“Querida Amazonia” / Una rivoluzione evangelica fondata sul rifiuto del potere e dell’autoreferenzialità

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1 – L’esortazione apostolica “Querida Amazonia” (Amata Amazzonia) è stata diffusa da Papa Francesco il 12 febbraio 2020, cioè nel 15°anniversario della uccisione di suor Dorothy Stang,
Chi era Dorothy Stang? Una attivista per il bene del pianeta che prese le difese dei contadini poveri dello stato di Parà del Brasile che si opponeva a chi voleva l’esportazione del legname, la ricerca di minerali e la produzione di carne, senza rispetto della foresta e della vita tradizionale degli indigeni.

Suor Dorothy Stang

Essa era impegnata in un progetto di sviluppo sostenibile che prevedeva un limite del 20% nella utilizzazione della terra per le coltivazioni agricole e la destinazione dell’80% come riserva forestale. Dorothy Stang può considerarsi martire per la difesa della Madre terra e della dignità dei popoli dell’Amazzonia. Come per Massimiliano Kolbe, Oscar Romero e Pino Puglisi si è dovuto ampliare il concetto tradizionale di martirio, includendo nella testimonianza di fede in Cristo fino alla morte anche la difesa dei diritti e la ricerca della giustizia.

2 – La lettura del documento pone una prima domanda riguardo al rapporto tra l’Esortazione del Papa e il Documento finale del Sinodo. Papa Francesco dice espressamente che il Documento finale non è superato dall’Esortazione, la quale “intende aiutare e orientare verso un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale”. Anzi, invitando a leggere integralmente il Documento (QA 3), afferma: “Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare tutte le persone di buona volontà” (QA 4). Il Papa dice che non è finito il cammino sinodale, frutto della riflessione di coloro che “conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione” (QA 3). che vuole dare impulso ad un processo che dovrà maturare nel futuro. C’é quindi una chiara indicazione sul ruolo insostituibile della sinodalità nei confronti del primato di Pietro.
In apertura viene espressa una duplice finalità della Esortazione, e del fatto che è indirizzata a tutto il mondo. Anzitutto vuole “aiutare a risvegliare l’affetto e la preoccupazione per questa terra che è anche “nostra”. Ma vuole anche” riprendere temi che possono ispirare altre regioni della terra di fronte alle loro proprie sfide” (QA 5). In effetti l’Amazzonia comprende territori di 9 stati, 7,8 milioni di km2, circa 33 milioni di abitanti, 2,5 milioni di indigeni, 390 popoli, 240 lingue, 20% dell’acqua dolce del pianeta, un terzo delle foreste e tra il 30 e 40% della flora e fauna del mondo. E le problematiche della sostenibilità dello sviluppo e del rispetto dei diritti dei popoli e della giustizia toccano tutte altre parti del mondo.

3 – L’esortazione formula quattro sogni: sociale, culturale, ecologico, ecclesiale.
Il primo sogno è quello sociale, di un ‘un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa”. Già la Laudato si, affermava che “un approccio ecologico diventa un approccio sociale che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare il grido della terra e dei poveri” ( LS 49). Ma qui l’analisi si fa tagliente e dura. “Alle operazioni che danneggiano l’Amazzonia e non rispettano il diritto dei popoli, occorre dare il nome che a loro spetta: ingiustizia e crimine” QA 14). Il testo fa esplicito riferimento alla distruzione dell’ambiente naturale, ma anche alla migrazione dei popoli indigeni verso le periferie delle città. E si chiede un atteggiamento di ìndignazione. E i richiami biblici all’indignazione di Mosè (Esodo), di Gesù (Marco) e di Dio davanti all’ingiustizia (Amos, Salmo 106) non possono essere letti come vaga aspirazione spirituale perché sono accompagnati dagli appelli drammatici dell’episcopato latino americano, che hanno denunciato la “scia di distruzione e di morte, che mette in pericolo la vita di milioni di persone in special modo dei contadini e degli indigeni” (QA 15) e lo scandalo di “una minoranza che guadagnava a costo della povertà della maggioranza e della razzia senza scrupoli delle ricchezze naturali della regione “(QA 16).
Le strade indicate per realizzare il sogno sociale includono: i) la costruzione di reti di solidarietà e di sviluppo per creare alternative sostenibili in campo agricolo, energetico, a favore degli indigeni (QA17); ii) l’ascolto delle grida dei popoli amazzonici, da parte della Chiesa per esercitare il suo ruolo profetico (QA19); iii) l’apprezzamento del senso comunitario dei popoli dell’Amazzonia (QA 20), che, unendosi alla carità del Vangelo, deve diventare un canto di fraternità e di solidarietà , uno stimolo per la cultura dell’incontro (QA 22).

4 – Se il sogno sociale richiede la profezia, il sogno culturale richiede una nuova logica che abbandoni l’atteggiamento colonialista e “promuova senza invadere, faccia crescere senza indebolire l’identità” (QA 28). Il sogno è di “un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana”. In particolare si chiede di custodire l’identità culturale e di opporsi ad una visone consumistica connessa all’economia globalizzata che tende a rendere omogenee le culture. Si chiede invece di “amare e custodire le radici che sono un punto di riferimento che ci consente di rispondere alle nuove sfide” (QA 33), e di crescere nella capacità di un incontro interculturale, poiché “identità e dialogo non sono nemici” e la diversità da frontiera deve trasformarsi in un ponte” (QA 37). Soprattutto si auspica il protagonismo degli attori sociali locali, ricordando che “neppure la nozione di qualità della vita si può imporre, per tener conto che le culture ancestrali si sono sviluppate in intimo contatto con l’ambiente naturale che non può essere deteriorato” (QA 40).

5 – Il terzo sogno, quello ecologico, mostra le connessioni più strette con la Laudato si’ , anzi conferma che il Sinodo sulla Amazzonia è una tappa fondamentale nel cammino intrapreso per attuare l’ecologia integrale al centro della enciclica, che include ecologia della natura, ecologia umana ed ecologia sociale “.   Riaffermando che la cura degli ecosistemi e la cura delle persone sono inseparabili, l’Esortazione denuncia con forza che “l’aspetto di conquista e sfruttamento delle risorse è giunto a minacciare la stessa capacità ospitale dell’ambiente: l’ambiente come “risorsa” rischia di minacciare l’ambiente come “casa” (QA 48). L’interesse di poche imprese potenti non dovrebbe essere messo al di sopra del bene dell’Amazzonia e dell’intera umanità.
Il sogno ecologico dà un rilievo particolare all’acqua perché in Amazzonia – come le numerose citazioni poetiche e narrative dimostrano -, l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene e ogni forma di vita origina da essa. E denuncia il grave rischio che il Rio delle Amazzoni sta correndo a causa dell’inquinamento e di uno sfruttamento non rispettoso delle sue risorse.
Il pericolo non riguarda solo i paesi dell’America latina, ma l’equilibrio di tutto il pianeta, sotto il profilo dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità di flora a fauna, del rischio per la conservazione delle coste e dell’oceano.
La soluzione è individuata nella gestione sostenibile del territorio, che richiede di contrastare sia gli interessi economici di imprenditori e politici locali sia quelli internazionali. Tale soluzione è responsabilità dei governi nazionali chiamati a preservare l’ambiente e le risorse naturali del proprio Paese, ma anche delle organizzazioni della società civile e degli organismi internazionali. Viene anche sottolineata l’urgenza di “creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia” (QA 52).
Aspetti non secondari del sogno ecologico sono anche l’invito a contemplare e ad amare l’Amazzonia (QA 55), e, come credenti, guardare alla regione come “uno spazio dove Dio si manifesta e chiama i suoi figli” (QA57). Fondamentale è perciò l’aspetto educativo, rivolto ad incoraggiare a scegliere uno stile di vita meno vorace, più rispettoso e fraterno (QA 58).

 6 – Infine l’ultimo sogno è quello ecclesiale. L’esortazione richiama il dovere dell’annuncio missionario con parole semplici e dirette: “L’autentica scelta per i più poveri e dimenticati, mentre ci spinge a liberarli dalla miseria materiale e a difendere i loro diritti, implica che proponiamo ad essi l’amicizia con il Signore che li promuove e dà loro dignità. Sarebbe triste che ricevessero da noi un codice di dottrine o un impegno morale, ma non il grande annuncio salvifico […] l’immensa dignità concessa loro da Dio padre che li ama infinitamente” (QA 63). Il fondamento è l’annuncio di un Dio che ama ogni essere umano, che ha manifestato questo amore in Cristo crocifisso per noi e risorto nella nostra vita.
Questo compito missionario richiede un processo di inculturazione “che non disprezza nulla di quanto di buono già esiste nelle culture amazzoniche, ma lo raccoglie e lo porta a pienezza alla luce del Vangelo “(QA66). Viene qui riproposta una frase del discorso di Giovanni Paolo II al MEIC del 1982: “una fede che non diviene cultura è una fede non pienamente accolta, né totalmente pensata né fedelmente vissuta” (QA 67).
Viene cioè ripreso il messaggio del Concilio Vaticano II sulla Chiesa “che si arricchisce delle culture che incontra, e al tempo stesso contribuisce a purificarle con la forza trasformatrice del Vangelo. Inculturare il Vangelo in Amazzonia significa ascoltare la saggezza ancestrale, riconoscere i valori presenti nello stile di vita delle comunità, ed affermare che “i popoli aborigeni hanno molto da insegnarci e potrebbero aiutarci a scoprire che cos’è una felice sobrietà” (QA71).
Ma accanto all’apprezzamento dello spirito di interconnessione e interdipendenza di tutto il creato, è richiesto che “la relazione con Dio presente nel cosmo diventi una relazione personale con un Tu [..] che ci conosce e ci ama” (QA 74) e che tutte le creature […] trovano il loro vero senso nel verbo incarnato, perché il Figlio di Dio ha incorporato nella sua persona parte dell’universo materiale, dove ha introdotto un germe di trasformazione definitiva.
Il “sogno” del processo di inculturazione arriva ad auspicare una santità amazzonica, che non è copia di modelli di altri luoghi, ed è chiamata a interpellare la Chiesa universale. E si sofferma in particolare sulla liturgia, sulla organizzazione ecclesiale che sia marcatamente laicale (con un particolare ruolo delle donne) e sulla convivenza ecumenica e interreligiosa.
Riguardo alla liturgia si fa esplicito riferimento all’intimo contatto degli indigeni con la natura, alle espressioni native in canti, danze, riti, gesti e simboli, e all’auspicio che la liturgia domenicale di Parola ed Eucarestia includa il valore del riposo e della festa il cui significato di gratuità e ozio contemplativo è sentito dai popoli originari.
Riguardo alla necessità di assicurare una maggiore frequenza della celebrazione della Eucaristia anche nelle comunità più remote, il Papa richiama il ruolo dei laici, ma riconosce l’urgenza di una maggiore presenza di sacerdoti per l’Eucaristia e la penitenza. Tuttavia non cita la proposta del Documento finale del Sinodo (al punto 111) “che invitava l’autorità competente a stabilire criteri e disposizioni per l’ordinazione a sacerdoti di diaconi permanenti sposati”. Si limita ad “esortare i Vescovi, in particolare quelli dell’America latina, a promuovere la preghiera per le vocazioni sacerdotali, e ad essere più generosi, orientando coloro che mostrano una vocazione missionaria affinché scelgano l’Amazzonia” (QA90).
L’ultima parte del sogno ecclesiale insiste sulla necessità che” la Chiesa sia capace di avere fiducia e di concretamente permettere lo sviluppo di una cultura ecclesiale marcatamente laicale”. Le sfide dell’Amazzonia esigono un incisivo protagonismo dei laici” (QA 94).

Riguardo al ruolo delle donne, si riconosce che “per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa con ammirevole dedizione e fede ardente” (battesimo, catechesi, preghiera), ma si rifiuta la visione che “si accorderebbe alle donne uno status e una partecipazione maggiore nella Chiesa solo se si desse loro accesso all’Ordine sacro”, anzi dichiarando che ciò orienterebbe a clericalizzare le donne. In alternativa si auspica che “anche i servizi ecclesiali che non richiedano l’Ordine sacro comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo” (QA103).

L’ultimo appello è dedicato alla dimensione ecumenica e interreligiosa, rilevante in Amazzonia dove la crescita di comunità evangeliche è stata a spese delle comunità cattoliche. Papa Francesco chiede di “trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri” (QA 106). Pur rivendicando con orgoglio le ricchezze delle comunità cattoliche (Sacre scritture, sacramenti, devozione alla madre di Gesù), sottolinea i punti che ci uniscono agli altri cristiani (la fede in Cristo, il desiderio della Sua parola, la ricerca della civiltà dell’amore, la passione per il Regno), come la lotta per la pace e la giustizia e l’attesa della festa celeste” (QA1 09). E anche per le altre religioni c’è una apertura verso i testi sacri, “dove si trovano precetti e dottrine che non raramente riflettono un raggio di quelle Verità che illumina tutti gli uomini”. Un passaggio che richiama il Documento sulla fratellanza umana, firmato da Francesco e dall’imam di Al-Azhar a febbraio 2019 , che potrebbe aprire un nuovo percorso di pace mondiale e di dialogo dell’Occidente con l’Islam.
La conclusione dell’Esortazione è dedicata ad una toccante preghiera a Maria Madre dell’Amazzonia.
L’Esortazione conferma che Papa Francesco in questi anni vuole invitare tutta la Chiesa alla gioia di una rivoluzione evangelica, fondata sul rifiuto del potere e della autoreferenzialità, per percorrere un cammino di solidarietà con gli ultimi e di fraternità con tutti gli uomini.

Giuseppe Rossi