Quotidiano / Coppie sposate vs coppie di fatto: le prime soffrono, le seconde aumentano. Diffusi i dati Istat sui matrimoni

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A meno di un mese dalla conclusione del sinodo sulla famiglia un altro spunto di riflessione viene dai dati diffusi matrimonio-2dall’Istat sui matrimoni italiani. Nel 2014, rivela l’istituto di ricerca, ci sono stati 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all’anno precedente. Le coppie che oggi convivono nel nostro Paese sono 641.000.

C’è da dire che questo aggiornamento al 2014 è il riflesso di un declino che si osserva da diversi anni (nel quinquennio 2009-2013, il calo è stato in media di oltre 10.000 matrimoni all’anno. Nel complesso, dal 2008 al 2014 le nozze sono diminuite di circa 57.000 unità).  L’Istat, poi, segnala che “i giovani italiani sono sempre meno numerosi per effetto della prolungata diminuzione delle nascite”. Un declino che scaturisce anche da un cambio di mentalità rispetto al “marito e moglie finché morte non ci separi”. Infatti, rivela sempre l’Istat, il 43% dei matrimoni è celebrato con rito civile; al Nord (55%) e al Centro (51%) i matrimoni civili superano quelli religiosi.

Per quanto riguarda le separazioni, i dati del 2013 e del 2014 evidenziano una fase di stabilità. Nel 2014 le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.335. L’età media alla separazione è di 47 anni per i mariti e 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 48 e 45 anni. In crescita le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne (7,5% nel 2014). Il 76,2% delle separazioni e il 65,4% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli.

Intanto, sta per aprirsi il Giubileo straordinario della Misericordia. Proprio quel giorno, l’8 dicembre, entrerà in vigore il “motu proprio” Mitis Iudex che velocizzerà le procedure per la dichiarazione di nullità matrimoniale. Perché gli italiani tornino a sposarsi però non basta solo la misericordia della Chiesa. Bisogna crederci, intanto. Certo, se poi la politica supplisce al titolo II della Costituzione italiana, articoli 29, 30, 31 e via dicendo… è cosa buona e giusta.

Domenico Strano

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