Un “Quotidiano” speciale per un giorno speciale: i 70anni della Repubblica Italiana. Vogliamo parlarne citando le parole di una donna speciale che nel 1877 proclamava così l’orgoglio femminista: “Noi italiane ci rivolgiamo perciò a quel Parlamento, che col Governo ha convenuto doversi alla presunzione sostituire la realtà, affinché posti in disparte i dottrinarii apprezzamenti e le divagazioni accademiche sulla entità e modalità della nostra natura, e sul carattere della nostra missione, voglia considerandoci nei nostri soli rapporti con lo Stato, riguardarci per quello che siamo veramente: cittadine, contribuenti e capaci, epperò non passibili, davanti al diritto di voto, che di quelle limitazioni che sono o verranno sancite per gli altri elettori”. Dentro queste righe, parte di una lettera più ampia e rivolta alla classe politica di allora tramite le colonne del giornale “La Voce del Popolo”, c’è tutto il carisma di Anna Maria Mozzoni, pioniera delle battaglie sui diritti delle donne nel nostro Paese. Lei alzò la voce settant’anni prima che la Repubblica nascesse e il suffragio universale venisse sancito. Possiamo certamente parlare di lungimiranza politica e sostenere che le donne, il 2 giugno 1946, contribuirono in maniera fondamentale in quello che fu il primo e vero appuntamento di vita democratica dell’Italia: il referendum istituzionale che sancì la vittoria della democrazia e la sconfitta della monarchia. Cosa ci insegna oggi l’impegno e la passione della Mozzoni? Al di là dell’essere femmine o maschi, ad essere cittadini consapevoli dei nostri diritti e doveri, al riconoscimento del peso delle Istituzioni dello Stato, cittadini attivi e non “passibili”, ad essere custodi gelosi della sovranità popolare, che è e rimane la base per una buona e giusta democrazia. Auguri Italia ma soprattutto auguri a “Noi italiani…” cittadini di ieri, di oggi e di domani.
Domenico Strano