L’orrore jhadista torna a colpire il cuore dell’Europa mentre è in corso la Settimana Santa, alle porte della Pasqua. Le dinamiche e le strategie messe in atto dai terroristi a Bruxelles questa mattina lasciano presagire ancora una volta di un piano ben organizzato per scompaginare l’ordine e la serenità dei cittadini occidentali e, forse, per rivendicare la cattura e l’arresto di Salah avvenuta negli scorsi giorni, l’ultimo tassello della banda di terroristi che aveva messo sotto fuoco Parigi a novembre del 2015. In questo “Quotidiano” vogliamo, a partire da quest’ ultima pagina di sangue, riflettere su un episodio della Via Crucis quando Gesù, caricato del legno della croce in cammino verso il Calvario, incontra le donne di Gerusalemme. Dice il Vangelo di Luca che “ lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: ‘‘Cadete su di noi!’’, e alle colline: ‘‘Copriteci!’’. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?”. Anche in questo giorno buio Gesù, incontrando le donne e gli uomini di Bruxelles, raccoglie nel Suo sguardo di verità e misericordia le lacrime di compassione riversate su di lui, in netto contrasto di chi invece innalza il nome di Dio per giustificare l’uccisione di uomini innocenti, in nome di una guerra definita santa. In ogni tempo e in ogni luogo della terra dilaniato dal male raccoglie le lacrime di dolore di questi uomini e li incoraggia a non restare in una sterile commiserazione esterna, così come invece vorrebbero i terroristi. Gesù invita a non piangere su di se ma a piangere sui propri figli. Gesù, oggi come ieri, passa con la croce davanti alle nostre coscienze e con espressioni profetiche, forti ed interroganti ci invita a riconoscere in lui la sorte dell’Innocente ingiustamente condannato e arso, come legno verde, dal “castigo che dà salvezza” (Is 53,5). Con questo gesto le ragioni del piangere si concentrano sulla miseria umana con cui, purtroppo, ancora una volta facciamo i conti.
Domenico Strano