Sono giovanissimi, tra i 20 e i 25 anni. Abili nell’uso di armi automatiche, addestrati a sparare a bruciapelo. Non si sa ancora con esattezza quanti terroristi hanno messo sotto fuoco Parigi: sei ne sono morti, di cui quattro si sono fatti esplodere. Altri si sono dati alla fuga. Sono giovani che “non sono umani”. È il volto oscuro di un terrorismo che adesso vuol fare sul serio. Lo dimostra l’escalation di attentati dell’ultimo mese: l’abbattimento dell’aereo russo nelle terre del Sinai e l’attentato a Beirut in Libano. Non ci sono dubbi. È guerra, non solo del mondo ma anti – mondo. Da una parte loro, i senza cuore, i marziani dell’odio, dall’altra tutti gli altri, cristiani o musulmani non è rilevante. Il nostro vivere libero, democratico, laico, non è più lo stesso. È il momento di prendere coscienza che non assistiamo più a dichiarazioni di guerra ma a veri e propri atti di guerra. Sono anni ormai, come sostengono gli esperti dell’Ispi, che si sta combattendo una “guerra ibrida”, “cioè pervasiva, diffusa e delocalizzata, senza regole, senza un nemico definitivo, tra eserciti con e senza divise, terroristi e criminali, media e tanti altri”. I fatti sanguinosi di Parigi dimostrano che con un investimento tecnologico piuttosto basso è possibile colpire ovunque e in maniera incisiva. E ciò fa pensare che tutto possa ripetersi. Pensando al rischio crescente di attacchi terroristici con l’imminente apertura del Giubileo, diventa difficile non immaginare possibili scenari. Quanto accaduto fa a pugni con il concetto di misericordia. C’è tanta ma tanta miseria ma del cuore neanche l’ombra. Ai giovani terroristi “non umani”, però, un primo attacco è stato lanciato. I giovani parigini nei pressi del Bataclan, il luogo dove ieri sera sono state “freddate” più di 80 persone, hanno appeso uno striscione con la scritta “etre humans”. Si tratta di un invito a “restare umani”, nonostante ciò.
Domenico Strano