autodistruzione, all’annichilimento.
Certo, se il film volesse porre l’attenzione su questi temi questi temi in quest’ottica potremmo rivedere il parere sul film. Ma, francamente, non solo la costruzione di questa trama appare troppo azzardata, ma sembra superficiale anche il modo in cui viene raccontata una storia simile (che a volte ci viene proposta persino come un comico racconto fatto dal figlio maggiore) e, come se non bastasse, incredibilmente negativo e pessimista appare il finale. Questo film è solo un esempio.
Sembra che la critica abbia premiato anche il film “La vita di Adele”, un’altra storia basata su un’adolescente sbandata che, anch’essa si scopre lesbica. E l’elenco potrebbe continuare. Partendo dal presupposto che la Chiesa è la Chiesa di tutti, che mai nessuno come questo Papa ha allargato le braccia a tutti, tutti, tutti e che in questa visione aperta e mai discriminante ci ritroviamo pienamente, ugualmente mi chiedo: enfatizzare questo tipo di storie, è sano? E soprattutto: siamo proprio certi che il pubblico non rimpianga quella bella spensieratezza dei film di Totò?
Annamaria Distefano