La polemica di questi giorni è incentrata sulle quote rosa: molti le criticano, le ritengono una corsia preferenziale. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, qualcuno ritiene che si conceda un vantaggio nella politica solamente perché appartenente ad un genere. Invece ci si dimentica di come la figura della donna sia stata per secoli discriminata rispetto a quella dell’uomo. Altri lo ritengono discriminatorio e offensivo per il genere femminile. La legge del 2011 ha disciplinato le quote rosa, concedendo la possibilità alle donne di partecipare attivamente alla vita politica e sociale, visto che la loro presenza non era abbastanza cospicua.
Tra i ministri del nuovo Governo nessuna donna del PD
Questa disputa è iniziata alcuni giorni fa quando la composizione dei ministri del nuovo Governo è stata resa pubblica. La prima cosa che è saltata agli occhi è stata che non c’era nessun ministro donna del Partito Democratico. E pensare che proprio le quote rosa sono state una battaglia portata avanti dalla sinistra. Ed è in questo momento che il dibattito è tornato a galla e parecchi personaggi di rilievo, comprese molte donne, si sono schierati contro. Come fosse un modo di dichiarare l’incapacità delle donne a portarsi avanti senza spinte.
E sottolineando che si procede negli incarichi di lavoro solamente con il percorso di studio, la formazione, l’impegno e il modo di porsi di ognuno. Tutto questo è vero, ma sappiamo che solamente la capacità non basta e che spesso si sceglie un professionista, in qualsiasi campo, optando per il maschio perché dà più sicurezza.
Margherita Ferro: “Le quote rosa un’opportunità per le donne”
“E’ assurdo pensare di rivedere o eliminare le regole sulle quote rosa, anche perché, alla fine, scegliere un uomo e una donna non è un’imposizione per chi va a votare, ma è una possibilità, una scelta – afferma la consigliera di parità Margherita Ferro. – La regola sulle quote rosa dà l’opportunità di valorizzare una parte della popolazione che fino a ieri aveva possibilità quasi nulle in politica. Tra l’altro, in un comune o una regione dove la giunta è composta solamente da uomini, anche a nuove elezioni, la tendenza rimarrà sempre quella di dare credito a chi fino a quel momento ha governato. E, se diamo la parola ad ognuno di loro, dirà certamente che è dalla parte delle donne. Questa prerogativa trova l’esclusività solamente in Italia.
Da tanti decenni in Inghilterra regna la regina Elisabetta, prima di lei Elisabetta I e Vittoria, dopo. Che dire della Merkel e dei paesi scandinavi? Anche in natura l’ape regina è femmina ma noi esseri umani, o meglio noi italiani, ancora non ci fidiamo!”
Mariella Di Mauro