Con il tradizionale messaggio di San Silvestro il Presidente della Repubblica si è congedato dagli italiani. Lo ha fatto assecondando il suo stile sobrio e ad un tempo carico di forza. La scienziata Fabiola Gianotti, l’astronauta Samantha Cristoforetti, il medico Fabrizio Pulvirenti e poi ancora “quei giovani che non restano inerti – dopo aver completato il loro ciclo di studi – nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada” sono alcuni degli esempi virtuosi che testimoniano l’essenza e la fondatezza del continuo invito alla speranza che il Capo dello Stato non ha mancato di rinnovare.
Una “ragionata fiducia” – l’Italia può farcela, ce la farà – perché il nostro Paese è il più ricco ed il più vario del mondo. Ricco di storia, di cultura, di tradizioni; vario da Campione a Lampedusa, da Cortina a Capri, da Courmayeur a Matera, prossima Capitale europea della cultura nel 2019. Giorgio Napolitano ha indirizzato la propria riflessione anzitutto al suo successore affinché continui ad operare nel solco della più nobile identità democratica, promuovendo il dialogo ed il confronto costruttivo ed assecondando il cammino delle riforme, ancora lungo, ma già avviato. Auspicando dunque un rapido ritorno alla “normalità costituzionale”, il Presidente ha indicato tutte le necessarie ed imprescindibili innovazioni delle quali il Parlamento dovrà presto occuparsi o si sta già occupando, dal superamento del bicameralismo paritario alla revisione dei complessi rapporti fra lo Stato e le Regioni, dalle urgenti misure economiche equitative all’apertura di una positiva stagione di collaborazione fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, quantomeno in merito agli assetti istituzionali ed alla legge elettorale.
Così, dopo aver scongiurato la conclusione anticipata della legislatura, Napolitano si accinge a lasciare le scene calcate per anni, fin da quando appena ventottenne entrò per la prima volta nell’Aula di Montecitorio. Un crescendo lunghissimo
culminato con la rielezione nel 2013, forse davvero la sola strada per superare la crisi che si era venuta a determinare a seguito dell’incerto esito della consultazione elettorale. Ci lascia in eredità un insegnamento di vita, un chiaro esempio di virtù civile che non ha esitato, laddove necessario, anche a riconoscere gli errori di prospettiva commessi dal partito nel quale ha militato da sempre, incarnando una stabile posizione di apertura verso l’esterno e di saggio equilibrio.
“Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell’Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticherò. Grazie ancora. E che il 2015 sia un anno fecondo di risultati positivi per il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi”. La nuova giovane classe dirigente, che dovrà prontamente individuare ed eleggere il prossimo Presidente della Repubblica, sarà all’altezza di un compito tanto gravoso?
Elia Torrisi