Racconti d’estate per “La Voce”. 17^ puntata: La Piccola Principessa

0
104

Siamo quasi giunti alla fine dei nostri incontri quotidiani. Oggi finisce il mese di agosto, ma siccome domani è domenica e magari ci sentiamo ancora in vacanza, rinviamo a domani la pubblicazione del nostro ultimo racconto, anche se saremo già in settembre. Oggi, per chiudere in bellezza questo mese, nella nostra diciassettesima storia ci ritroviamo in compagnia di un personaggio “speciale” che ha un forte “legame” letterario. Buona lettura!

stella_2Lo scrittore Antoine de Saint-Exupéry, a conclusione del suo libro Il Piccolo Principe, invita i lettori, nel caso dovessero incontrare da qualche parte il bambino biondo protagonista del suo libro, a farglielo sapere.

Ebbene, io non ho incontrato il Piccolo Principe (o almeno non ancora), però ho avuto la fortuna di incontrare la Piccola Principessa. L’ho incontrata in uno di quei luoghi mentali in cui a volte mi rifugio, quando mi sembra che il mondo circostante sia diventato troppo ostile e cattivo. In questi luoghi ritrovo il piacere della vita, la bellezza insita nella natura delle cose e la bontà nascosta nel cuore degli uomini.

Una volta, dunque, in cui ero particolarmente rattristato per le sofferenze inflitte dalla guerra, dalla fame e dalla miseria a tanti uomini, e soprattutto a bambini innocenti, me la ritrovai davanti, vestita con una gonna blu di velluto a coste, una camicia azzurra con le maniche arrotolate fino ai gomiti, un paio di scarponcini marrone chiaro, calzettoni azzurri lunghi fino al ginocchio e un foulard giallo e azzurro attorno al collo i cui lembi erano tenuti uniti da un fermaglio fatto con corteccia d’albero. Non era tanto alta, aveva gli occhi verde acqua e una montagna di capelli ricci ricci di colore biondo grano, come i campi di grano che alla volpe del deserto conosciuta dal Piccolo Principe facevano ricordare i capelli del bambino. Appena mi vide, mi chiese a bruciapelo: “Tu sai dov’è la stella di Arturo?” Preso alla sprovvista, e sorpreso per la sua presenza in quel luogo dove non incontravo mai nessuno, annaspai non sapendo che cosa risponderle, alzai gli occhi al cielo e balbettai: “La stella di Arturo? Beh… sì… adesso vediamo…” “Ho capito – tagliò corto lei con tono deciso – non lo sai.” E si allontanò un poco. Poi, quasi pentita per essere stata così brusca, si riavvicinò e mi disse, con tono più conciliante: “Per piacere, mi aiuteresti a cercarla?”

E così, rotto il ghiaccio, cominciammo a parlare… Di che cosa parlammo? Non saprei dirlo, di preciso, ma ci raccontammo, per esempio, le nostre esperienze e le nostre riflessioni personali, quelle che ci portavano a rifugiarci in quei luoghi mentali sconosciuti ai più, e dove anche lei si rifugiava quando c’era qualche problema.

La ritrovai in quello stesso posto anche nei giorni successivi. Ormai era diventata quasi un’abitudine, era come se ogni volta ci fossimo dati un appuntamento. Ogni volta mi parlava di qualcosa di diverso. Anche lei, come il Piccolo Principe, aveva visitato tanti “pianetini”, tanti posti abitati da esseri strani, ma quasi sempre era andata via delusa.

Era stata nel pianeta delle Marmotte, pigre e indolenti. Poi in quello delle Rondini, che sono belle da vedere, ma strillano tantissimo e non riescono mai a stare ferme. E poi aveva visitato il pianeta dei Koala, occupati solo a mangiare e sonnecchiare. Nel pianeta della Pantere aveva conosciuto degli esseri affascinanti, ma infìdi e pericolosi. E poi era stata ancora nel pianeta dei Pellicani, sempre occupati a pescare ed a riempire la loro sacca.

Un’esperienza migliore l’aveva avuta nel pianeta dei piccoli Castori, sempre indaffarati a raccogliere legnetti per costruire delle dighe, ma sempre pronti ad accorrere se avevi bisogno d’aiuto.

Anche il pianeta dei Lupi era ben organizzato. Gli abitanti erano divisi in vari gruppi, dove c’erano i più piccoli, i lupetti “zampa tenera”, ed i più grandi, i lupi “anziani”; erano guidati dai “vecchi lupi”, che erano i più saggi e davano sempre buoni consigli a tutti. E, cosa insolita, nel pianeta dei Lupi c’era pure un vecchio orso saggio, con un nome strano: Balù.

Aveva anche visitato, una volta, il pianetino del Piccolo Principe, l’asteroide B612, e questa era stata forse la visita più piacevole, perché il principino le aveva fatto visitare il pianeta (per quel tanto che ci fosse da vedere, date le ridotte dimensioni), le aveva presentato la sua rosa che aveva fatto la sostenuta perché era gelosa, e lei lo aveva aiutato a strappare gli arbusti di baobab, che rischiavano sempre di invadere e soffocare il pianetino.

Ma il pianeta più affascinante, dove era andata più volte, era per lei il pianeta Mio, dove tutto era bello, sereno, accogliente, ordinato, perfetto, e dove lei si trovava perfettamente a suo agio.

Per fortuna questa Principessina sapeva disegnare benissimo, per cui non mi diede i problemi che il Piccolo Principe aveva creato all’aviatore quando gli chiedeva di disegnargli pecore, fiori ed altro. Anzi era lei stessa che mi illustrava con dei bellissimi disegni le cose che aveva visto viaggiando nei vari pianeti e pianetini. Un’altra sua passione era quella per la lettura. Leggeva tantissimo, e a volte se ne stava tutto il tempo a leggere, senza neanche parlare.

E adesso era qui, alla ricerca della stella di Arturo. Ma perché la cercava? E chi era Arturo? Questo lo scoprii a poco a poco, e dopo vari incontri. Un giorno mi disse: “Sai, il mio papà è molto buono ed affettuoso, e quando ero piccola mi leggeva sempre le avventure del Piccolo Principe.” E qualche giorno dopo: “Il mio papà ha visitato anche lui tutti i pianeti dove sono stata io, ma lo ha fatto molto prima di me. Ed infatti nei posti che ho visitato tutti si ricordano di lui. Un solo pianeta lui non ha mai visitato: il pianeta Mio.”

E finalmente: “Sai, il mio papà si chiama Arturo. Però un giorno è partito per un lungo viaggio ed io non l’ho più visto. La mia mamma mi ha detto che doveva andare in cielo, però lui è troppo buono e non può essersi fermato su un pianeta. Io sono convinta che si sia fermato su una stella, ed io quando guardo il cielo sono sicurissima che lassù, tra tutte le stelle che splendono, ci sia anche la sua, la Stella di Arturo.”

Adesso capivo tutto, adesso era tutto chiaro, adesso sapevo perché la Piccola Principessa stava cercando la Stella di Arturo e perché questa stella era tanto importante per lei!

Dopo avermi fatto questa confidenza, diventò più seria. “Sai – mi disse ad un certo punto – io penso che la Stella di Arturo si trovi ad un livello superiore delle stelle che vediamo. Ed allora anch’io vorrei fare dei viaggi più lunghi e uscire dalla nostra galassia, così avrò più possibilità di trovarla”. E, citando il Piccolo Principe, aggiunse: “L’essenziale è invisibile agli occhi. Perché non si vede bene che col cuore.”

Cara Piccola Principessa, la tua maturità e le tue riflessioni erano sicuramente più grandi di te ed io mi stupivo sempre nell’osservarti e nel sentirti parlare. Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a darti nessuna indicazione e nessun suggerimento su come e dove trovare la Stella di Arturo.

* * * * *

Un bel giorno, dopo tanto tempo in cui incontrarla era diventata una piacevole consuetudine, non la trovai più. Chissà, forse aveva fatto quel balzo in più per trovare la Stella di Arturo e forse l’aveva già trovata. Da allora non l’ho più rivista né incontrata nei miei luoghi mentali, ma io non perdo la speranza, e spero prima o poi di rivederla, con la sua gonna di velluto blu, la sua camicia azzurra con le maniche arrotolate fino ai gomiti, i suoi scarponcini marrone chiaro, i suoi calzettoni azzurri lunghi fino al ginocchio, il suo foulard giallo e azzurro tenuto stretto dal fermaglio di corteccia d’albero. E con i suoi occhi verde acqua e la sua montagna di capelli ricci di color biondo grano. Magari insieme con Arturo.

Nino De Maria