È guerra, la terza mondiale combattuta a pezzi. Satana questa mattina ha varcato la porta di una chiesa di campagna in Francia seminando panico tra i fedeli riuniti a messa e sgozzando un prete ottantaseienne, Jacques Hamel, da tutti descritto come uomo modesto, coraggioso, amabile. Sì, Isis è Satana. Cioè il male che si fa carne in nome di un messaggio intriso d’odio che vuole annientare quanto di buono c’è nel mondo (come gli sportivi riuniti in uno stadio a Parigi, i giovani che si divertano in un locale come il Bataclan, i fedeli che pregano in una chiesa come oggi a Rouen, in Normandia). Che colpa ne aveva questo povero sacerdote? Nessuna. Per l’Isis oramai non fa differenza uccidere un bambino o un adulto, un cattolico o un musulmano. E questa è la conferma che l’Isis non è e non rappresenta il mondo islamico né tanto meno la fede che questo esprime. Si uccide per il puro piacere di vendetta. Rimane in gravi condizioni uno degli ostaggi rimasto ferito durante l’assalto compiuto da due uomini, entrambi naturalizzati francesi, di cui uno da poco in libertà vigilata, uccisi dopo l’irruzione nell’edificio sacro da parte del reparto speciale delle teste di cuoio.
“La Chiesa cattolica non ha altre armi da prendere se non la preghiera e la fraternità tra gli uomini” ha commentato mons. Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen che ha lasciato subito la città di Cracovia dove si trovava in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. “Lascio Qui (a Cracovia, n.d.r.) centinaia di giovani che sono il futuro dell’umanità. Chiedo loro di non arrendersi alla violenza e di divenire apostoli della civiltà dell’amore”. Domani Papa Francesco volerà a Cracovia nel cuore di un’Europa ferita e lì ripeterà ancora una volta il suo messaggio di condanna contro ogni forma di odio e violenza, dirà che non possono esistere guerre di religioni e che Dio è amore, di diffidare da chi accosta ripetutamente musulmano uguale terrorista o da chi servendosi egoisticamente dello scudo dell’immigrazione irregolare fa campagna elettorale dimenticandosi dei morti. Il Papa dirà ancora una volta che nonostante tutto il dialogo ci renderà migliori perché il confronto non deve farci paura. Senza dialogo ci sarà un solo e irreparabile scenario: lo scontro tra civiltà.
Domenico Strano