Oggi chiude Expo Milano 2015. Dopo aver accolto oltre 20milioni di visitatori, 60 capi di Stato e di governo di mezzo mondo, alle 17 di questo pomeriggio l’esposizione universale di Rho – Pero cesserà di vivere. Non c’è alcun dubbio, guardando ai dati, che si è trattato di un grande successo. Probabilmente l’eredità che l’Expo lascia al nostro Paese servirà per affrontare le altre grandi sfide che lo attendono, a cominciare dal Giubileo straordinario della Misericordia, per il quale mancano solo 38 giorni all’apertura della porta santa in San Pietro. Intascato il successo, raggiunto tanto dagli organizzatori “politici” quanto dall’esercito dei “volontari”, si comincia a pensare al dopo Expo.
Già nella prossima settimana inizieranno i lavori di smantellamento dei padiglioni. C’è chi ha deciso di riportare il proprio gioiello in patria (è il caso degli Emirati Arabi Uniti che rimonterà il proprio padiglione nella città ecosostenibile Masdar City) e chi ha immaginato una seconda destinazione (come l’Angola, che vorrebbe lasciarlo a Milano per farne la “Casa d’Angola in Italia”). A rimanere sul sito saranno solamente poche strutture: Palazzo Italia, Cascina Triulza (l’unica struttura preesistente ma ristrutturata ex novo), il Padiglione Zero, l’Albero della Vita e, probabilmente, l’Open Air Theatre per il quale però servirà una copertura.
Per il futuro dell’area di 1 milione di metri quadrati al momento l’ipotesi più accreditata è quella di trasformarla in un grande campus universitario, da affiancare a un polo dell’innovazione e ricerca proposto da Assolombarda. Decisivo in questo senso sarà il ruolo che il governo vorrà giocare in Arexpo, la società proprietaria dei terreni. Qui si giocherà una prima partita, la più delicata, perché il rischio è sempre lo stesso: compromessi e maneggi illeciti. L’altra partita, quella più urgente, è ancora in corso e si gioca su scala mondiale: come nutrire il pianeta. Il rischio qui è che rimanga solo uno slogan. In attesa che i governi del mondo prendano atto della necessità di scelte politiche consapevoli in materia, noi cittadini possiamo, anzi dobbiamo, perseguire stili di vita sostenibili. Perché, ricollegandoci a una notizia battuta in questi giorni, se arriveranno sulle nostre tavole insetti e alghe un motivo ci sarà!
Domenico Strano