QUARESIMA 2012: Un tempo per imparare a coltivare l’anima

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QUARESIMA 2012

L’altra fame

Un tempo per imparare a coltivare l’anima

In una famosa pubblicità, la giovane protagonista a un certo punto si ferma ed esclama più o meno così: corri corri, fuggi fuggi e ora non ci vedo più dalla fame! Nel continuo essere di corsa, si è dimenticata infatti di prendere un piccolo pasto e allora la fame le scoppia dentro e la rende letteralmente “cieca”. Schermo buio.

Ed in verità, tutti, consapevolmente o meno, stiamo diventando dei gran corridori. Dal suono della sveglia sino alle ultime note della sigla del Tg della notte, siamo sempre di corsa. A volte ci capita di prendere più impegni di quelli che sarebbe opportuno o forse semplicemente possibile, altre volte siamo catapultati in un continuo slalom tra appuntamenti dovuti al nostro lavoro, altri legati alle nostre famiglie e alle nostre amicizie, altri infine più semplicemente connessi al consumo sempre più stressante del nostro tempo libero. L’impressione che ci accompagna costantemente è perciò quella del non aver mai tempo, dell’essere sempre in ritardo o di aver dimenticato qualcosa di importante.

Il nostro essere sempre di corsa ci rende poi anche parecchio nervosi, insoddisfatti, tesi, quasi come corde di violino, pronti alla battuta feroce, con il volto teso e imbronciato, e infine chiusi e impenetrabili agli altri e alle loro richieste, perché un tale stile di vita ci svuota, ci conduce sempre fuori di noi stessi, non ci concede di ritornare alle sorgenti autentiche del nostro essere e di poterci ristorare.

Non c’è, in verità, solo una fame del corpo da soddisfare, vi è pure una fame dell’anima di cui dobbiamo divenire coscienti. Vale cioè anche per la nostra anima la battuta della pubblicità prima ricordata: corri corri, fuggi fuggi e anche l’anima non ci vede più! E un’anima che non ci vede più è un grosso pericolo: è la porta aperta verso la superficialità e la distrazione. Più radicalmente un’anima affamata è esposta al pericolo di non riconoscere l’altro che ci sta accanto, con il suo carico di umanità, di gioia, di dolore, di vita. L’altro è diventato puro paesaggio, disse una volta Pessoa dei nostri tempi inquieti. E Luigi Zoja ha non a caso parlato “di morte del prossimo” quale cifra della nostra condizione postmoderna.

Ebbene quello della Quaresima è proprio un tempo per prendere piena consapevolezza che anche la nostra anima ha una fame da soddisfare: fame di luce, fame di consolazione, fame di bellezza, fame di orientamento, fame di autenticità, fame di verità, di punti fermi, di valori, di pace, di gioia. Più puntualmente: fame di preghiera, fame di Parola.

La Quaresima è per questo uno spazio liturgico intenso e particolarmente segnato dalla preghiera e dall’ascolto della Parola. E dalla pratica del digiuno corporeo quale occasione per ascoltare l’altra fame che c’è in noi.

Di pregare la Parola e di una Parola che diventi nostra preghiera, ciascuno di noi ha bisogno. Ogni giorno. E la Quaresima suona la sveglia in tale direzione.

Unicamente in questo modo potremo essere all’altezza di quelle preziose indicazioni che Benedetto XVI ha indicato nel suo messaggio per la Quaresima del 2012: la responsabilità verso il fratello, il dono della reciprocità, il comune cammino nella santità. E tutto questo parte – ha scritto il Papa – dalla nostra capacità di “prestare attenzione”, cioè di osservare bene, di essere attenti, di guardare con consapevolezza, di accorgersi di una realtà. Dipende cioè dall’arte coltivare la nostra anima, con la preghiera, con la Parola, con il digiuno che si fa carità e con la penitenza che si fa richiesta di perdono e di amore.

Armando Matteo

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