Quotidiano / Da Nord a Sud, un paese “bloccato”. La Sicilia detiene ancora la maglia nera per le opere incompiute

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La Diga di Blufi in provincia di Palermo sulle Madonie progettata nel 1963, costata già 260 milioni di euro ed oggi abbandonata a se stessa

Riparte la nostra rubrica “Quotidiano” con una non-notizia. Infatti, la Sicilia, secondo i dati dell’anagrafe delle opere incompiute elaborata dal Codacons (prevista nel 2011, secondo l’articolo 44 bis del decreto legge 6 dicembre 2011), è la regione d’Italia con più cantieri aperti e mai finiti. Si tratta di una “maglia nera” che la nostra isola “indossa” da sempre. Focalizzando l’attenzione negli ultimi anni i dati parlano chiaro. Dal 2013 al 2014 le incompiute sono passate da 67 a 215. Il report elaborato dal Codacons, va precisato, mostra una situazione italiana penosa: sono ben 868 le opere iniziate e mai portate a termine (nel 2013 erano 692). Risultato: uno spreco abnorme che tocca i 4 miliardi di euro. Ciascuna di questa opera pesa come un macigno sull’economia nazionale e locale. Spesso la loro interruzione è susseguente allo smascheramento di sistemi di corruzione e di tangenti. “I miliardi finora spesi per realizzare tali infrastrutture irrealizzate, avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l’Imu e la Tasi”, ha sostenuto Carlo Rienzi, presidente del Codacons. In molti casi si tratta di progetti ambiziosi, infrastrutture nate per gli interessi di qualche politico locale e non per quelli della collettività, subito abbandonate non appena i fondi terminavano, o meglio, si sprecavano! Questo è più o meno il filo d’Arianna che lega molte di queste infrastrutture. Nei tabulati del report vengono segnalati per ogni opera la stazione appaltante, le risorse, la percentuale di lavori compiuti e le cause rilevanti dell’interruzione quali: interruzione temporanea, interruzione dovuta a cause ostative (come contenziosi o fallimenti), collaudo non eseguito per mancanza di requisiti, mancanza di risorse. Insomma, tanto basta per rendersi conto di quanto sia ingarbugliata la situazione. Nonostante la maglia nera oggi c’è ancora chi trova il coraggio per rilanciare il ponte sullo stretto. Ma stando a questi dati, servirebbe più un ponte con la realtà e adoperarsi per porvi rimedio. E non semplicemente con degli spot. Ricordate lo Sblocca Italia?  Ebbene a inizio anno Matteo Renzi e il cerchio magico che ha scritto lo Sblocca Italia hanno subito un sonoro e meritato ceffone da parte della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi molti commi dell’articolo 1 del decreto legge 133/2014. L’Italia rimane, quindi, ancora un paese bloccato.

Domenico Strano

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