“Le nostre comunità ecclesiali s’impegnano a continuare il loro compito di formazione della coscienza e del rispetto della dignità della persona umana, di condanna di ogni forma di violenza e di intimidazione”. È uno dei passaggi chiave del documento che ieri, domenica 8 novembre, i parroci di Bagheria hanno lanciato durante la messa per dire no alla mafia e ripetere che essa è incompatibile con la cristianità. A Bagheria non è la prima volta. Nel 2009 suscitarono reazioni le omelie di padre Innocenzo Giammaresi, dal tono forte e con condanne al racket, usura e criminalità. Bagheria è anche il paese di padre Francesco Stabile (nella foto), da anni impegnato contro la mafia, che qui vogliamo ricordare, per essere stato promotore di una celebre marcia popolare nel temuto triangolo della morte Bagheria – Altavilla – Casteldaccia nel 1983, all’indomani dell’uccisione del segretario del Pci Pio La Torre. Di certo a Bagheria, e in tanti altri luoghi drammaticamente noti, la Chiesa non è scesa in campo contro la mafia l’altro ieri. “Ci rallegra che non uno ma 35 commercianti e imprenditori bagheresi hanno sentito il bisogno di non lasciarsi intimidire dai delinquenti estorsori e di collaborare con le forze dell’ordine”, hanno affermato in coro i nove parroci delle principali parrocchie della città riferendosi alla recente operazione anti-racket messa a punto dalle forze dell’ordine. Sono segnali di coraggioso umanesimo quelli che giungono da Bagheria. L’idea di lanciare un messaggio per scuotere le coscienze è stata approvata e appoggiata naturalmente anche dall’arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, fresco di nomina. “Aiutatemi a disegnare il volto della nostra amata chiesa palermitana”, ha affermato mons. Lorefice commentandolo. Il neo arcivescovo, si apprende da discrezioni vicine alla curia palermitana, inserirà nel suo stemma episcopale tre “p” che indicano l’egida di padre Pino Puglisi. La chiesa palermitana vuole incoraggiare quanti ancora rimangono nel silenzio e nell’omertà perché si assista a una “vera crescita di responsabilità morale”: “Vorremmo – auspicano i parroci a fine documento – che la testimonianza di questi imprenditori e commercianti diventasse una strada spianata per tutti, anche per la liberazione dal pizzo che a volte viene imposto da taluni non mafiosi a danno della giusta paga dovuta agli operai”. E infine: “Preghiamo perché gli aderenti alle associazioni mafiose si convertano in questo anno santo della misericordia e tornino al vangelo di Gesù Cristo per sperimentare anche loro la liberazione dalla schiavitù del vitello d’oro, assetato di dominio, sordo e muto dinanzi alla sofferenza degli oppressi”.
Domenico Strano