Continua a stupirci Papa Francesco. Continua a scuotere la Chiesa, dal basso e per il basso. E così per le sedi vacanti
delle arcidiocesi di Palermo e Bologna, rette fino a qualche mese fa da due pezzi grossi come il cardinale Paolo Romeo (diremmo il nostro cardinale, dato che è acese) e il cardinale Carlo Caffarra, Papa Bergoglio ha scelto per il capoluogo siciliano don Corrado Lorefice, parroco a Modica e vicario per la pastorale della diocesi di Noto, e per il capoluogo emiliano mons. Matteo Zuppi, assistente storico della Comunità di S. Egidio e vescovo ausiliare per Roma centro. “Due pastori con l’odore di pecore”, hanno affermato diversi quotidiani nazionali. Certamente si tratta di due personalità molto amate dal popolo: don Lorefice è noto alla cronaca per il suo impegno verso gli ultimi, la lotta al racket e alla prostituzione. Mons. Zuppi per l’impegno verso gli immigrati, i rom, come da sempre fa la Comunità di S. Egidio in Italia e nel mondo. Con Papa Francesco basta sporcarsi un po’, impregnarsi di quell’odore di pecora, frequentare gli ambienti meno accorti, senza per questo rinunciare a scrivere libri, a presiedere e organizzare importanti convegni e a parlare in tv. Ciò di cui tiene conto il Papa, non è solo il curriculum materiale ma soprattutto quello spirituale. È una chiesa in uscita, povera per i poveri, che non “usa” i poveri solo per catturare più fedeli durante la messa ma li “valorizza”, mettendoli al centro della missione pastorale di sacerdoti, vescovi e laici. Proprio oggi su “La Repubblica” si parla del sondaggio condotto da Demos&Pi secondo cui la spinta innovativa di Bergoglio ha creato un divario con le istituzioni religiose che non è mai stato così ampio in nessun pontificato. Il rischio, infatti, è che un Papa amato non porti più consensi alla Chiesa. Risultato: oggi la fiducia in Papa Francesco è all’84% mentre nella Chiesa è al 47%. Per noi cattolici però è inscindibile questo legame: se amiamo il Papa, quale vicario di Cristo, amiamo anche la Chiesa, che non è fatta solo dalla “gerarchia” ma dal popolo dei fedeli. Se quest’ultimo è dalla parte del Papa lo stesso non può dirsi per la “gerarchia”. Del resto, “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua” (Mc 6,4).
Domenico Strano