“I social media non sono la vita reale”. Lo dice la diciottenne modella australiana Essena O’Neill che sui canali social è attivissima da quando aveva 15 anni. Senza rendersene conto, ha confessato la modella annunciando a sorpresa l’uscita da Instagram e Youtube, la sua infanzia è stata una continua rincorsa all’approvazione sociale, alla ricerca di un appagamento sempre maggiore. Poi la svolta, la convinzione che questa (quella sui social) non è vita, che “lì tutto sembra perfetto ma in realtà è tutto finto”. E così decide di abbandonare il fanta-mondo del social network. Su Instagram e Youtube i 500mila seguaci dell’O’Neill ammiravano il risultato finale di un lavoro meticoloso attento alla sua immagine. Le foto postate erano in realtà studiate ad arte, anche se sembravano momenti di vita quotidiana. Effetto finale: tutto artificioso. È preoccupante osservare come gli adolescenti di oggi emulano queste tendenze e ne rimangano vittime, addirittura diventandone dipendenti. Nel mondo del social uno dei rischi è che tutto sia uguale, che non ci sia diversità. I selfie immortalano sempre i momenti migliori e costruiscono la social reputation. E poiché i canali social costituiscono un vero e proprio cyberspazio i suoi internauti formano delle comunità virtuali che riflettono “una” realtà, presunta, non certamente “la” realtà, quella scandita dalla vita reale. All’abbandono dei social è seguita la creazione di un sito internet da dove la modella promette di fare battaglia. Questa rivoluzione, eppure, non le è costata cara in termini di follower perché da 500mila sono passati a 840mila (Fonte: Corriere della Sera). Ma a rivalutare l’approccio con il complesso mondo dei social non c’è solo la modella O’Neill: i dati GlobalWebIndex, diffusi oggi, riportano che gli utenti di Facebook pubblicano sempre meno contenuti. Nel terzo trimestre solo il 34% degli iscritti ha aggiornato il proprio stato e il 37% ha postato qualcosa, percentuali in calo rispetto al 50% e 59% (rispettivamente) di un anno fa.
Domenico Strano