VIA CRUCIS di don Roberto Strano
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen
Il Signore sia con voi
E con il tuo spirito
Introduzione
“Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi, noi oggi siamo chiamati a un compito dalla portata storica senza precedenti: “Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi” (Is 58,6). Pertanto, non solo dobbiamo lasciare il “belvedere” delle nostre contemplazioni panoramiche e correre in aiuto del fratello che geme sotto la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e intelligenza, le botteghe dove si fabbricano le croci collettive” (don Tonino Bello).
Il cammino sinodale che stiamo percorrendo, ci invita a salire la via della croce facendo di essa il luogo dell’incontro e dell’ascolto. Tanti fratelli e sorelle, piagati nel corpo e nello spirito, portano il peso di una croce; tanti sono fermi ai marciapiedi, desiderosi di qualcuno che li immetta nella via; altri se ne stanno pacificamente alla finestra a godersi il tutto come se fosse uno spettacolo; tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questo cammino doloroso che conduce, non all’oblio di un sepolcro, ma ad una vita nuova e rinnovata che irrompe con la risurrezione.
Il Pio esercizio che stiamo per iniziare ci trovi disponibili all’incontro e all’ascolto di Gesù e dei fratelli, per “essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo” (Papa Francesco).
Preghiamo
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la croce del tuo Figlio unigenito, concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero, di ottenere in cielo i frutti della sua redenzione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen Santa Madre, deh voi fate,
che le piaghe del Signore,
siano impresse nel mio cuore.
STAZIONE I: Gesù è condannato a morte
Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce, hai redento il mondo
Dal vangelo di Matteo:
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. (27,24-26).
Riflessione:
Dinanzi al tuo supremo amore ci pervada la vergogna per averti lasciato solo a soffrire per i nostri peccati: la vergogna per essere scappati dinanzi alla prova pur avendoti detto migliaia di volte: “anche se tutti ti lasciano, io non ti lascerò mai”; la vergogna di aver scelto Barabba e non te, il potere e non te, l’apparenza e non te, il dio denaro e non te, la mondanità e non l’eternità; la vergogna per averti tentato con la bocca e con il cuore, ogni volta che ci siamo trovati davanti a una prova, dicendoti: “se tu sei il messia, salvati e noi crederemo!”; la vergogna perché tante persone, e perfino alcuni tuoi ministri, si sono lasciati ingannare dall’ambizione e dalla vana gloria perdendo la loro degnità e il loro primo amore; la vergogna perché le nostre generazioni stanno lasciando ai giovani un mondo fratturato dalle divisioni e dalle guerre; un mondo divorato dall’egoismo ove i giovani, i piccoli, i malati, gli anziani sono emarginati; la vergogna di aver perso la vergogna (Papa Francesco, 30.3.2018).
Nei nostri tribunali iniqui, anche noi continuiamo a condannare Gesù, nei nostri fratelli, deboli e indifesi, a cui neghiamo la gioia di un incontro e la possibilità dell’ascolto.
Intercessioni: (a tutte le intercessioni si prega dicendo: ASCOLTACI, SIGNORE )
- Per quanti ingiustamente vengono ogni giorno condannati,
- Per coloro che sono relegati nella loro solitudine,
- Per le nostre mancate occasioni di incontro e di ascolto,
Invocazione mariana, (si canta o si recita alla fine di ogni stazione)
STAZIONE II: Gesù è caricato della croce
Ti adoriamo ……
Dal Vangelo di Matteo:
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo (27,27-31).
Riflessione
O Cristo crocifisso e vittorioso, la tua Via Crucis è la sintesi della tua vita; è l’icona della tua obbedienza alla volontà del Padre; è la realizzazione del tuo infinito amore per noi peccatori; è la prova della tua missione; è il compimento definitivo della rivelazione e della storia della salvezza. Il peso della tua croce ci libera da tutti i nostri fardelli. Nella tua obbedienza alla volontà del Padre, noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disobbedienza. In te venduto, tradito e crocifisso dalla tua gente e dai tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella tua innocenza, Agnello immacolato, noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato e sfigurato, noi vediamo tutta la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti “abbandonato”, noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall’attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo scarnificato, squarciato e dilaniato, noi vediamo i corpi dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete del Tuo Padre misericordioso che in Te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità. In Te, divino amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice (Papa Francesco, 3.4.2015).
Noi abbiamo un compito immane, non solo quello di portare la nostra croce, ma di aiutare anche i fratelli a portare la loro.
- Per tutti coloro che portano la croce della sofferenza,
- Per quanti gravano sotto il peso della croce del dolore,- Per le nostre mancanze di solidarietà.
STAZIONE III: Gesù cade la prima volta
Ti adoriamo …..
Dal vangelo di Luca:
Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui (10,30-34).
Riflessione
Il samaritano si comporta con vera misericordia: fascia le ferite di quell’uomo, lo trasporta in un albergo, se ne prende cura personalmente e provvede alla sua assistenza. Tutto questo ci insegna che la compassione, l’amore, non è un sentimento vago, ma significa prendersi cura dell’altro fino a pagare di persona. Significa compromettersi compiendo tutti i passi necessari per “avvicinarsi” all’altro fino a immedesimarsi con lui: «amerai il tuo prossimo come te stesso». Ecco il Comandamento del Signore (Papa Francesco, 27.04.2016).
Non lasciamo Gesù da solo, caduto sotto il peso della croce, non additiamo il fratello o la sorella, che per mille motivi, sono caduti. Aiutiamo ognuno a risollevarsi e a camminare insieme con noi.
- Per tutte le persone deluse e sfiduciate,
- Per chi non sa risollevarsi dalle cadute nel peccato, – Per chi vive ai margini della società.
STAZIONE IV: Gesù incontra sua madre
Ti adoriamo …..
Dal Vangelo di Luca:
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2, 34-35).
Riflessione:
Santa Maria, Madre del Signore, sei rimasta fedele quando i discepoli sono fuggiti. Come hai creduto quando l’angelo ti annunciò ciò che era incredibile – che saresti divenuta madre dell’Altissimo – così hai creduto nell’ora della sua più grande umiliazione. È così che, nell’ora della croce, nell’ora della notte più buia del mondo, sei diventata Madre dei credenti, Madre della Chiesa. Ti preghiamo: insegnaci a credere e aiutaci affinché la fede diventi coraggio di servire e gesto di un amore che soccorre e sa condividere la sofferenza (Card. Joseph Ratzinger, 25.03.2005).
Maria è la donna sinodale per eccellenza, immagine perfetta della Chiesa. Nell’ora del dolore e della sofferenza è pronta a farsi compagna di cammino, del Figlio suo e di quanti, sotto il grave peso della croce, percorrono la loro via della croce. Ci insegni Lei l’attenzione e la compassione per chi ha bisogno del nostro aiuto e del nostro sostegno.
- Per le madri provate dalla sofferenza e dalla morte dei figli,
- Per le madri preoccupate del futuro dei loro figli,
- Per le madri lasciate sole e abbandonate.
STAZIONE V: Il Cireneo è costretto a portare la croce di Gesù
Ti adoriamo ……
Dal Vangelo di Luca
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù (23,26).
Riflessione
Signore, a Simone di Cirene hai aperto gli occhi e il cuore, donandogli, nella condivisione della croce, la grazia della fede. Aiutaci ad assistere il nostro prossimo che soffre, anche se questa chiamata dovesse essere in contraddizione con i nostri progetti e le nostre simpatie. Donaci di riconoscere che è una grazia poter condividere la croce degli altri e sperimentare che così siamo in cammino con te. Donaci di riconoscere con gioia che proprio nel condividere la tua sofferenza e le sofferenze di questo mondo diveniamo servitori della salvezza, e che così possiamo aiutare a costruire il tuo corpo, la Chiesa (card. Joseph Ratzinger, 25.03.2005).
Nel cammino sinodale è necessario che ci siano tanti Simone di Cirene, che aiutino i fratelli a camminare insieme, che li sollevino dal peso della loro croce, che li aiutino a rialzarsi, che li ascoltino attentamente facendo spazio nel loro cuore.
- Per chi si adopera ad alleviare le sofferenze dei fratelli,
- Per quanti si impegnano nel volontariato e nel servizio,
- Per tutti coloro che si fanno carico della croce degli altri.
STAZIONE VI: La Veronica asciuga il volto di Gesù
Ti adoriamo …………….
Dal Salmo 26
Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. (8-9).
Riflessione
« Il tuo volto, Signore, io cerco » (Sal 27[26], 8). L’antico anelito del Salmista non poteva ricevere esaudimento più grande e sorprendente che nella contemplazione del volto di Cristo. In lui veramente Dio ci ha benedetti, e ha fatto « splendere il suo volto » sopra di noi (cfr Sal 67[66], 3). Al tempo stesso, Dio e uomo qual è, egli ci rivela anche il volto autentico dell’uomo, « svela pienamente l’uomo all’uomo ».
Gesù è « l’uomo nuovo » (Ef 4,24; cfr Col 3,10) che chiama a partecipare alla sua vita divina l’umanità redenta. Nel mistero dell’Incarnazione sono poste le basi per un’antropologia che può andare oltre i propri limiti e le proprie contraddizioni, muovendosi verso Dio stesso, anzi, verso il traguardo della « divinizzazione », attraverso l’inserimento in Cristo dell’uomo redento, ammesso all’intimità della vita trinitaria. Su questa dimensione soteriologica del mistero dell’Incarnazione i Padri hanno tanto insistito: solo perché il Figlio di Dio è diventato veramente uomo, l’uomo può, in lui e attraverso di lui, divenire realmente figlio di Dio (San Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 23).
Se in ogni fratello e sorella che incontro lungo il cammino, riesco a scorgere il volto del Cristo Signore, il sentiero, anche se aspro e difficile, diventerà facile da percorrere.
- Per la Chiesa, affinché mostri a tutti il volto di Cristo,
- Per quanti vedono in ogni fratello il volto del Signore Gesù,
- Per quanti vivono nella ricerca del vero, del buono e del bello, –
STAZIONE VII: Gesù cade la seconda volta
Ti adoriamo…
Dalla Lettera ai Romani:
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti (5,18-19)
Riflessione
Signore Gesù Cristo, hai portato il nostro peso e continui a portarci. È il nostro peso a farti cadere. Ma sii tu a rialzarci, perché da soli non riusciamo ad alzarci dalla polvere. Liberaci dal potere della concupiscenza. Al posto di un cuore di pietra donaci di nuovo un cuore di carne, un cuore capace di vedere. Distruggi il potere delle ideologie, cosicché gli uomini possano riconoscere che sono intessute di menzogne. Non permettere che il muro del materialismo diventi insuperabile. Fa’ che ti percepiamo di nuovo. Rendici sobri e attenti per poter resistere alle forze del male e aiutaci a riconoscere i bisogni interiori ed esteriori degli altri, a sostenerli. Rialzaci, così che possiamo rialzare gli altri. Donaci speranza in mezzo a tutta questa oscurità, perché possiamo diventare portatori di speranza per il mondo (Card. Joseph Ratzinger, 25.03.2005).
Ogni cammino prevede le sue soste e le inevitabile cadute, anziché scandalizzarci di questo, aiutiamo chiunque sia caduto a risollevarsi, infondiamo fiducia e speranza, perché nessuno è esente da questo, anzi: “ chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere” (1Cor 10,12).
- Per gli uomini e le donne provate dalle delusioni,
- Per quanti faticano ad inserirsi in un cammino comunitario, – Per tutti coloro che aiutano i fratelli a rialzarsi.
STAZIONE VIII: Gesù incontra le donne di Gerusalemme
Ti adoriamo ………
Dal vangelo di Luca:
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (23,27-31).
Riflessione:
Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione – questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione –, a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro. Mentre talvolta preferiamo ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza … l’incontro ci cambia e spesso ci suggerisce vie nuove che non pensavamo di percorrere (Papa Francesco, 10.10.2021).
Fino a quando qualcuno riesce a commuoversi per un altro, il mondo conserva ancora un pizzico di umanità che ci permette di guardare con ottimismo e speranza la storia. Le donne di
Gerusalemme, piangono per quell’uomo piagata e sfinito, ma Egli, li invita a piangere anche su loro stesse e sui loro figli, cioè sul mondo intero, bisognoso di compassione e di tenerezza.
- Perché impariamo ad andare incontro ad ogni fratello e sorella,
- Perché la pietà nei confronti degli altri si traduca in impegno operoso,
- Perché rifuggiamo da ogni forma di falsità e doppiezza
STAZIONE IX: Gesù cade la terza volta
Ti adoriamo ….
Dal Salmo 87:
È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato. Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte (6-7).
Riflessione:
Mi immagino accanto a te, Gesù, nel percorso che ti sta conducendo alla morte. È difficile pensare che proprio tu sia il Figlio di Dio. Qualcuno ha già provato ad aiutarti ma ormai sei sfinito, sei fermo, paralizzato e sembra che non riuscirai più ad andare avanti. Ma ecco che improvvisamente vedo che ti rialzi, raddrizzi le gambe e la schiena, per quanto sia possibile con una croce sulle spalle, e riprendi a camminare, di nuovo. Sì, stai andando a morire, ma vuoi farlo fino in fondo. Forse questo è l’amore. Ciò che capisco è che non importa quante volte cadremo, ci sarà sempre l’ultima, forse la peggiore, la prova più terribile in cui siamo chiamati a trovare la forza per arrivare alla fine del percorso. Per Gesù la fine è la crocifissione, l’assurdo della morte, ma che rivela un significato più profondo, uno scopo più alto, quello di salvarci tutti (Via Crucis al Colosseo,
30.3.2018, testi scritti da studenti liceali).
Gesù, da buon pedagogo, ci ha dato un esempio, perché impariamo a seguirlo senza esitazioni. Egli è caduto e si è rialzato, per indicare ad ogni uomo che non importa quante volte cade, ma l’importante è rialzarsi e andare fino alla vetta, anzi fino in cima, ” Perché essere uomini fino in cima significa essere santi” (d. Tonino Bello).
- Per chi prova stanchezza e vorrebbe desistere dal suo impegno,
- Per chi è convinto di non riuscire a crescere e migliorare, – Per chi, rimasto solo, ha deciso di arenarsi.
STAZIONE X: Gesù è spogliato delle vesti
Ti adoriamo ……
Dal Vangelo secondo Matteo:
Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia (27, 33-36 ).
Riflessione:
Gesù è spogliato delle vesti. Anche quest’umana umiliazione deve subire. Ma quegli uomini non capiscono, non comprendono che quello che secondo i loro ragionamenti è un gesto di disprezzo, nel pensiero di Dio è il segno della regalità. Sì perché l’uomo è vero nella sua nudità, perché la nudità né svela l’essenzialità. E quell’uomo rimasto nudo, ma rimasto Re, ha vinto la morte, ha sconfitto coloro che in quel gesto volevano dimostrare il loro potere vigliacco sull’indifeso, sul perseguitato, sul condannato.
Quanti uomini nudi ci sono oggi davanti ai nostri occhi? Uomini spogliati della loro dignità, del loro lavoro, dei loro sentimenti, della loro stessa umanità. E quanti altri uomini si giocano le loro vesti pensando di poterli dominare, di esserne superiori, di approfittare della loro debolezza? Migranti, disoccupati, donne violentate e uccise, bambini violati nel corpo e nell’anima, rifugiati, torturati, vittime di ogni violenza e della guerra. Sono davanti a noi nella loro nudità che è la loro regalità, il loro rimanere comunque uomini davanti a Dio. Ma per comprenderli è necessario a nostra volta spogliarci delle nostre “vesti”, tornare tutti a essere uomini senza orpelli, senza mania di dominio, nella nostra regalità. Abbandonare le sovrastrutture del nostro egoismo e vedere nell’altro non qualcuno di cui dobbiamo avere paura o piegare ai nostri interessi, ma un nostro compagno di viaggio (cit).
Solo una Chiesa nuda, libera da orpelli inutili e da manie di protagonismo, è capace di essere luce delle genti e illuminare ogni uomo, per restituirgli quella dignità perduta, innanzitutto a causa del peccato e poi da tutti gli inconvenienti sperimentati nella vita.
- Per tutti gli uomini e le donne calpestati nella loro dignità,
- Per quanti sono derisi e umiliati,
- Per tutti i perseguitati della giustizia
STAZIONE XI: Gesù è inchiodato nella croce
Ti adoriamo ……
Dal Vangelo secondo Giovanni :
Lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: “Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”. Rispose Pilato: “Quel che ho scritto, ho scritto” ( 19, 21).
Riflessione:
Sulla via della croce di Cristo impariamo a conoscere, a venerare, a curare, a servire il dolore, qualunque sia, degli uomini, ormai tutti nostri fratelli. La Via Crucis è una scuola di compassione, sentimento fondamentale questo di umanità e di solidarietà, che certi sogni giganteschi di egoismo e di prepotenza volevano bandire dal cuore umano, diventato di ferro. Non così il cuore cristiano, che, in sintonia con quello di Cristo, impara a battere con quello di chi è nel bisogno, nel dolore e nella sventura (San Paolo VI, 28.3.1975).
Il crocifisso che troneggia nelle nostre chiese, che pende dal nostro collo, che adorna le tombe nei cimiteri, non è un oggetto da venerare solamente. Cristo crocifisso prolunga il suo stare sulla croce nella vita e nella tragedia degli uomini e delle donne di oggi, una comunità in cammino ha un compito ben preciso: schiodare i crocifissi della storia.
- Per tutti i malati terminali,
- Per chi spasima sulla croce del dolore e dell’incomprensione,
- Per tutti i crocifissi della violenza, della guerra e della cattiveria umana.
STAZIONE XII: Gesù muore in croce
Ti adoriamo …………..
Dal vangelo di Luca
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest’uomo era giusto» (23,44-47).
Riflessione
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.
Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.
Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga (Don Tonino Bello).
Dinanzi all’enigma della morte, il cristiano non tace né tantomeno subisce, proclama invece il mistero fondamentale della sua fede e cioè che “Cristo morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha donato a noi la vita” (Prefazio pasquale). Una chiesa sinodale è una chiesa della speranza che travalica anche la morte e la proietta nella dimensione di quella eternità beata che Gesù ci ha donato con la sua morte.
- Per tutti i nostri fratelli defunti morti in odio alla fede,
- Per quanti, Migranti, hanno perso la vita nella traversata della speranza, – Per tutte le donne, vittime di femminicidio.
STAZIONE XIII: Gesù è deposto dalla croce
Ti adoriamo ……………
Dal Vangelo secondo Matteo:
Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria (27, 59-61 ).
Riflessione:
Signore, sei disceso nell’oscurità della morte. Ma il tuo corpo viene raccolto da mani buone e avvolto in un candido lenzuolo (Mt 27, 59). La fede non è morta del tutto, il sole non è del tutto tramontato. Quante volte sembra che tu stia dormendo. Com’è facile che noi uomini ci allontaniamo e diciamo a noi stessi: Dio è morto. Fa’ che nell’ora dell’oscurità riconosciamo che tu comunque sei lì. Non lasciarci da soli quando tendiamo a perderci d’animo. Aiutaci a non lasciarti da solo. Donaci una fedeltà che resista nello smarrimento e un amore che ti accolga nel momento più estremo del tuo bisogno, come la Madre tua, che ti avvolse di nuovo nel suo grembo. Aiutaci, aiuta i poveri e i ricchi, i semplici e i dotti, a vedere attraverso le loro paure e i loro pregiudizi, e a offrirti la nostra capacità, il nostro cuore, il nostro tempo, preparando così il giardino nel quale può avvenire la risurrezione (Card. Joseph Ratzinger, 25.03.2005).
Come Maria, il cristiano, è chiamato ad accogliere il corpo di Gesù morto che si rivela a noi nelle molteplici forme di tanti fratelli e sorelle uccisi, dall’odio e dall’indifferenza. Una chiesa sinodale è una chiesa compassionevole, attenta, sollecita, premurosa.
– Perché, come Maria, sappiamo accogliere tra le nostre braccia ogni bisognoso,
– Perché non venga mai meno l’attenzione, la solidarietà e la compassione,
– Perché ci adoperiamo a soccorrere chi è nel bisogno e nell’indigenza.
STAZIONE XIV: Gesù è deposto nel sepolcro
Ti adoriamo ……………..
Dal vangelo di Matteo:
Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò (27,57-60)
Riflessione:
La Risurrezione non farà altro che rivelare la misteriosa e straripare vitalità che è nascosta nella croce di Cristo. Ma tutto questo è possibile perché si tratta delle croce di Cristo e non di una croce qualsiasi. Il cristiano, il discepolo di Cristo, riceve dal suo Maestro e Signore lo stesso compito:
trasformare la croce dell’uomo in croce di Cristo. La croce dell’uomo è ambigua, è senza speranza, la croce di Cristo è luminosa, ha il nome dell’amore, prepara, nella speranza, la vittoria della vita e della Risurrezione (Card. Carlo Maria Martini).
All’uomo di oggi, frastornato, deluso, scettico, la Chiesa ha il compito di condurlo al sepolcro di Cristo dove “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello” e, come da un pozzo, deve fargli attingere l’acqua della speranza
- Perché annunciamo senza stancarci la vittoria di Cristo sulla morte,
- Perché non manchi mai la vicinanza a quanti vivono la morte di un proprio caro,
- Perché impariamo ad attendere i cieli nuovi e la terra nuova,
STAZIONE XV: Gesù risorge da morte
Alleluja, Alleluja, Alleluja
Dal Vangelo di Matteo:
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto (28,1-6b).
Riflessione:
Noi raccogliamo in questo momento quanto ancora ci resta di umana energia e quanto ancora ci sovrabbonda di sovrumana certezza per fare a voi eco beatissima all’annuncio che attraversa e rinnova la storia del mondo: Cristo è risorto! sì, nostro Signore Gesù Cristo è risuscitato dalla morte ed ha inaugurato una nuova vita! per sé e per l’umanità!
Egli è venuto incontro agli uomini esterrefatti del grande prodigio della sua nuova esistenza col saluto più semplice e più meraviglioso, quello della sua pace: «Pace per voi!» (Io. 20, 19-21) egli disse, ricomparendo fra i suoi seguaci. Noi, eredi autentici di quella fortuna, noi lo salutiamo con la meraviglia dell’inaudita novità, con la coscienza esultante della sorprendente realtà e con la gioia che una nuova presenza del divino Maestro ci obblighi ad avvertire la sua vittoria su la nostra pavida incredulità, ed a ripetere con pari impeto le parole del discepolo Tommaso: «Mio Signore e mio Dio»! (Io. 20, 28) (San Paolo VI, 26.3.1978).
La risurrezione irrompe nella nostra storia e nella nostra vita con il carico della novità che da essa scaturisce. La Chiesa non è un museo archeologico, è la casa dello Spirto del Risorto che ci invia come annunciatori entusiasti del suo Vangelo, che ci invita ad essere fratelli tutti per vivere in comunione, partecipando attivamente alla missione di salvezza.
- Perché impariamo ad essere testimoni della gioia e della vita,
- Perché il nostro annunzio evangelico sia colmo di speranza,
- Perché la dimensione pasquale sia fondamento della nostra vita
Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia. Ora pro nobis Deum, allelúia.
PREGHIERA CONCLUSIVA
Cristo non ha mani ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro.
Cristo non ha piedi ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sé oggi.
Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole.
(Anonimo fiammingo del XIV secolo)
Benedizione finale
Pro – manuscripto
Acireale – Febbraio 2022