Durante il corso della settimana scorsa i ragazzi dell’Università di Catania, Struttura Didattica Speciale di Architettura con sede a Siracusa, saranno a Randazzo per portare avanti un progetto con un’applicazione concreta su aree specifiche come quella del Monastero di San Giorgio.
Ne parliamo con la Professoressa Maria Rosaria Vitale docente di “Laboratorio di progetto quattro”.
– Professoressa ci spiega come si svolge il suo corso universitario?
“ il corso consta di tre insegnamenti; io mi occupo di uno di essi che è appunto RESTAURO, il prof. Eugenio Magnano di San Lio si occupa di STORIA DELL’ARCHITETTURA e infine il corso di PROGETTAZIONE è tenuto dal Prof. Emanuele Fidone”.
– Che progetto vi ha spinto a Randazzo?
“ Abbiamo sperimentato un modello didattico sul campo in cui i ragazzi possono fare un’esperienza collettiva di lavori di rilievo cui poi seguirà una successiva fase di interpretazione e progettazione in aula. A seguito di una serie di contatti con l’amministrazione comunale di Randazzo, che si dimostrava molto interessata, abbiamo deciso di lavorare sull’area del Monastero, la chiesetta vicina e le mura che ricadono in quell’area”
– Che obiettivo vi siete posti? Ci sono le premesse per fare una progettazione esecutiva sulla base di tale lavoro o rimarrà a livello didattico?
“ E’ un progetto che mette in atto sia un restauro conservativo delle strutture, sia una proposta di utilizzazione, ma la finalità per noi è solo didattica: fornire ai ragazzi il modo di sperimentare ciò che dovranno fare nella loro successiva professione; tuttavia a fine corso, se riusciremo, vorremmo tornare a presentare alla cittadinanza ciò che progetteranno in aula”
– Non si svolgeranno opere concrete quindi su nessuna opera?
“In realtà questo non è detto, nel senso che sono in fase di vaglio due possibilità concrete, ma certo non riguardano il monastero, che è un area troppo vasta per un lavoro di studio.
Si tratterebbe di studiare la monofora in arenaria che si trova in piazza Santa Maria ed un portale in pietra lavica sito in via Colonna. Siamo entrati in contatto con l’associazione randazzese “pro civitate Randazzii” , sono loro che ci hanno posto la questione di mettere in sicurezza queste due strutture. Abbiamo pensato di farle studiare ai ragazzi che ieri hanno fatto appunto i rilievi sulla monofora con il laser scanner e poi appronteranno un’analisi sullo stato di conservazione ed una proposta di restauro.
A questo punto, per passare ad una fase realizzativa, è necessario il reperimento di fondi e questo non rientra nelle possibilità e nelle attività dell’università. Sono stati presi contatti con vaie organizzazioni tra cui l’associazione l’ associazione “Lapis” di Palermo e l’architetto Francesco Mannuccia ci diceva che sarebbero disponibili a cofinanziare per il cinquanta per cento l’opera di restauro, ma ora occorrerà vedere se l’altra parte possa essere corrisposta da altre associazioni. Se andasse avanti questo progetto, potrebbe partire un cantiere effettivo ed i ragazzi potrebbero seguire la fase esecutiva e fare un vero tirocinio”
– Quanti ragazzi sono coinvolti in quest’esperienza odierna e soprattutto, da chi è finanziata tutta questa interessante opera didattica?
“sono 23 ragazzi a trovarsi qui per questa settimana, se poi occorresse torneranno. Per i finanziamenti la realtà è che non finanzia nessuno… per l’alloggio sono ospiti dell’Ente Parco dell’Alcantara, il resto è tutto a spese nostre”
– Stiamo dicendo che voi stessi docenti siete qui a spese vostre? questo vi fa ancora più onore.
“si, si tratta proprio di autofinanziare tali attività”
Ancora una volta mi fa piacere di aver toccato con mano una realtà in cui chi desidera far bene il proprio lavoro riesce a farlo, anche con mezzi proprii… fa chiaramente ben sperare…
Alessandra Distefano